23 aprile 2023. Juventus e Napoli sono ancora 0-0. È da poco partito il recupero, quando, con una intuizione delle sue, Piotr Zieliński affida a Elmas il pallone dell’assist per il tiro al volo vincente di Jack Raspadori. Poi, in maniera plateale, si lascia cadere a terra con le braccia e le gambe aperte, in quell’atteggiamento che a Napoli si dice “a quatte ‘e bastune”. Inutile spiegare il riferimento al quattro di bastoni nelle carte da gioco. Ma non è stanco, Piotr, poiché è entrato da poco in campo. Ha solo bisogno di isolarsi da tutto e tutti per godersi il momento. È l’attimo perfetto, quello in cui capisci che i tuoi sogni sono diventati realtà, che i tuoi sacrifici vengono ripagati con gli interessi, che la vita può essere meravigliosa, anche sotto il cielo plumbeo e capriccioso di Torino. Per il suo Napoli si aprono le porte di uno scudetto storico, conquistato con una cavalcata straordinaria. Per il centrocampista polacco è sicuramente l’apice della carriera, qualcosa da raccontare in futuro ai nipotini davanti al camino scoppiettante della villa di Ząbkowice Śląskie, nel sud-ovest della Polonia. Ma il destino ha in serbo altre sorprese per il bravo giocatore con il numero 20 sulle spalle. Solo che lui ancora non lo sa.
Una estate “torrida”
L’ultima sessione estiva di calciomercato verrà ricordata sicuramente come quella in cui i petrodollari arabi hanno dimostrato a tutti che perfino campionati mediocri, o anche meno che mediocri, possono attirare le stelle del firmamento calcistico. Ma al ricco contratto da 9 milioni a stagione messo sul tavolo dall’Al Ahli, Piotr ha risposto un laconico “No, grazie”. Ha preferito restare a Napoli in scadenza di contratto, disponibile a ridursi lo stipendio da 4,5 milioni netti a 3, pur di indossare ancora la casacca azzurra e godersi il meraviglioso panorama geografico e umano di una Napoli che lo ama. Avrebbe potuto fare la vita da nababbo, Piotr, mettere fine a tutte le preoccupazioni economiche della famiglia da qui al XXIII secolo. Ma, nel suo sistema di valori, la priorità va al benessere e alla felicità della famiglia. Un esempio per tutti.
Un potenziale crack mai esploso davvero
Come l’ultimo dei giovani della Primavera, Piotr Zieliński si è rimboccato le maniche e sta disputando un inizio di stagione al di sopra della sua media (caratterizzata spesso da alti e bassi clamorosi), che gli è valso addirittura la fascia di capitano con la sua Nazionale. Szczesny, portiere della Juve e della Polonia, dice di lui:
“Con o senza fascia, ha qualità calcistiche e personalità per essere un leader in campo. Non è un ragazzo loquace che urla e picchia le persone nello spogliatoio. Dà questo esempio in campo. È un ottimo giocatore. La fascia può aiutarlo a fare ancora un passo avanti.”
Perché Piotr, per inseguire il suo sogno di diventare un calciatore professionista, è venuto in Italia, all’Udinese, quando aveva solo 17 anni, restandoci due anni. Poi, un altro biennio in prestito all’Empoli e, infine, la grande chance con il Napoli, che lo acquista nel 2016 per quindici milioni di euro più il prestito di Zúñiga, girato poi dai Pozzo in Inghilterra, al Watford. In mezzo, convocazioni e presenze con tutte le formazioni giovanili del suo Paese, fino a collezionare oltre 80 presenze con la Nazionale maggiore polacca.
Mezz’ala sinistra in un centrocampo a 3, talvolta schierato anche come trequartista e come centrale davanti alla difesa, Piotr Zieliński ha sempre dimostrato di avere grandi doti atletiche, piedi fatati, un notevole tiro dalla distanza, buona capacità di protezione della palla e visione di gioco. Tuttavia, nonostante le 260 gare disputate con il Napoli, condite con 36 gol e una caterva di assist, nei peggiori bar della Sanità si continua a discutere sul fatto che Zieliński è un diamante grezzo, un crack che non è mai esploso perché non è mai riuscito ad approdare allo step successivo, quello della continuità.
Il cuore di Piotr
Fin qui il profilo pubblico del giocatore. Ma forse non tutti sanno che l’uomo Zieliński è di caratura addirittura superiore.
Qualche tempo fa, infatti, in un lungo e accurato reportage, il quotidiano britannico “The Guardian” ha messo in luce le qualità morali del centrocampista del Napoli e della sua famiglia. Fin da quando Piotr era piccolo, i suoi genitori hanno preso in affidamento bambini provenienti da contesti difficili. Come racconta papà Boguslaw, il piccolo Piotr sulle prime ebbe qualche problema ad accettare la scelta meritoria dei suoi genitori:“Aveva otto anni ed era semplicemente geloso del fatto che uno ‘straniero’ vivesse nella sua stanza. Attaccò note di carta sui mobili: ‘il mio guardaroba’, ‘la mia scrivania’. […] Fin da piccolo era un ragazzo sensibile. Avevamo paura che non sarebbe stato in grado di gestire tutto in futuro, che la sua sensibilità avrebbe avuto un effetto negativo sulla sua carriera.”
Il giovane, tuttavia, si avvicinò gradualmente ai suoi “fratelli temporanei” e iniziò ad aprirsi. Giocava a calcio insieme a loro nel cortile di casa, e comprese infine il senso del lavoro dei genitori, l’importanza della loro casa-famiglia.
I ragazzi di Piotr
Diventato finalmente un calciatore affermato, con i soldi guadagnati Piotr ha comprato due case nella sua Ząbkowice, ristrutturandole e trasformandole in orfanotrofi con la supervisione dell’Associazione Peter Pan (il riferimento al nome di battesimo del calciatore è voluto!). Ogni volta che torna in Polonia, il centrocampista va a trovare i “suoi” ragazzi, gli porta doni (soprattutto apparecchiature elettroniche) e gioca con loro per tutto il tempo che può. Il tutto, come è nell’indole dell’uomo Piotr, sempre in silenzio, lontano dall’attenzione dei media, come dovrebbe essere ogni volta che gli slanci umanitari sono sinceri e non fatti per cercare visibilità e approvazione.
La cittadinanza italiana
Un grande uomo il polacco che, da poco, ha ricevuto anche la cittadinanza italiana. Infatti, il 6 ottobre 2023, presso la Prefettura di Napoli gli è stato conferito il riconoscimento, perché Piotr Zielinski risiede ormai da più di 10 anni stabilmente nel nostro Paese ed è in possesso di tutti gli altri requisiti necessari. Insomma, prima si è cucito il tricolore sul petto, e poi lo ha incollato anche sul passaporto!