Una piccola grande storia del Vespucci e dei suoi uomini.
Crociera estiva 1968, tappa a Londra. Il comandante Foschini è un uomo di mare e di vela, sa quello che vuole, lo sanno i suoi uomini e lo sa anche il Vespucci che oltre a essere veliero è anche anima.
Gli inglesi possono solo guardare. Loro sono Albione, ma noi non siamo secondi a nessuno, meno che mai sul Vespucci.
Guardano gli inglesi, si assiepano su rive, argini e ovunque sia possibile.
Sotto i loro occhi accade l’indicibile: il Vespucci risale il Tamigi a vela.
Per commentare c’è solo lo stupore. Oppure la cronaca minuta scritta da Claudio Ressman pubblicata sul Notiziario n.85/2019 del Centro Studi Tradizioni Nautiche della Lega Navale Italiana e che noi volentieri riproponiamo.
——————
Nell’agosto del 1968 i londinesi assistettero ad uno spettacolo che non si era mai verificato e che non si sarebbe più replicato: un veliero di oltre 3.000 tonnellate di stazza aveva risalito a vela il serpeggiante corso del Tamigi da Southend-on-Sea, fino ai West India Docks dove ormeggiavano un tempo i clipper le cui dimensioni però erano circa la metà di quelle di questo tre alberi del XX secolo. (Sulla fiancata, a prua, qualcuno legge un nome strano. Vespucci c’è scritto. NdR)
L’impresa
L’incredibile impresa marinaresca è della nave scuola Amerigo Vespucci. Al comando c’è il capitano di vascello Ugo Foschini, un velista già noto in campo internazionale che, tra l’altro, quattro anni prima a bordo dello yacht Corsaro II dello Sport Velico della Marina Militare, aveva vinto la Regata Lisbona – Bermuda, tagliando il traguardo addirittura un giorno prima del secondo classificato (Tawau). Per l’esattezza i tempi corretti finali furono, rispettivamente: (20.20.12) e (21.15.59)
La crociera del Vespucci continua
Il Vespucci proveniva da Goteborg. Dopo alcuni giorni di sosta, avrebbe messo in vela nuovamente per Southend-on-Sea per poi dirigere alla volta di Casablanca, altra sosta della campagna addestrativa del 1968 per gli allievi della prima classe dell’Accademia Navale.
…ma questo lo raccontiamo un’altra volta.