Search
Close this search box.

Subbuteo. Il calcio fantastico

Il trionfo italiano ai Campionati Europei di Subbuteo è notizia che si è fatta largo tra tante. Non è un caso. Il Subbuteo non è un gioco e basta. Il Subbuteo è calcio fantastico, il suo posto supera la cronaca e appartiene all'immaginario senza tempo.
Subbuteo

Dimenticate tutto. Dimenticate il fantacalcio che pur oggi spopola, soprattutto dimenticate ogni diavoleria di calcio virtuale che nel tempo vi ha magari intrattenuti davanti a una console, un computer o uno smartphone.
Dimenticate, perché qui siamo oltre, siamo nel regno del fantastico e il fantastico è ancestrale, è epica che si rinnova nel tempo trovando forme inaspettate.
Qui siamo nel mondo del Subbuteo.

La notizia si è fatta largo ovunque e anche questo la dice lunga

Campionati Europei degli ECSTFA Table Soccer, Gibilterra, lo scorso fine settimana. L’Italia c’è con la sua Nazionale, azzurra come tutte le altre, magari più note. Una Nazionale senza età che spazia dagli under 12 agli over 45, una Nazionale con un CT, Marco Lamberti, e i suoi giocatori. Pardon, campioni; da Gibilterra siamo tornati a casa con 9 ori conquistati su 12 categorie. Un successo, ma non basta.

La super finale

Categoria Open, contro abbiamo il Belgio. Azzurri contro Rossi. Un grande classico del cromatismo calcistico e non solo. Persino le esercitazioni militari, per chi le ha fatte, erano quasi sempre Azzurri contro Rossi. Ma torniamo al campo di Gibilterra, che non è un campo, ma un tavolo di panno verde dove non si gioca a carte, ma a Subbuteo.  
La partita è al cardiopalma, loro sono forti, ma non abbastanza. Vinciamo noi. Saverio Bari, Micael Caviglia, Matteo Ciccarelli, Filippo Cubeta e Claudio La Torre firmano il successo insieme a Luca Battista che firma il goal prodezza, un tiro perfetto che fissa il 3 a 2 e ci consegna l’oro.
Il video del goal, inutile dirlo, diventa virale.
Normale? Forse sì. Anzi, più che normale, talmente normale da essere fantastico.

 

Un tempo piccolo

Ora fate un piccolo passo indietro. Per chi c’era non sarà difficile, chi invece è nato tardi per godersi lo spettacolo può fare uno sforzo di fantasia.
Siamo agli inizi degli anni settanta. Omaggiando Franco Califano, per noi boomer un tempo piccolo.
A scuola con fiocco e grembiule, in piedi quando entra o esce l’unico maestro, televisione in bianco nero dalle cinque del pomeriggio in poi, Padre Brown, Sapere, merenda con un panino o una mela che fa bene, il pomeriggio i compiti con le enciclopedie da sfogliare, poi le partitelle per strada o al campetto, le prime radio libere – mica private, libere – con i programmi tutte dediche, dopo Carosello, la Freccia Nera, Rischiatutto e il triangolino bianco che annunciava l’inizio di un nuovo programma sull’altro dei due canali. Il telecomando, noi che ci alzavamo per spingere il pulsante.
Ecco, in questo mondo un po’ piccolo, irrompe lui, il Subbuteo.
Non cambia tutto, no, ma qualcosa cambia. Anzi cambia tanto.

Peter Adolph e William Keeling

Inglese, non poteva essere diversamente. Ad Albione, non sempre perfida, il primato del football bisogna riconoscerlo.
Peter Adolph vive in un paesino del Kent, non ha avuto un’adolescenza facile, perde il padre a 14 anni, studia come contabile, si diploma, va a lavorare, veste la divisa, ma ha la fortuna di vedere la guerra solo dai magazzini. In tutto ciò si appassiona di uccelli, è un ornitologo, li studia e inizia anche a fare piccoli commerci. Nella nostra storia è un dettaglio che avrà un significato.
Quando il mondo riprende a respirare Peter Adolph ha un’idea. Sua, tutta sua o forse gli viene in mente adocchiando il gioco inventato nel 1929 da William Keeling, un giocattolaio di Liverpool. Si chiama Newfooty e certo non si può dire che appartenga a un altro pianeta rispetto al Subbuteo.
I due saranno in concorrenza per diversi anni, ma la partita finirà come sappiamo.

