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Il volo dei Seagulls

Oggi il Brighton and Hove Albion (B.H.A) è una delle squadre più cool del momento, è nelle zone alte della Premier League e pratica un calcio piacevole, secondo le idee di uno dei nostri migliori allenatori giovani da esportazione, Roberto De Zerbi.
SEAGULLS

Personalmente, ho avuto la fortuna di seguire da vicino la parabola dei Seagulls, i Gabbiani, soprannome dei giocatori del B.H.A e, se vi farete un giro in città, con quella specie di tacchini volanti che gracchiano ad ogni ora del giorno e della notte, capirete il perché. Ho frequentato Brighton fin dai tempi della promozione dalla Championship alla Premier, al termine del campionato 2016- 2017, dato che per alcuni anni mia moglie ha lavorato all’Università del Sussex. Erano trentaquattro anni che i Seagulls non raggiungevano la massima serie, quando ancora esisteva la First Division, e in quel pomeriggio dell’aprile del 2017, stranamente tiepido per l’East Sussex, non solo i tifosi, ma tutta la città esplosero in una gioia incontenibile, invadendo le Lanes e il lungomare. Finiva, quel pomeriggio, una lunga marcia che aveva visto il B.H.A. scivolare fin quasi al gradino più basso della piramide del calcio inglese e rischiare addirittura il fallimento.

Goldstone Ground. Stadio del cuore

Fino al 1997 e per oltre novant’anni il B.H.A. ha giocato al Goldstone Ground, nel quartiere di Hove. Era uno di quei vecchi stadi all’inglese, con le tribune in legno e anche solo guardandolo nelle foto sembra quasi che ti debbano salire alle narici e penetrare nelle orecchie il tanfo e le grida di quell’umanità incattivita, migliaia di corpi pigiati gli uni contro gli altri, che Nick Hornby descrive in “Febbre a 90′”. 
Oggi il Goldstone non esiste più, è stato demolito dopo che il club, a metà anni ’90, ha venduto il terreno per evitare la bancarotta. La decisione fu presa dal board  senza consultare i tifosi, legatissimi al loro vecchio stadio, che ci rimasero piuttosto male, tanto da protestare più volte con occupazioni del campo che causarono anche alcuni punti di penalizzazione alla loro squadra, in quello che fu il periodo più basso della storia dei Seagulls. 

AMEX STADIUM SEAGULLS

Di stadio in stadio

Per quasi quindici anni il B.H.A. ha peregrinato tra piccoli stadi periferici, giocando per due anni, dal ’97 al ’99, nello stadio del Gillingham, a oltre settanta km dalla città, e per dodici al Withdean Stadium, un piccolo campo di atletica alla periferia di Brighton. Fino al 2011, quando terminarono i lavori per il nuovo stadio di Falmer, che con i suoi poco più di trentamila posti a sedere è una casa finalmente adeguata alle attuali ambizioni dei Seagulls. La lotta, anche a livello politico, dei tifosi del B.H.A. per riavere finalmente un “loro” stadio è ben descritta nel libro di Paul Hodson e Stephen North, “Wewant Falmer!”.

Tony Bloom

La costruzione del nuovo stadio è stata possibile grazie ai soldi dell’attuale presidente e azionista di maggioranza del B.H.A., Tony Bloom. Brightoniano puro sangue e fin da bambino tifoso dei Seagulls, la fortuna di Tony ha un’origine piuttosto bizzarra, pur non nascondendo un segreto indicibile come quella di Jay Gatsby. Bloom è un asso del poker, gioco insegnatogli in tenera età dal nonno. Negli anni dell’università (si è laureato col massimo dei voti in matematica) inizia a mettere le basi della sua ricchezza, accumulando in poco tempo, grazie alle sue vittorie, qualche milione di dollari che investe in un settore in rapida espansione, quello delle scommesse online, diventando ricchissimo. E dato che l’altra sua passione, oltre al gioco d’azzardo, è il calcio ed in particolare il B.H.A. che in quegli anni non se la passa troppo bene, all’inizio del terzo millennio decide di mettere la sua fortuna a disposizione del club, diventandone presidente nel 2009 e contribuendo in maniera decisiva all’ascesa dei Seagulls.

