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Boxe, giornali e ragazzini

Una fotografia del 1908 ci racconta una storia. Non solo la storia apparente di due ragazzini che sotto gli occhi di altri tirano di boxe. Questa è una storia di un altro secolo e di un altro mondo. Una storia di cui abbiamo seguito le tracce che lo sguardo della fotografia sociale di Lewis Wickes Hine ci ha lasciato. Lo ha fatto affinché non dimenticassimo e noi, oggi, gli rendiamo omaggio.
boxe

1908. Cincinnati, Ohio. No, questa non è la Cincinnati dei Reds o dei Bearcats. Baseball dal 1882 i primi, football americano e basket dal 1885 i secondi, questi, peraltro, emanazione dell’Università cittadina. Sport di squadra, gente che già allora poteva studiare, upper class come destino.
In questa foto di upper class non c’è ombra né odore.
Questa è una sala che col senno di oggi facciamo fatica a chiamare palestra e meno che mai i ragazzini che vediamo li immaginiamo rampolli universitari.
Eppure qui, in questa sala che sembra senza aria né finestre, si respira e si pratica arte nobile. Boxe, come vedete.

È l’America bellezza

Stato agricolo l’Ohio, ma anche di grande industrializzazione con tutto quello che ne consegue. Progresso e tutti i suoi costi. Fabbriche, certo. Miniere, ovviamente. Ma anche lavoro di schiene rotte e mani mangiate dalla fatica. Aggregati urbani miseri, assistenza sociale affidata alle organizzazioni benemerite, alle fratellanze operaie. Sopraffazioni fisiche e morali, istruzione casuale, strada più che classi. Alcool, tanto, per mandare giù la vita.
A Cincinnati, poi, per quegli insondabili flussi umani, si era insediata una nutrita colonia di reduci dei moti europei del ’48, soprattutto tedeschi. Forty-eighteers li chiamavano. Coscienze civili, libertarie. A cavallo tra i due secoli le città industriali dell’Ohio sono teatro di rivendicazioni sociali, fermenti operai, scioperi che quasi sempre finiscono in scontri violenti. Con la polizia, ma spesso anche tra fazioni di poveracci.
È l’America bellezza, qui tutto ha un prezzo. Detta così suona quasi bene, ma provate a sostituire costo con prezzo e vedrete che la musica inizierà a suonare un po’ diversa. Il prezzo lo paghi se vuoi comprare qualcosa. Il costo lo paghi anche se non puoi comprare nulla.

Lewis Wickes Hine

Della fotografia sappiamo poco. La didascalia è laconica, quasi di semplice servizio. Quasi, ma andiamo per gradi e seguiamo le tracce.
L’anno è il 1908, lo abbiamo già detto. Agosto, lo aggiungiamo ora.
Siamo a Cincinnati, Ohio e anche questo abbiamo già detto.
Lewis Wickes Hine è il fotografo e su di lui da dire ci sarebbe molto.
Fotografo e sociologo, Lewis Wickes Hine, si dedica in particolare allo studio della condizione del lavoro minorile denunciandone sfruttamento e crudeltà. Denuncia che affida alla macchina fotografica.
Media quasi rivoluzionario all’epoca, la macchina fotografica nelle sue mani e con il suo sguardo diventa strumento per una battaglia culturale e di giustizia sociale.
Nel 1907 Lewis Wickes Hine è il fotografo ufficiale del National Child Labor Committee e per i dieci anni a seguire racconterà il lavoro minorile nelle fabbriche americane. Forte di istruzione universitaria, ma consapevole di un lavoro che in parte aveva conosciuto visto che perde il padre da ragazzo e che per mantenersi agli studi va a lavorare da subito, il suo sguardo sarà implacabile.
Il tratto della sua fotografia sociale si esprimerà su vari versanti, ma sempre con una grande sensibilità verso il lavoro minorile. Un tratto che lo accompagnerà per tutta la vita e che gli farà lasciare al mondo diverse migliaia di immagini, oggi custodite alla Library of Congress.
Immagini che sono testimoni preziose di un tempo finito non da molto e non ovunque nel mondo.

Guardiamo i ragazzini

Di loro e della loro vita, tutto ci parla. Ce ne parlano i vestiti, le scarpe, i visi, gli sguardi, il taglio dei capelli.
Sono bianchi e neri, confidenti, uno con la mano sulla spalla dell’altro. Insieme e non pensiate che fosse cosa banale al tempo in cui neri erano solo niggers.
E le scarpe. Mica le hanno tutti le scarpe. E non se le sono tolte per buona educazione, non le hanno proprio.
Loro, scalzi, camminano anche per strada. Se non ci credete, fate caso alla fotografia che troverete più avanti. E le scarpe di chi le ha sono quelle di tutto il giorno e di tutti i giorni, buone finché c’è suola per camminare e dopo si vedrà. Non hanno scarpe buone da tenere da parte e meno che mai hanno scarpe per lo sport.
Guardatele quelle scarpe. Inzaccherate di fango secco, tanta strada fatta, tanta da fare.

