Kílian Jornet. La vita come sfida

Ultra atleta, ultra alpinista, ultra runner. Ogni definizione sfugge alla complessità di Kílian Jornet che della sfida all'impossibile ha fatto il senso della vita. A Fine Line, un documentario del 2012, è il primo di una trilogia originata dal progetto Summits of my life. Immagini di grande emozione, ma soprattutto una vita di passione senza limiti
Kílian Jornet

Cercare Kílian Jornet in rete significa venire assaliti dai record battuti nel tempo dal ragazzo che, a solo 25 anni, aveva già spuntato quasi tutte le gare da vincere sulla sua lista.
Kílian però è molto più di una serie di date e tempi.
Per rendercene conto dobbiamo fare un passo indietro.
Nato nel 1987 a Sabadell (in provincia di Barcellona), cresciuto al rifugio Cap del Rec nella Cerdanya Catalana, di cui il padre è custode, Kílian ha un’infanzia diversa dai suoi coetanei. Trascorre la maggior parte del suo tempo correndo tra i boschi, inseguendo il vento ed esplorando. È curioso, vuole capire il senso di quello che lo circonda e questo suo desiderio di sapere non lo abbandonerà mai.
Un desiderio che diventerà la sfida della sua vita.

Un amore a prima vista

Per molto tempo Kílian è solo il figlio del custode e della formatrice del centro per lo sci alpino. Sono loro che lo introducono alla Montagna, al suo fascino e ai suoi segreti. Salgono in quota insieme, da subito, ed è così che la Montagna diventa amica del piccolo Kílian.   
Certo è che tra i due nasce un amore a prima vista. A tre anni Kílian è con i genitori sul Picco di Mulleres, un tremila, a cinque replica con il Del Mar e l’Aneto, a sei è sul suo proo quattromila, il Breithorn (4.165 m), a dieci fa sua la traversata dei Pirenei.
A 13 anni è una promessa dello sci alpino; inizia a competere in gare agonistiche di sci alpino, entra nel CTEMT (Centro de Tecnifnicatiòn de esquì de montana). A 17 anni è campione del Mondo di Vertical Race, disciplina che dire estrema è poco.
Insomma, per Kílian Jornet il limite non è un ostacolo, ma solo una soglia da passare.

Summits of my life

La grande sfida parte nel 2012. Kílian ha 25 anni quando lancia il progetto Summits of my life, ovvero battere i record di ascesa su Monte Bianco, Cervino, Monte Elbrus, Aconcagua, Denali, Everest. Mai nessuno aveva non solo osato, ma pensato tanto.
L’avventura del Monte Bianco inizia così.

A FIne Line

 

Il senso della vita

Quello che colpisce di Kílian Jornet non sono però solo le sue abilità sportive, ma soprattutto il suo approccio alla vita e alle prove che affronta e di come siano proprio queste a restituire alla vita senso e pienezza.
Di questo ci racconta uno dei tre docufilm che parlano di lui, A Fine Line disponibile su Netflix, dedicato a una delle avventure più impegnative di Kílian : l’ascesa del Monte Bianco.
A Fine Line non solo ci regala immagini di un’impresa sportiva e di una natura incontaminata, ma ci accompagna dentro una storia di vita e di passione. Nel documentario raccontano di lui i genitori, gli amici, i compagni di avventura e tutti convengono su una cosa precisa: in tutto quello che fa Kílian è straordinariamente determinato.
Da subito lo spettatore entra nel rifugio dove l’atleta è cresciuto, lo vede mentre si allena correndo nei boschi e scendendo dalle cime che lo sovrastano. Per non farsi mancare nulla, infatti, Kílian Jornet è anche un trail runner e in questa veste fa cose memorabili come abbattere, nel 2009, il record della GR20 e quello della Tahoe Rim Trail.

Kílian Jornet

Verso il Bianco

La Montagna, però, è anima di Kílian Jornet.  
Il suo è un alpinismo minimalista, romantico, avventuroso. La sua scelta è cercare di portarsi meno attrezzatura possibile e di trovare tutto il necessario nell’ambiente dove si trova. Per prepararsi alla salita del Bianco, Kílian decide di trascorrere alcuni giorni immerso nella natura, con poca se non nessun tipo di attrezzatura. Il ragazzo mangia quello che trova, beve acqua dei ruscelli, si stende sulla neve fresca e gelida, per poi dormire sotto le stelle.
Molti, preoccupati per le condizioni avverse in cui si sarebbe trovato, cercano di dissuaderlo, ma non c’è nulla da fare. Kílian , lo abbiamo detto prima, è un ragazzo determinato e ormai aveva fatto la sua scelta. Lui, su quella montagna, sarebbe salito. E lo avrebbe fatto a modo suo.
Ormai è Kílian l’avventuriero.

