Cercare Kílian Jornet in rete significa venire assaliti dai record battuti nel tempo dal ragazzo che, a solo 25 anni, aveva già spuntato quasi tutte le gare da vincere sulla sua lista.
Kílian però è molto più di una serie di date e tempi.
Per rendercene conto dobbiamo fare un passo indietro.
Nato nel 1987 a Sabadell (in provincia di Barcellona), cresciuto al rifugio Cap del Rec nella Cerdanya Catalana, di cui il padre è custode, Kílian ha un’infanzia diversa dai suoi coetanei. Trascorre la maggior parte del suo tempo correndo tra i boschi, inseguendo il vento ed esplorando. È curioso, vuole capire il senso di quello che lo circonda e questo suo desiderio di sapere non lo abbandonerà mai.
Un desiderio che diventerà la sfida della sua vita.
Un amore a prima vista
Per molto tempo Kílian è solo il figlio del custode e della formatrice del centro per lo sci alpino. Sono loro che lo introducono alla Montagna, al suo fascino e ai suoi segreti. Salgono in quota insieme, da subito, ed è così che la Montagna diventa amica del piccolo Kílian.
Certo è che tra i due nasce un amore a prima vista. A tre anni Kílian è con i genitori sul Picco di Mulleres, un tremila, a cinque replica con il Del Mar e l’Aneto, a sei è sul suo proo quattromila, il Breithorn (4.165 m), a dieci fa sua la traversata dei Pirenei.
A 13 anni è una promessa dello sci alpino; inizia a competere in gare agonistiche di sci alpino, entra nel CTEMT (Centro de Tecnifnicatiòn de esquì de montana). A 17 anni è campione del Mondo di Vertical Race, disciplina che dire estrema è poco.
Insomma, per Kílian Jornet il limite non è un ostacolo, ma solo una soglia da passare.
Summits of my life
La grande sfida parte nel 2012. Kílian ha 25 anni quando lancia il progetto Summits of my life, ovvero battere i record di ascesa su Monte Bianco, Cervino, Monte Elbrus, Aconcagua, Denali, Everest. Mai nessuno aveva non solo osato, ma pensato tanto.
L’avventura del Monte Bianco inizia così.
Il senso della vita
Quello che colpisce di Kílian Jornet non sono però solo le sue abilità sportive, ma soprattutto il suo approccio alla vita e alle prove che affronta e di come siano proprio queste a restituire alla vita senso e pienezza.
Di questo ci racconta uno dei tre docufilm che parlano di lui, A Fine Line disponibile su Netflix, dedicato a una delle avventure più impegnative di Kílian : l’ascesa del Monte Bianco.
A Fine Line non solo ci regala immagini di un’impresa sportiva e di una natura incontaminata, ma ci accompagna dentro una storia di vita e di passione. Nel documentario raccontano di lui i genitori, gli amici, i compagni di avventura e tutti convengono su una cosa precisa: in tutto quello che fa Kílian è straordinariamente determinato.
Da subito lo spettatore entra nel rifugio dove l’atleta è cresciuto, lo vede mentre si allena correndo nei boschi e scendendo dalle cime che lo sovrastano. Per non farsi mancare nulla, infatti, Kílian Jornet è anche un trail runner e in questa veste fa cose memorabili come abbattere, nel 2009, il record della GR20 e quello della Tahoe Rim Trail.
Verso il Bianco
La Montagna, però, è anima di Kílian Jornet.
Il suo è un alpinismo minimalista, romantico, avventuroso. La sua scelta è cercare di portarsi meno attrezzatura possibile e di trovare tutto il necessario nell’ambiente dove si trova. Per prepararsi alla salita del Bianco, Kílian decide di trascorrere alcuni giorni immerso nella natura, con poca se non nessun tipo di attrezzatura. Il ragazzo mangia quello che trova, beve acqua dei ruscelli, si stende sulla neve fresca e gelida, per poi dormire sotto le stelle.
Molti, preoccupati per le condizioni avverse in cui si sarebbe trovato, cercano di dissuaderlo, ma non c’è nulla da fare. Kílian , lo abbiamo detto prima, è un ragazzo determinato e ormai aveva fatto la sua scelta. Lui, su quella montagna, sarebbe salito. E lo avrebbe fatto a modo suo.
Ormai è Kílian l’avventuriero.
Stéphane Brosse
Sul Monte Bianco Kílian non è da solo. Con lui c’è anche il suo eroe d’infanzia Stéphane Brosse, tre volte campione del mondo di sci alpino.
I due, combinando la scalata e lo sci alpino, avrebbero percorso il tragitto da Contamines Montjoie a Champex.
Stéphane sarà con Kílian fin quando gli sarà concesso.
Sulla cima dell’Aiguille d’Argentiere, Stephane incontra il suo destino: una cornice cede sotto i suoi piedi e lo fa precipitare per 600 metri.
Kílian trova la forza di reagire alla tragedia, completa l’impresa, affronterà le altre cime e tornerà ancora sul Bianco, in solitaria, sulla via Innominata, da Courmayeur a Chamonix. C’è da pensare che Stéphane Brosse, diventato anche lui Montagna, gli sia stato vicino anche in quell’occasione.
L’avventura sul Bianco ha lasciato ovviamente il segno.
Un segno profondo come i 600 metri che si sono portati via Stéphane Brosse.
Al suo amico e maestro Kílian non ha mai smesso di pensare e ancora oggi si impegna a tenere vivo il ricordo suo e di quello che gli ha insegnato: vivere la montagna con pienezza, amore e rispetto.
La vita come sfida
A Fine Line ci restituisce il ritratto di un ragazzo che cerca di trovare il suo posto nel mondo, sospeso su quella linea sottile che scandisce il ritmo della vita. La sua, ma anche la nostra.
Un ragazzo che appartiene alle sue sfide e che non ne lascia nessuna incompiuta. Neanche quella della normalità.
Kílian Jornet ora abita in Norvegia con Emilie Forsberg, sua compagna e anche lei super atleta campionessa mondiale di skyrunning. Maj, la figlia che hanno avuto, avrà l’imbarazzo della scelta per gli esempi da seguire.
Kílian Jornet forse ha rallentato la ricerca di sé stesso, forse ha trovato chi cercava.
Oppure sta solo pensando alla sua prossima sfida.