Tirano di boxe i ragazzi

Lo fanno i due che sembrano i meglio vestiti. Uno sembra il più grande della compagnia.
Gli altri guardano assiepati, qualcuno in piedi, qualcuno accovacciato, molti con lo sguardo rapito di chi deve mandare a memoria quello che vede. Per imparare. Per ricordare come fare al momento giusto.
Il più piccolo sembra aver rotto la guardia del più grande. Più che colpirlo, sembra allontanarlo. Ha 20 centimetri in meno di braccia, non è facile, ma fa quello che può. Sa che non ha scelta, sa che non avrà mai scelta se non quella di non tirarsi mai indietro. Se lo fai una volta, lo farai per sempre. Per strada, nella vita. I guantoni sono quasi più grandi di lui, ma la boxe oltre a essere arte nobile, è anche arte dell’impossibile dove nulla è scontato.

La didascalia

Ecco, ora possiamo completare quello che ci dice la didascalia. Noi vediamo ragazzi con i guantoni. Per noi è boxe. Ancestrale.  Ci sono poche cose che l’umanità fa da sempre. Mangia, fa l’amore e fa a pugni. Vedete voi.
Boxe, quindi, ma la didascalia dice altro. O anche altro, se preferite.
The manly art of self-defense. Questo ci dice.
La virile arte dell’autodifesa. Questo significa e questo ci apre un mondo.
Arte virile. Maschia. Nel 1908 a Cincinnati, per strada, la regola è solo questa. Puoi avere 6 anni o puoi averne 30. Non ti devi tirare indietro. Devi saperti difendere e anche se non leggerai mai Von Clausewitz, impari da solo che spesso la miglior difesa è l’attacco.
Ci vuole fegato, ma se impari la tecnica di tirare, schivare e parare colpi, il fegato lo aiuti.
Newsboys’ Protective Association. Anche questo ci dice la didascalia.
I newsboys sono gli strilloni. Ragazzini dai 5 ai 20 anni sguinzagliati a tutti gli angoli di strada per vendere giornali. A Cincinnati, ma ovunque in America. Al punto che questo fenomeno di lavoro minorile troverà una forma di tutela in associazioni locali che cercavano di mitigarne le condizioni di lavoro. O di sfruttamento.

(Lewis Wickes Hine. Gli strilloni di Cincinnati. 1908)

Cincinnati 1908

Dagli atti del Fourth Annual Meeting of the National Child Labor Committee del 1908, apprendiamo che gli strilloni a Cincinnati erano 1.900, di cui circa 400 negroes.
La stessa fonte ci riporta che la locale Newsboys’ Protective Association, fondata nel 1907, disponeva di una club room con sala di lettura, palestra e bagni. Finanziata da benefattori, l’Associazione aveva l’obiettivo di tenere i ragazzi occupati e lontani dalla strada quando non lavoravano.
Quindi, nel suo lavoro di narrazione e denuncia sociale del lavoro minorile nell’America del primo novecento, è qui che Lewis Wickes Hine posa lo sguardo.

Boxe. Arte nobile

Uno sguardo che arriva fino a noi e che, ancora oggi ci racconta una storia.
La storia di ragazzini che vendevano giornali agli angoli di strada per racimolare centesimi di dollaro.
Ragazzini che vivevano per strada e a cui qualcuno insegnava l’arte dell’autodifesa. La virile arte dell’autodifesa.
Arte nobile. Boxe.
È tempo passato, ma è una storia da continuare a raccontare ed è un tempo da continuare a ricordare.

 

 

…………..

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di sport e di storie

 

Marco Panella, (Roma 1963) giornalista, direttore editoriale di Sportmemory, curatore di mostre e festival culturali, esperto di heritage communication. Ha pubblicato "Il Cibo Immaginario. Pubblicità e immagini dell'Italia a tavola"(Artix 2015), "Pranzo di famiglia. Una storia italiana" (Artix 2016), "Fantascienza. 1950-1970 L'iconografia degli anni d'oro" (Artix 2016) il thriller nero "Tutto in una notte" (Robin 2019) e la raccolta di racconti "Di sport e di storie" (Sportmemory Edizioni 2021)

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