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Margherita Hack. Salti verso le stelle.

Margherita Hack, astronoma, vegetariana, atea sposatasi in Chiesa per amore del marito e una vita dedicata a studiare stelle e Spazio profondo, ma che avrebbe potuto prendere una direzione diversa. Quella di una pista di atletica, ad esempio.
Margherita Hack

Quando Margherita aveva da poco compiuto i quattro mesi di vita, Benito Mussolini dispose la mobilitazione generale dei fascisti e con essi, calati alle porte di Roma da tutta Italia, compì la storica Marcia su Roma che lo avrebbe portato di lì a poco a ricevere dal Re l’incarico di formare il nuovo governo.
Strana coincidenza quella della nascita di Margherita Hack (Firenze, 12 giugno 1922) proprio nell’anno dell’avvento del fascismo al potere, quel movimento che avrebbe condizionato notevolmente il suo assetto familiare e caratterizzato la sua giovinezza.

Una famiglia normale

Il padre di Margherita proveniva infatti da una modesta famiglia protestante, ma aveva saputo conquistarsi un ottimo impiego come contabile presso la Fondiaria, l’azienda che, all’epoca, produceva energia elettrica per la Toscana. Questa sua tranquilla posizione aveva indotto la moglie, diplomatasi all’Accademia delle Belle Arti, ma impiegata all’ufficio del telegrafo, ad abbandonare il lavoro dopo il parto per dedicarsi, come si usava allora, alle cure della figlioletta.

A causa delle sue posizioni antifasciste il padre fu allontanato dal lavoro e di lì a poco licenziato. Cominciarono tempi duri per la famiglia e anche la mamma di Margherita si rimise a lavorare facendo miniature e copie dei capolavori degli Uffici per i turisti stranieri.
Nonostante questo stato di difficoltà, Margherita Hack crebbe accudita al meglio dai genitori in un ambiente familiare caratterizzato da un’atmosfera tutto sommato confortevole che influì molto sulla sua personalità e la sua cultura.

Vegetariana di famiglia

Margherita racconterà poi che quando nacque i suoi genitori erano vegetariani; avevano infatti aderito alla teosofia, filosofia  che predica il rispetto di tutti gli esseri viventi. Anche lei aderì a questa filosofia ma ci tenne a precisare che era vegetariana e non vegana; la sua dieta infatti prevedeva tanta verdura, carciofi in particolare, ma anche uova e formaggi. I suoi piatti preferiti erano, e lo sono stati in seguito, pasta al pomodoro, penne all’arrabbiata, ma anche spaghetti aglio, olio e peperoncino oltre a riso con funghi porcini e con la cipolla rosolata. Precisò in una intervista che non toccava carne per rispetto degli esseri viventi. Aggiunse: “Sono sempre stata benissimo, non ho mai avuto carenze di ferro, mai assunto vitamine o altri integratori; il babbo era naturista, e quindi contro tutte le medicine e mi ha sempre curata con metodi naturali”.

La passione umanistica

Margherita Hack frequentò il liceo classico Galilei ed ebbe la fortuna di studiare con insigni e autorevoli professori quali Alessandro Setti (greco), Cesare Luporini (filosofia), Giorgio Spini (italiano) ed Enrica Calabresi (matematica). La passione per le materie umanistiche, ma la ragazza realizzò buoni risultati anche in matematica e fisica, la indusse, sia pure con qualche titubanza, a iscriversi al corso di laurea in lettere.

Margherita Hack

La passione per lo sport

Fu durante gli anni del liceo, e nei primi dell’università, che Margherita Hack si avvicinò al mondo dello sport, iniziando a praticare atletica leggera nelle file del G.U.F. fiorentino, un movimento che raccoglieva gli iscritti alle varie facoltà della città e gli studenti delle scuole superiori.

Il maggior merito del G.U.F. fiorentino, almeno in campo atletico, fu quello di dare sviluppo all’attività femminile. La Giglio Rosso, la potente società creata dal Marchese Ridolfi, infatti non ebbe mai, nonostante lo annunciasse più volte, una sezione femminile.
In questo vuoto organizzativo la G.I.L., e soprattutto il G.U.F., riuscirono, nonostante i loro limiti, ad avviare all’atletica un modesto numero di ragazze che si allenavamo al campo della Giglio Rosso, seguite dagli allenatori e dagli atleti di maggior fama della società.