Brighton

Brighton

Una storia come quella di The Lizard, l’alligatore, soprannome che si è guadagnato Bloom per la sua freddezza al tavolo verde, è forse possibile solo a Brighton, probabilmente la città più libertaria e godereccia d’Inghilterra. Sbagliava Brian Clough, che nell’autunno del 1973 dopo essersene andato dal Derby County allenò per otto mesi il B.H.A. prima dei famosi quarantaquattro giorni al Leeds, a definirla “un ospizio per vecchi”.
Nonostante l’aria da stazione balneare d’epoca vittoriana con il suo lungomare e le casette colorate, Brighton è una città vivace grazie anche dalla numerosa popolazione studentesca. Pur raggiungendo a fatica i centocinquantamila abitanti, a Brighton ci sono infatti due università. La più importante, la Sussex University, sorge proprio di fronte all’Amex, lo stadio del B.H.A., che prende il nome dall’American Express, main sponsor del club. Non è un caso neppure che qui si trovi la più importante comunità gay d’Inghilterra che, ogni primo fine settimana d’agosto, celebra il coloratissimo Gay Pride. 

Match program d’annata

Vagando per le Lanes, poi, si possono trovare piccoli negozi che vendono la merce più disparata. Quello che, personalmente, preferisco è una bottega costantemente presidiata da un gruppo di anziani nel cui sottoscala, raccolti in varie ceste di plastica, si possono trovare i Match program di qualsiasi squadra d’Inghilterra, di qualsiasi epoca. Al modico prezzo di tre sterline puoi portarti via un match program dell’Arsenal del 1951, piuttosto che quello di una partita del Manchester United del 1968, la squadra di Bobby Charlton, George Best e Denis Law che vinse la Coppa dei Campioni a Wembley contro il Benfica di Eusebio.

seagulls fan

Giocare in casa

Un’esperienza che vi consiglio è quella di seguire una partita del B.H.A. all’Amex, che ho sempre trovato sold out, anche nelle gare di Championship. Non sono mai stato a vedere un match di una delle grandi squadre d’Inghilterra, Chelsea, Arsenal o Manchester United, ma ho l’impressione che difficilmente a Stamford Bridge, piuttosto che all’Emirates o all’Old Trafford, trovereste un’atmosfera come quella che si trova ogni volta che si entra nel piccolo stadio di Falmer. Quelle, più che squadre di calcio, sono marchi commerciali, con una tifoseria apolide sparsa in ogni angolo del mondo, fatta da consumatori di uno spettacolo che potrebbe essere fruito anche dal divano di casa. All’Amex, invece, si sente che c’è un radicamento vero con la città e col territorio. Lo si percepisce sia quando si entra nella pancia dello stadio, dove prima dell’inizio della partita si radunano i tifosi del Brighton a bere birra, sia dopo il novantesimo, in fila per prendere il treno per tornare in città, quando, indipendentemente che si vinca o si perda, i tifosi intonano cori per ingannare l’attesa. Solitamente non ne mancano mai di piuttosto pesanti contro il Crystal Palace, i rivali più odiati. 

M23 Derby

Benchè Brighton e East Croydon distino quasi un’ora di treno, è quella col Crystal Palace la rivalità più sentita dai tifosi dei Seagulls. E’ il cosiddetto M23 derby, dall’autostrada che collega Brighton al sud di Londra, una rivalità che si è inasprita ancor di più dopo la semifinale playoff della Championship 2013, quando il Palace eliminò i Seagulls dalla corsa per salire in Premier League. Al termine della partita, vinta 2-0 all’Amex dai londinesi, tornando negli spogliatoi i giocatori del Palace si trovarono, come sorpresa, un grosso “shit” sul pavimento al centro della stanza. Non si è mai saputo con esattezza da chi provenisse quel singolare omaggio, anche se alcuni malignano che sia stato l’allora allenatore del B.H.A., Gustavo Poyet.

Seagulls domani

Sono lontani quei tempi, in cui il B.H.A. era un’anonima squadra del sud dell’Inghilterra, che faceva la spola tra le serie minori del calcio inglese. Oggi i Seagulls sono pronti a spiccare definitivamente il volo.

 

Enrico Frabetti Ferrarese di nascita, friulano per amore, come GAleno col tempo ho finito per assumere la mia identità: non sono altro che un mendicante di bel calcio. Anarchico per indole, sono convinto che la sola forma di governo possibile sia la Democrazia Corinthiana.

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