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Biking Borders. Storia di bici, cuore e avventura

Biking Borders, ovvero la storia di Max e Nono, due amici che nel 2019 pedalano da Berlino a Pechino per una buona causa. Il documentario ci racconta cosa hanno fatto e come lo hanno fatto. Oggi in Guatemala ci sono due scuole in più e quei bambini possono ringraziare Max e Nono. In effetti, dobbiamo ringraziarli anche noi.
Biking Borders

Da Berlino a Pechino in bicicletta, Max e Nono partono studenti per tornare avventurieri.

Biking Borders è più di un semplice documentario di sport. È più di una semplice storia di una raccolta fondi promossa da due ragazzi tedeschi per costruire una scuola in Guatemala.
Biking Borders è un inno alla vita, una lettera d’amore a tutti i viaggi che non si ha il coraggio di fare, a tutte le esperienze che aspettano ancora di essere vissute.
La meraviglia di questo documentario la si vede negli occhi dei suoi due protagonisti: Max Jabs e Nono Konopka .
Migliori amici dagli anni dell’università, decidono di fare un semestre all’estero, proprio in Guatemala, dove rimangono segnati profondamente dalle condizioni di povertà della maggior parte del Paese e dalle pochissime, se non nulle, possibilità d’istruzione per i bambini guatemaltechi.
Ed ecco l’idea: una raccolta fondi per costruire una scuola, loro due come protagonisti, un viaggio in bici, da Berlino a Pechino.
Mezzo mondo in bici, due amici, una tenda e poco altro.
I due documenteranno l’intera esperienza sui loro profili social, tenendo aggiornati i loro follower sulle varie tappe del viaggio e la quantità di soldi raccolta ed è così che la loro diventa una storia di bici, cuore e avventura.

Primi 100

Dopo sei mesi di preparazione si può dare il via al viaggio: la Germania.
Non si torna indietro.
Max e Nono da subito mettono in chiaro una cosa allo spettatore: non sono due ciclisti ambiziosi.
Chi vuole guardare del ciclismo professionistico, è meglio che cambi subito programma.
Il panorama che abbraccia i due all’inizio del percorso è quello familiare dei boschi vicino casa. I primi giorni sono quelli di rodaggio per abituare corpo e anima alla nuova esperienza, alle prime notti in tenda e soprattutto alle lunghe ore in sella alla biciletta.
Negli occhi dei due amici si rivedono quelli dei bambini che da piccoli sognano di girare il mondo; ecco che dopo solo 5 giorni e 334 km superano il primo border europeo entrando in Repubblica Ceca.
Questo primo traguardo li ricarica: cibo e bel tempo non fanno pesare la fatica.
Quando si arriva in Austria tutto inizia a prendere una piega più reale, tangibile. Dopo 15 giorni la prima milestone del viaggio: Vienna. Il freddo sferza il viso dei ragazzi che, sulle corde dall’entusiasmo, per raggiungere la capitale appena superato il confine pedalano 100 km in un giorno.

Biking Borders
(Biking Borders)

Perché siamo partiti?

Sei giorni di riposo e si ricomincia.
Split, Croazia. Una lunga vacanza, così la definiscono. Tempo mite, spiagge stupende, ma l’idillio dura poco.
La Grecia dà il benvenuto ai due amici con tempo avverso.
Ad ogni tappa Max e Nono devono reinventarsi continuamente; da semplici studenti con un sogno ora sono esploratori, forse avventurieri.
Continuano a pedalare. Non possono fare altro. Inizia il freddo di cui avevano solo sentito parlare.
Ma chi ce lo ha fatto fare?, dice Nono alla telecamera, ormai diario personale.
Sui social impazza la storia, iniziano ad avere sempre più seguito e il sostegno da parte dei loro ammiratori si fa sentire.

Biking Borders
(Biking Borders)

Ecco la Turchia

Si entra ufficialmente in Oriente. Non si torna indietro.
Cento giorni di viaggio, ma la sensazione è quella di essere anni luce da casa.
Per la prima volta i due si guardano indietro, rendendosi conto di tutta la strada fatta.
Fanno tappa a Instanbul per qualche giorno, per abituarsi alla nuova cultura e anche aggiustare tenda e bicilette.

Cappadocia: il vero freddo arriva qui

Con l’anno nuovo ecco puntuale l’inverno”, le strade si ghiacciano, le bicilette slittano, difficile andare avanti così. I due spesso devono procedere a spinta, senza poter montare in sella.
Alle videocamere Max e Nono confidano i loro ripensamenti, sanno di non poter mollare, ma casa inizia a mancare.
In più intorno a loro c’è solo ghiaccio.
Un silenzio che annichilisce, nient’altro.

 Iran: una scoperta continua

Prima che se ne possano quasi rendere conto, passano il confine con l’Iran.
Per quanto la natura lasci senza parole, la vera sorpresa sono le persone: dovunque arrivino con la bicicletta, c’è qualcuno pronto a salutarli, a offrire qualcosa anche se ha poco.
Addirittura, più volte Max e Nono vengono ospitati a casa da chi li vede passare.
Gli europei sono ancora considerati una rarità” e tutti sono incuriositi dalla loro visione del mondo.
La sensazione generale è di accoglienza ed è come se tutto il popolo iraniano volesse che i due possano mantenere un buon ricordo della loro permanenza lì.
Tra le varie prime esperienze, il 21 marzo 2019 festeggiano l’anno nuovo, l’anno 1398.
Possono riprendere il viaggio come uomini nuovi, arricchiti di qualcosa che non ha prezzo: l’amore delle persone.
Poco fuori Yazd si entra nella terra di nessuno, per circa 600 km sono completamente da soli.
Folle.
I due si riprendono in enormi distese di terra, vuote, si intravedono solo i colori sgargianti delle loro giacche, ma per quanto possa spaventare, non sono mai stati così liberi.
Max e Nono sfrecciano veloci sulle strade sterrate, giocano, ridono, la fatica sembra solo un ricordo.
E quando non potrebbe andare meglio, dopo “solo” 5 mesi di viaggio, una donazione anonima di 12.000 euro.
Hanno raggiunto la cifra di 50.000 euro, si può costruire la scuola.