Margherita HackI risultati furono abbastanza modesti, con una sola eccezione: Margherita Hack

Margherita, infatti, si impose quale talentuosa saltatrice in lungo e in alto nel primo quinquennio degli anni ’40, rivelandosi nelle gare per studenti organizzate dagli organi del P.N.F.. Margherita cominciò con il salto in alto, dove raggiunse subito la quota di m 1,30 saltando in maniera semplice, quella che all’epoca si chiamava all’americana; poi fu Danilo “Piccio” Innocenti, l’astista di Sesto Fiorentino, olimpico a Berlino nel 1936, che le consigliò di cambiare stile passando a quello Horine.
I progressi si videro subito e la ragazza saltò prima 1,45 e poi 1,50, misure che erano all’epoca di valore nazionale.

Margherita dichiarò in seguito che in pratica faceva tutto da sola

Si allenava presto alle 7 del mattino perché poi doveva studiare. Due giri di pista in souplesse, poi i salti: un po’ di lungo e poi l’alto. Il suo allenatore però la seguiva pochissimo in quella fase in quanto si alzava abitualmente alle dieci e quindi la ragazza lo incontrava solo quando aveva finito l’allenamento e se ne stava andando.

Nonostante la propensione per i salti a Margherita piaceva correre ed era piuttosto veloce, seppure non velocissima; però aveva molta resistenza. Correva sempre, anche quando andava a studiare. Spesso, dopo il matrimonio, la accompagnava il marito Aldo, e insieme percorrevano anche tre chilometri. Aveva molto fiato e in seguito si rammaricò di non aver mai provato gli 800 e i 1500 metri, le uniche distanze ammesse a quei tempi per le donne anche se molte in verità non andavano oltre i due giri di pista.

1940. La prima gara

A Firenze nel 1940 si disputarono i campionati italiani assoluti femminili. Fu la prima partecipazione di Margherita Hack alla massima manifestazione nazionale.
Si cimentò nel salto in alto dove ottenne la misura di m 1,35 nella gara vinta da Ondina Valla (S.S. Parioli di Roma) con m 1,50. In quella circostanza la Hack gareggiò con i colori del Comando Federale di Firenze.

1941. I primi successi

Nel 1941 partecipò a Modena ai campionati assoluti, classificandosi settima nel salto in alto con m 1,40 e nona nel salto in lungo con m 4,70.
Nei Littoriali di quell’anno, la grande manifestazione universitaria voluta dal gerarca Achille Starace, segretario nazionale del P.N.F., Margherita Hack vinse sia l’alto che il lungo. Ai Littoriali dello sport il fiorentino Alessandro Pavolini, ministro della cultura popolare (Minculpop) contrappose i suoi Littoriali della Cultura, la cui prima edizione si era tenuta a Firenze nel 1934.
A Pisa il 18 maggio nel corso del Campionati femminili di 1ª divisione Margherita Hack vinse il salto in lungo con la misura di m 4,96.

Margherita Hack Littoriali 1941
(Margherita Hack vince i Littoriali del 1941)

1942. Le conferme

L’anno successivo replicò il successo nel salto in alto ai Littoriali che si disputarono allo Stadio Sinigaglia di Como, mentre ai campionati assoluti di Bologna si classificò terza con m 1,45.
L’acuto giunse da Pisa il 3 maggio del 1942 quando vinse l’alto con m 1,50 e il salto in lungo con m 5,18 nel corso dei campionati femminili di 1ª divisione.
Il 10 maggio a Bologna nel Gran Premio Ducati, riservato alle atlete di 2ª e 3ª categoria, vinse il salto in lungo sfiorando ancora i 5 metri (m 4,89). Nelle liste femminili di fine stagione la Hack fu la seconda italiana nell’alto e la quarta nel lungo.

Tra sport e guerra

Nel 1943 la Hack continuò a gareggiare e di lei si ricordano questi risultati fra i suoi più significativi del periodo: 1,45 nel salto in alto a Lucca il 6 giugno in una riunione nazionale femminile, dove giunse seconda. A Firenze il 18 luglio si impose nell’alto (m 1,40) e nel lungo (4,63).