Kílian Jornet

Stéphane Brosse

Sul Monte Bianco Kílian non è da solo. Con lui c’è anche il suo eroe d’infanzia Stéphane Brosse, tre volte campione del mondo di sci alpino.
I due, combinando la scalata e lo sci alpino, avrebbero percorso il tragitto da Contamines Montjoie a Champex.
Stéphane sarà con Kílian fin quando gli sarà concesso.
Sulla cima dell’Aiguille d’Argentiere, Stephane incontra il suo destino: una cornice cede sotto i suoi piedi e lo fa precipitare per 600 metri.
Kílian trova la forza di reagire alla tragedia, completa l’impresa, affronterà le altre cime e tornerà ancora sul Bianco, in solitaria, sulla via Innominata, da Courmayeur a Chamonix. C’è da pensare che Stéphane Brosse, diventato anche lui Montagna, gli sia stato vicino anche in quell’occasione.
L’avventura sul Bianco ha lasciato ovviamente il segno.
Un segno profondo come i 600 metri che si sono portati via Stéphane Brosse.
Al suo amico e maestro Kílian non ha mai smesso di pensare e ancora oggi si impegna a tenere vivo il ricordo suo e di quello che gli ha insegnato: vivere la montagna con pienezza, amore e rispetto.

Kílian Jornet

La vita come sfida

A Fine Line ci restituisce il ritratto di un ragazzo che cerca di trovare il suo posto nel mondo, sospeso su quella linea sottile che scandisce il ritmo della vita. La sua, ma anche la nostra.  
Un ragazzo che appartiene alle sue sfide e che non ne lascia nessuna incompiuta. Neanche quella della normalità.
Kílian Jornet ora abita in Norvegia con Emilie Forsberg, sua compagna e anche lei super atleta campionessa mondiale di skyrunning. Maj, la figlia che hanno avuto, avrà l’imbarazzo della scelta per gli esempi da seguire.
Kílian Jornet forse ha rallentato la ricerca di sé stesso, forse ha trovato chi cercava.
Oppure sta solo pensando alla sua prossima sfida.

 

Rachele Colasante nata a Roma nel 1999, da sempre incuriosita dalle storie, studia Lettere a RomaTre cercando di scrivere la sua al meglio. Ancora non sa dove la condurrà il suo percorso, ma per ora si gode il paesaggio.

ARTICOLI CORRELATI

Giovanni Leone Reggio

Giovanni Leone Reggio. L’oro di Kiel

Giovanni Leone Reggio è entrato a vele spiegate nella storia dello yachting italiano grazie alla superba vittoria ottenuta alle Olimpiadi del 1936 che regala alla vela italiana il primo oro olimpico. Lo ricordiamo con un’intervista che Emilio Isnaldi, appassionato scrittore di vela, ha pubblicato nel 1941 su “Motonautica, Vela e Motore”, recuperata grazie all’archivio del centro Studi Tradizioni Nautiche della Lega Navale Italiana

Leggi tutto »
Abebe Bikila

Abebe Bikila. Il maratoneta scalzo

Tutti lo ricordano come il vincitore scalzo della maratona dell’Olimpiade di Roma 1960. Ma Abebe Bikila non era solo un atleta straordinario, iconico e inarrivabile. La sua vita, spentasi a solo 41 anni, sembra uscita dalla fervida fantasia di uno sceneggiatore di Hollywood.

Leggi tutto »
Gastone Nencini

Gastone Nencini e il treno galeotto

Una piccola storia, un aneddoto che fotografa il tempo. È il 1960 quando Gastone Nencini vince il Tour de France, un trionfo per il ciclista intrepido delle discese. Il rientro in Italia è in treno ed un trionfo è quello che lo attende alla stazione di Firenze. A Bologna qualcuno sale sul treno e lo raggiunge. Qualcuno che, in un’Italia ancora ferma su sé stessa, a Firenze si dovrà nascondere

Leggi tutto »
Faruk Hadžibegić

Faruk Hadžibegić. Quel rigore tra calcio e guerra

Un calcio di rigore cambia un destino. Di un giocatore, di una partita, di un campionato. A volte anche di una terra. Faruk Hadžibegić non poteva sapere che tornando a casa dopo l’eliminazione della Jugoslavia da Italia ’90, il mondo, il suo mondo, sarebbe andato a soqquadro e il destino, il suo destino, sarebbe stato a lungo girovago.

Leggi tutto »
Holly e Benji

Holly e Benji. Due fuoriclasse

Il cartone animato sul calcio che a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 ha conquistato milioni di giovani telespettatori, tra i quali parecchi calciatori professionisti, presenta alcune interessanti curiosità. Scopriamole insieme in questo articolo.

Leggi tutto »
DDR

DDR. L’inno oltre il Muro

Boomers di tutto il mondo unitevi! Hey Jude, don’t make it bad cantano i quattro di Liverpool, ma è nella piscina olimpica Francisco Marquez di Città del Messico dove risuona la musica più iconica di questo momento di ebollizione sociale e culturale. Sarà la colonna sonora per un ventennio. 

Leggi tutto »



La nostra newsletter
Chiudi