Chi ama il calcio non tiene a mente numeri e date di freddi successi sportivi, ma ricorrenze che hanno un’anima. O un Divin Codino. Ecco perché il 16 maggio del 2004, l’Italia intera non lo ricorda come il giorno in cui il Milan, fresco di scudetto numero 17, sotto la guida di Carlo Ancelotti, sigla un 4 a 2 contro il Brescia, ma come l’ultima partita di Roberto Baggio. Gli applausi sono per lui, a San Siro, al di là delle maglie, in campo e sugli spalti.
Immagini di un addio
L’anima di quella giornata è ferma al 39° minuto del secondo tempo, quando De Biasi lo sostituisce. Era noto a tutti che quegli scarpini stavano percorrendo una strada senza ritorno fuori dal rettangolo verde. E nessuno avrebbe ricordato altro: l’abbraccio con Paolo Maldini, ex compagno di squadra e di nazionale e quel saluto con le braccia al cielo e il sorriso umile di chi, levandosi la fascia, si siede trasformando naturalmente la panchina in un trono.
I numeri del numero 10
Giocatore geniale e leader silenzioso, Roberto Baggio ha fornito 155 assist e segnato 277 gol, dai quali non possono essere scardinati compagni di attacco come Borgonovo, Casiraghi, Schillaci, Vialli, Ravanelli, Weah, Andersson, Vieri, Ronaldo, Hubner, Signori e Toni. Spicca, però, quell’impresa da cardiopalma al San Paolo con la maglia della Fiorentina contro il Napoli quando la palla, da metà campo, sembra una sua estensione mentre scarta da solo mezza squadra – portiere compreso – andando a segno sotto gli occhi a dejavu di Maradona. Dall’esordio con il Vicenza al gioco finale con il Brescia, passando per Fiorentina, Juventus, Milan, Bologna e Inter, il numero 10 in tutto disputa 604 partite. Venti anni di carriera che culminano con un Pallone d’Oro in bianconero nel ’93 e 27 reti in Nazionale fino a un argento e un bronzo mondiale.
Eterna nostalgia per Roberto Baggio
“Da quando Baggio non gioca più, non è più domenica”, cantava Cesare Cremonini nel 2005 senza mai dimenticare, in veste di tifoso del Bologna, che Roberto Baggio fu per la sua squadra un vero e proprio raggio di sole. Le note di questa canzone riavvolgono istintivamente il nastro della memoria della città di Firenze fino a quella protesta del ‘90 che sconvolse le strade arrivando perfino a Coverciano, quando Baggio fu ceduto dalla Fiorentina alla Juve, a malincuore per lui e per i tifosi.
Ammirazione e nostalgia
L’applauso corale di San Siro, quel 16 maggio del 2004, ha conferito all’addio la paternità di una nostalgia inesauribile e di un’ammirazione eterna. Oggi, a 19 anni da quel saluto, circondati da nuovi campioni da ammirare, possiamo testimoniare che ogni campione è come il suo codice fiscale: unico nel suo genere. Per questo, circondati da numeri 10, dichiariamo con certezza che non ci sarà mai più un altro “Raffaello” del calcio.