Il 31 maggio del 1944, in piena guerra, la Giglio Rosso affiliò, finalmente, alla Fidal anche la sezione femminile per non disperdere le ragazze che, disciolte la GIL e i GUF, erano allo sbando.
L’11 maggio sul campo della Giglio Rosso si svolse una delle ultime manifestazioni prima che il fronte bellico raggiungesse Firenze. Fu una riunione delle atlete di terza serie e Margherita Hack gareggiò fuori classifica ottenendo 1,40 nell’alto e 5,01 nel salto in lungo.

La guerra vanificò anche quel tentativo della Giglio Rosso di organizzare il movimento femminile cittadino. Se ne riparlerà nel dopo guerra quando Margherita Hack tentò di riprendere l’attività agonistica. Ma ancora una volta non si gettarono le basi per una apprezzabile attività femminile.

La carriera della Hack si concluse così, potremo dire per mancanza di occasioni.

Lo sport le avrebbe sicuramente riservato maggiori soddisfazioni se solo avesse trovato un ambiente più ambizioso e organizzato e se avesse avuto l’opportunità di confrontarsi più frequentemente con le più forti atlete italiane del suo tempo.
Ma per Margherita avanti alla passione sportiva venivano gli studi.
Ben presto la ragazza si accorse che la scelta degli studi umanistici non era quella giusta e quindi si iscrisse alla facoltà di fisica. Qui conobbe il prof. Giorgio Abetti, direttore dell’Osservatorio di Arcetri (figlio di Antonio che aveva diretto il centro dal 1895 al 1921), e il suo assistente Mario Girolamo Fracastoro, futuro direttore dell’Osservatorio astrofisico di Catania. Furono questi due scienziati a condurre Margherita alla laurea in astrofisica che avvenne nel 1945, con una tesi sulle proprietà di una classe di stelle variabili, le Cefeidi, in particolare su una stella chiamata FF Aquilae.

Il matrimonio in chiesa e la laurea

La laurea giunse l’anno dopo il suo matrimonio, celebrato il 19 febbraio del 1944, nella chiesa di San Leonardo in Arcetri, vicino all’Osservatorio e alle loro abitazioni.
Margherita incontrò dopo che si erano persi di vista (erano stati bambini insieme e compagni di giochi) Aldo de Rosa, studente di lettere, che aveva dovuto lasciare Firenze per seguire il padre poliziotto prima a L’Aquila e poi a Palermo. I due giovani ripresero a frequentarsi e dopo poco decisero di sposarsi.
Per amore di Aldo, Margherita, che era già atea convinta, accettò di sposarsi in chiesa.

La vita ricomincia

Nel 1946 Margherita Hack vinse una borsa di studio dell’Istituto di ottica dell’Università di Firenze per l’insegnamento della matematica e della geometria.
Nel 1947 si trasferì con il marito a Milano presso la Ducati, un’azienda che operava nel campo dell’ottica, ma ben presto tornò a Firenze ad occupare un posto di aiuto astronomo.
Da allora in poi fu tutto un progredire di incarichi.
Assistente alla cattedra di astronomia nel 1950 fino alla libera docenza ottenuta nel 1954 dopo un periodo lavorativo presso l’Institut d’astrophysique di Parigi, uno dei più importanti centri del mondo.

Nel 1964 vinse il concorso per la cattedra di astronomia presso l’Università di Trieste e divenne così la prima donna a dirigere un osservatorio astronomico in Italia.
Rimase in carica fino al 1990 continuando poi a collaborare con i più importanti centri mondiali di astronomia.

Margherita Hack

Rimase sempre coerente con le sue idee: politiche e religiose

A chi gli domandò nel corso di una intervista che cosa avrebbe detto se un giorno avesse incontrato Dio, Margherita rispose candidamente: “Gli dirò che mi sono sbagliata!”.

Tutto questo sarebbe potuto avvenire il 29 giugno del 2013 quando Margherita Hack si spense a Trieste all’età di 91 anni.

 

Gustavo Pallicca Starter internazionale con una passione per i racconti, la fotografia e la storia dell'atletica. Stella d'Oro del CONI al Merito Sportivo (1936-2023)

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