Max e Nono
(Biking Borders)

Questo è il senso del viaggio

Però non può finire qui.
Avevano detto che sarebbero arrivati a Pechino ed è lì che devono andare.
Si alza la posta in gioco: altri 50.000 euro per costruire una seconda scuola in Guatemala.
Il morale è alle stelle, ce la devono fare.
Manca ancora qualche tappa, intanto servono i visti per uno dei paesi con maggiori restrizioni dell’Asia centrale: il Turkmenistan. Possono entrare, ma solo a patto di rimanere nel paese esclusivamente per il numero di giorni indicati. Ogni giorno devono percorrere i chilometri prefissati per assicurarsi la riuscita dell’impresa.
Il tempo però non è dalla loro parte.
Forti folate di vento li ostacolano e non permettono una pedalata continua. E poi ci sono i posti di blocco della polizia locale dove ogni volta li fermano.
Altro problema, non banale: Nono deve essere ricoverato in un ospedale turkmeno.
I medici provano a spiegare cosa abbia, l’unica cosa che si capisce dal loro inglese stentato è che dovrebbe trattari di un problema all’intestino.
Questo chiaramente rallenta il loro viaggio e li fa anche deviare dal percorso originario.
I giorni a disposizione stanno finendo, Nono viene dimesso e i due decidono di farsi accompagnare fino al confine da un ragazzo con un tir conosciuto in ospedale.

Max e Nolo
(Biking Borders)

Uzbekistan, può riprendere il viaggio

Altra visita in ospedale: confermata la grave infezione intestinale.
Grazie all’interprete inglese, si recuperano gli antibiotici necessari, qualche giorno di convalescenza a Tashkent e si può ripartire.

La prossima meta è l’ultimo paese prima della Cina: Kirghizistan.

Le ali di un kirghiso sono il suo cavallo”, così dicono e pare che chiunque nel paese sappia cavalcare, a prescindere dall’età.
Qui la natura la fa da padrona, Max e Nono scelgono di non percorrere le strade più battute, ma anzi, di darsi ancora di più all’avventura.
Dopo 8.921 km da casa c’è ancora spazio per la commozione: il bambino di una delle case dove vengono ospitati chiede a Nono di poter fare un giro con lui sulla biciletta.
Infatti non conosceva altro che non fossero i cavalli.
La gioia sul volto di entrambi è palese.

Biking borders
(Biking Borders)

“La gratitudine per le piccole cose, pensare a tutto quello che abbiamo affrontato e superato”.

Ed eccola: la Cina.
Il passaggio alla modernità spiazza Max e Nono.
Si sono lasciati alle spalle enormi distese di terra e alberi, per dare il benvenuto a cemento e strade affollatissime, qui di natura neanche l’ombra. Sebbene le città appartengano a palazzi altissimi e motorini elettrici, si fa comunque spazio un bagliore di tradizione: per le strade è pieno di gente che conversa, che balla, che mangia in compagnia. Max e Nono non ci mettono molto per sentirsi a loro agio anche qui.

246 giorni

Mancano 60 km a Pechino.
Entrano nella periferia della città e il tutto sembra surreale.
Ciò che era solo un’idea ha già preso forma, la scuola è in costruzione.
La seconda sta arrivando.
50 km.
Da Berlino il clima è cambiato mille volte e ancora di più l’ambiente intorno a Max e Nono. Ma anche loro non sono più gli stessi.
Sembra incredibile.
30 km.
Nonostante la stanchezza e i dubbi, ci sono quasi. È la riprova che con determinazione si può fare tutto.
20 km.
Un viaggio che non si può dimenticare.
Davanti a loro i volti di tutti quelli che hanno conosciuto e che li hanno accompagnati. Dal primo all’ultimo hanno avuto un impatto sul loro viaggio e sulla loro vita.
Gratitudine.
10 km.
Imparare ad apprezzare tutto quello che si ha.
Piazza Tienanmen, Pechino.
Sono arrivati.Stanchi e dimagriti eccoli in quella piazza che per mesi hanno solo sognato.
Piangono e si abbracciano.
14.000 km, non male per due ciclisti poco ambiziosi.

Il viaggio di Max e Nono però non si conclude neanche a Pechino.

Da lì prendono un aereo e dopo 30 ore eccoli in Guatemala.
La prima scuola è pronta e già al lavoro.
I bambini li accolgono con una festa, è grazie a Max e Nono che il loro futuro ha preso forma.
Per questo non c’è prezzo.
La strada è ancora lunga, ma il miglior modo per incamminarsi è insieme.

 

***********

 

Biking Borders, documentario del 2019, segue l’incredibile viaggio di Max Konopka e Nono Jabs,
studenti che decidono di lanciare una raccolta fondi per la creazione di una scuola in Guatemala andando in bicicletta da Berlino e Pechino.
Il documentario è dusponibile su Netflix e Amazon Prime a pagamento.
Dopo averlo presentato al grande pubblico, Max e Nolo hanno anche tenuto delle Ted talks sulla loro esperienza.
Forbes li ha inseriti nella classifica 30u30.

Rachele Colasante nata a Roma nel 1999, da sempre incuriosita dalle storie, studia Lettere a RomaTre cercando di scrivere la sua al meglio. Ancora non sa dove la condurrà il suo percorso, ma per ora si gode il paesaggio.

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