Subbuteo

Il fantastico Subbuteo

La partita finisce con il Subbuteo che non è mai finito.
Nel 1946 Peter Adolph inizia a fare pubblicità su riviste per ragazzi di un gioco che non esiste. Nessuno ovviamente può immaginarlo, ma quel gioco che promette di replicare il grande calcio incuriosisce e a casa di Peter iniziano ad arrivare ordini prepagati. Peter ha bisogno di un nome originale per registrare il gioco. Il suo sapere ornitologico lo aiuta. Il nome scientifico del falco lodaiolo è hobby subbuteo. Il gioco è fatto, il nome è registrato, La storia inizia spesso in punta di piedi.
Il Subbuteo spopola. Bill Shankly, indimenticabile allenatore del Liverpool, ne diventa il testimonial. Il football ha trovato un campo in più.
In Italia ci metterà un po’, ma arriverà all’alba dei ’70 per l’intuizione di Edilio Parodi, che ne sarà il distributore per alcuni decenni. Nel ’74 il primo campionato italiano, nel ’78 il primo campionato Guerin Subbuteo, in collaborazione appunto con il Guerin Sportivo.

Ritorno al futuro

Per noi, negli anni settanta, il Subbuteo è stato emozione, socialità, amicizia, agonismo, tifo, a volte persino sudore e qualche sgridata guadagnata quando si rientrava mezz’ora dopo il consentito se andavi a giocare a casa di un amichetto. D’altronde non s’è mai visto un giocatore che lasci il campo prima della fine per paura di fare tardi a casa. Meno che mai un giocatore di 11, 12 o 13 anni che sul quel tavolo un po’ arrangiato si giocava sempre partita della vita, reputazione e persino qualche primo fidanzamento con le sorelle più piccole degli amici.
I tempi fuggono, è vero, ma il Subbuteo no.
Passato uno sbandamento a fine ’90 quando il luccichio dell’elettronica ha accecato molti, il Subbuteo è tornato a guadagnarsi il posto che gli spetta:articoli sui giornali, servizi in televisione e video sui social proprio come nel caso del recente trionfo italiano.
Il posto che spetta al Subbuteo è però altrove: il posto del Subbuteo è nell’immaginario senza tempo.

Marco Panella, (Roma 1963) giornalista, direttore editoriale di Sportmemory, curatore di mostre e festival culturali, esperto di heritage communication. Ha pubblicato "Il Cibo Immaginario. Pubblicità e immagini dell'Italia a tavola"(Artix 2015), "Pranzo di famiglia. Una storia italiana" (Artix 2016), "Fantascienza. 1950-1970 L'iconografia degli anni d'oro" (Artix 2016) il thriller nero "Tutto in una notte" (Robin 2019) e la raccolta di racconti "Di sport e di storie" (Sportmemory Edizioni 2021)

ARTICOLI CORRELATI

Gianni Minà

Gianni Minà ci credeva

84 anni. Una vita trascorsa a fare giornalismo. Non è stato l’unico, ma è stato tra i pochi capace di raccontare persone e non solo fatti e notizie. Nelle sue interviste, a lui non uscivano solo parole, ma brillavano gli occhi. Accade solo ai migliori. Gianni Minà credeva a tutto quello che ha detto, scritto e fatto. È stata una fortuna, per lui e per noi.

Leggi tutto »
Jacques Anquetille

Jacques Anquetil. Vita scandalosa di un campione

Un campione, ma non uno qualunque. In 15 anni di professionismo, Anquetil si aggiudica 205 vittorie, cinque volte vince il Tour, due il Giro e una la Vuelta. Non uno qualunque, anche perché una vita scandalosa come la sua non è proprio da tutti.

Leggi tutto »
Megan Rapinoe

Megan Rapinoe. Quando il calcio sa usare la voce

Tra le atlete di maggior talento del calcio femminile a stelle e strisce, per Megan Rapinoe è arrivato il momento di togliere gli scarpini. 127 goal in carriera, ma soprattutto un impegno da protagonista contro le discriminazioni. Una voce che continuerà ad alzare a vantaggio di tutti.

Leggi tutto »
Achille Lauro

Achille Lauro. Estetica di un Comandante

1956. Stadio del Vomero. Alla prima di campionato il Napoli incontra l’Atalanta. Achille Lauro, ‘O Comandante, è lì. In prima fila, anzi, oltre la prima fila. È in campo. La fotografia ci restituisce una storia, ma soprattutto ci restituisce il ritratto di un mondo scomparso

Leggi tutto »
Monza '73. Pasolini e Saarinen

Monza ’73. I giorni dell’Inferno

Cinque uomini, cinque storie. Renzo Pasolini e Jarno Saarinen il 20 maggio, Carlo Chionio, Renzo Colombini e Renato Galtrucco l’8 luglio. Sono i giorni dell’Inferno di Monza ’73, il pegno più alto pagato dal motoclismo per far capire che la vita dei piloti non poteva più essere considerata un optional.

Leggi tutto »



La nostra newsletter
Chiudi