Questa è una questione personale. Una questione personale di quattro amici che non hanno accettato un “no” come risposta. Forse non iniziano così le grandi storie?
“Brescia non è stata scelta per il Gran Premio d’Italia” dice il conte Aymo Maggio ai suoi amici Franco Mazzotti, Renzo Castagneto e Giovanni Canestrini. Il sogno sembra infrangersi, disillusione e sconcerto sembrano trovare porte aperte, ma invece no.
Il futuro per quelli che saranno conosciuti come i quattro moschettieri della Mille Miglia è aperto a qualsiasi possibilità.
I quattro non ci pensano sopra più di tanto: se il Gran Premio non viene da noi, perché non ne organizziamo uno tutto nostro, nuovo, luccicante e rombante?
La gara
È così che l’idea della Mille Miglia, gara di velocità di circa 1.600 chilometri, prende forma. Il nome è suggerito da Franco Mazzotti, tornato da poco dall’America e che in quella unità di misura ci trova qualcosa di esotico, ma anche di incredibilmente futurista.
Il percorso è messo giù: un circuito “a otto” con partenza e arrivo a Brescia, con solo una breve tappa intermedia a Roma. Nelle edizioni successive i cambiamenti sul tracciato saranno tanti, anche per permettere di far passare la gara da altre città, ma si cercherà comunque di mantenere una lunghezza complessiva fra i 1.512 chilometri del 1953 e i 1.830 del 1948.
26 marzo 1927
Con 77 equipaggi di cui due stranieri, il 26 marzo 1927 parte la prima corsa ed inizia la storia.
Ferdinando Minoia e Giuseppe Morandi al volante di una OM Superba 665 tagliano il traguardo dopo 21 ore, 4 minuti e 48 secondi.
La foto di copertina proviene dall’Archivio Fotografico della Fondazione Negri ritrae Minoia e Morandi all’arrivo ed ha una potenza iconografica fulminante. Solo a guardare volti, abiti, acconciature, cappelli e occhialoni il viaggio nel tempo è assicurato
Su una macchina che è un gioiello di meccanica e potenza bresciana, loro sono i primi ad aggiudicarsi una coppa che, negli anni, vedrà competere i più forti, i più coraggiosi e forse anche i più matti piloti automobilistici.
A Brescia sono giornate di festa, gli striscioni la decorano come gioielli esibiti sul collo su di un’elegante signora mentre il pubblico partecipa con passione, urla, ride, applaude, impreca così tanto e così forte che le mura della Leonessa d’Italia non riescono a contenere le grida le grida degli astanti riescono a sentirsi fin fuori dalle mura. La Mille Miglia è moderna anche in questo; un modo nuovo di concepire una gara automobilistica che ha il sapore quasi di un incontro fra amici, un desiderio di divertirsi e godersi il paesaggio nel frattempo.
È così che quella che doveva essere una singola gara assume spirito e tempra nuovi.
L’anno successivo si corre di nuovo. E di nuovo e poi di nuovo. A mangiare polvere saranno piloti come Tazio Nuvolari, Alberto Ascari, Manuel Fangio, Stirling Moss. A sputare fuoco macchine come Ferrari, Alfa Romeo, Maserati, Lancia, Cisitalia, Mercedes, Stanguellini.
La fine
Il sogno prosegue, la guerra lo sospende, incidenti gravi lo fermano, prima nel 1938 e poi nel 1957.
Il 12 maggio 1957 il sogno diventa dramma. Lo spagnolo Alfonso De Portago corre su Ferrari 335S esce di strada a Guidizzolo nei pressi di Mantova; lui e il suo navigatore Edmund Nelson non hanno scampo, ma con loro muoiono anche undici spettatori. L’incidente scuote profondamente l’opinione pubblica al punto tale da spingere le autorità a far chiudere definitivamente la gara.
Ha ragione J.R.R Tolkien, però: le radici profonde non gelano.
La Mille Miglia è una corsa, ma è anche radici. Nostre. Di popolo, motori e meccanica.
Tutto ricomincia
Per molti anni la gara sopisce, rimane un ricordo, ma è brace sotto la cenere. Testimonianze, foto, articoli e libri si susseguono.
Il 1977 non è solo l’anno della seconda contestazione studentesca, ma anche l’anno in cui la Mille Miglia rinasce come corsa di regolarità riservata ad auto storiche che avessero partecipato almeno una volta ad una delle ventiquattro edizioni tenutesi fra il 1927 e il 1957.
La Signora si veste a nuovo
Nonostante il cambio d’abito, la Mille Miglia conserva fascino e suggestione e ogni anno rinnova quella promessa di stupire anche chi di auto non è un esperto.
Ogni anno la Mille Miglia rinnova una grande storia e il rombo dei suoi motori non è solo l’accompagnamento di una gara, ma la colonna sonora di anime che corrono dentro una leggenda.
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