Search
Close this search box.

Jenny Hoffman. La professoressa dell’ultramaratona

Da San Francisco a New York solo correndo, più veloce di tutti, con più difficoltà rispetto ad altri, ma senza mai perdere di vista l’obiettivo. Jenny Hoffman ha seguito la sua passione, inseguito il suo sogno, vinto malanni, tempo, fatica e ha scritto il suo nome nel grande libro dei primati.
Jenny Hoffman

Andava fatto. Lei doveva correre. Da costa a costa, battendo il tempo. Chiudendo il record. Provando, fallendo, ma ce l’avrebbe fatta e alla fine Jenny Hoffman, 45 anni, a novembre scorso ha compiuto il suo sogno correndo da San Francisco a New York.
Ma la storia di Jenny e la sua corsa ha inizio anni fa.  
Jenny Hoffman è una professoressa, insegna fisica alla Harvard University, il suo campo è la fisica quantistica, ma fuori dal laboratorio è una ultrarunner; per lei la distanza di una classica maratona è qualcosa di simile ad un allenamento.
Nel settembre 2014 ha corso quasi cinque maratone consecutive in un solo giorno: 203 chilometri che le hanno fatto guadagnare il campionato nazionale nella 24-Hour Run di USA Track and Field, un’estenuante sfida di resistenza.
Non basta, non bastava.

2019

Jenny Hoffman insegue il FKT, il fastest known time, angolo del trail running dove l’atleta, senza gara o organizzazione, stabilisce un record su un determinato percorso.
I sogni ricorrenti esistono, poi ci sono i sogni che fai da piccolo e che continui a sognare da adulto ad occhi aperti.
Il sogno da bambina di Jenny Hoffman era di attraversare il Paese a piedi e il suo sogno, da adulta, le bussa alla porta. Nel 2019 decide e via: San Francisco – New York, 3.037 miglia. Interrotte, però.  Jenny si deve fermare ad Akron, in Ohio, il menisco destro non ne vuole sapere di andare avanti. In diverse interviste avrebbe poi definito quel primo tentativo come un “esperimento” riconoscendo, soprattutto a sé stessa, di non sapere esattamente a cosa stesse andando incontro.
Ovviamente Jenny non molla, non può.

Jenny Hoffman

2022

Jenny Hoffman lavora, si dedica alle sue ricerche di fisica quantistica, ma non smette mai di allenarsi. Nel 2022 torna ad accarezzare il suo sogno e si sente pronta per affrontare nuovamente il coast to coast. Anche questa volta, però, qualcosa si mette di traverso: pochi giorni prima di affrontare la sfida, un problema al tendine del ginocchio la ferma. Il sogno torna nel cassetto. Per ora.

Jenny Hoffman

 2023

Lavoro, fisioterapia, allenamento. La routine è un orologio svizzero per Jenny Hoffman. Nel frattempo decide di cambiare percorso; la nuova strada è Los Angeles-Boston, per una distanza quasi equivalente all’altra, abbastanza per scrivere il suo nome sul Guinness World Record per il quale il primato si ottiene percorrendo 2.790 miglia. Anche questa volta qualcosa si mette di traverso; a sole 24 ore dalla partenza per L.A. viene a sapere che dopo il passaggio dell’uragano Hilary, non c’erano percorsi accessibili ai runner alle porte della città.
Senza pensarci troppo, Jenny e il suo team cambiano meta e tornano all’idea originale: la San Francisco- New York si sarebbe fatta.
La grande corsa di Jenny Hoffman inizia così e questa volta non la ferma niente e nessuno.
47 giorni, 12 ore, 35 minuti: questi i numeri che consentono a Jenny di coronare il suo sogno, di battere di quasi una settimana il record precedente stabilito da Sandra Villines nel 2017 sullo stesso percorso e di vedere il suo nome nel Guinness dei primati.

Jenny Hoffman

 

Un sogno e una sfida

La corsa di Jenny Hoffman questo è stata: un sogno realizzato e una sfida vinta. Con il tempo, certo, ma in particolare con sé stessa. Nei 47 giorni di corsa Jenny si è ascoltata; in un’intervista ha rivelato di aver corso quasi sempre in silenzio, senza musica o audiolibri, concentrandosi sulla prossima meta come se fosse, e in effetti in quel momento lo era, l’obiettivo nella sua vita. Tutto il suo percorso è stato raccontato sui social, usati come il suo diario personale.“È stata un’esperienza unica nella vita e voglio ricordarmela” così ha detto Jenny.
Noi le auguriamo di ricordare e anche di non smettere mai di correre.

 

Rachele Colasante nata a Roma nel 1999, da sempre incuriosita dalle storie, studia Lettere a RomaTre cercando di scrivere la sua al meglio. Ancora non sa dove la condurrà il suo percorso, ma per ora si gode il paesaggio.

ARTICOLI CORRELATI

Enrico Brusoni

Enrico Brusoni. L’oro sparito di Parigi

Parigi 1900, Velodromo di Vincennes. Enrico Brusoni è una delle nostre prime medaglie olimpiche, la prima d’oro nel ciclismo. Enrico vince e lo sa, ma misteriosamente l’albo d’oro non lo dice e nessuno sa perché. Eppure ci sono i risultati, i testimoni, ma servono cento anni e un ricercatore affamato di verità per restituire a Enrico Brusoni il suo. Perché l’importante è partecipare, ma chi vince – se vince pulito – non va mai offeso. Né dimenticato.

Leggi tutto »

Allenarsi per lo Spazio

Il ritorno sulla Luna nel 2024 e poi Marte e poi chissà dove e come. La nuova avventura spaziale sarà la grande avventura del secolo e apre lo scenario della permanenza umana stabile in ambienti simil terrestri costruiti su altri pianeti. In questa prospettiva poteva forse mancare l’attività fisica?

Leggi tutto »
Paul Elvström

Paul Elvström. Un gigante della vela

Velista scrupoloso, campione come pochi, innovatore capace di migliorare tecnica e regole per chi è venuto dopo di lui, Paul Elvström ha spiegato le vele il 7 dicembre 2016 nella sua Hellerup in Danimarca. Alcuni giorni dopo sul Notiziario del centro Studi Tradizioni Nautiche della Lega Navale, Carlo Rolandi ne traccia in prima persona un ricordo appassionato che oggi riproponiamo.

Leggi tutto »



La nostra newsletter
Chiudi