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Hélène van Zuylen. La poetessa pilota

Nata in una delle famiglie più influenti al mondo, Hélène de Rothschild non può tenere a freno il suo spirito ribelle. Dopo aver sposato il barone van Zuylen, nel 1898 è lei la prima donna a gareggiare in una competizione internazionale. Il suo vero trofeo però è stato abbandonare tutte le certezze per una vita d’amore.
Hèlene de Rothschild van Zuylen

Vita da erede

Non si può dire che la vita della baronessa Hélène van Zuylende, nata de Rothschild, sia stata noiosa.
Certo, essere l’unica erede del barone Salomon de Rotshschild, banchieri tra i più influenti al mondo, consente una vita agiata. Eppure in questa vita sembra sempre mancare qualcosa. I balli non sono mai divertenti quanto promettono di essere e gli appuntamenti per il ricamo con le altre giovani dell’alta borghesia non coinvolgono più del dovuto. Unica, lieve, salvezza quotidiana le passeggiate a cavallo.
Il padre muore nel 1864 quando lei ha appena un anno.  La madre Adèle è donna forte, caparbia e non si scoraggia; organizza la vita della figlia nei minimi particolari e per lei ha un unico desiderio: un sicuro matrimonio con un qualche uomo di fede ebraica in grado di tenerle testa. Adèle vede il carattere della figlia prendere corpo sotto i suoi occhi. Occhi dinanzi ai quali quelli della figlia non si abbassano ogni volta che la sgrida e osserva con preoccupazione il crescente interesse per la politica. Per una giovane dell’alta società, questo è veramente disdicevole. Eppure Adèle ci spera sempre e prega in cuor suo che qualche rampollo di Parigi, vedendola uscire dall’hotel Salomon de Rothschild nell’ottavo arrondissement dove vivono, sia colpito da quella ragazza dallo sguardo serio e dal mento sfuggente.

Etienne van Zuylen

Un uomo effettivamente arriva, però non è come Adèle (né Hélène) immaginavano.
È l’estate del 1886 quando, durante un ballo in maschera, Hélène incontra un bel giovane vestito da Ercole, pelliccia di leone e tutto il resto. Sotto il costume, si nasconde Etienne van Zuylen, rampollo cristiano dell’antica e nobile famiglia olandese van Zuylen van Nievelt, al tempo ufficiale di cavalleria.
Etiene è un uomo affascinante, emerge nella folla per baffi vistosi e per una risata fragorosa che riempie le sale.
Amore a prima vista? Può darsi o, comunque, qualcosa di simile; la richiesta di matrimonio non tarda ad arrivare. Le voci si susseguono: lui vuole i soldi di lei, lei vuole semplicemente fare un torto alla madre che, appresa la notizia, decide di tagliare completamente i contatti con la figlia.
La verità? Non si saprà mai.
Quello che è certo è che il 16 agosto 1887 Hélène de Rotschild diventa la baronessa van Zuylen van Niejvelt van de Haar, in una cerimonia definita dai giornali del tempo “sottotono” in quanto organizzata nel mese in cui tutta Parigi si svuota.
I due si amano o meglio, amano il loro essere ribelli insieme. Hélène continua ad essere un elemento discordante nella borghesia parigina, organizza balli in costume sempre più elaborati e inizia a frequentare circoli politici. Etienne, anche grazie ai soldi della moglie,vive una vita da mecenate e uomo d’affari.

Hélèn van Zuylen

Il castello De Haar

Il primo progetto che i due mettono in campo è la ristrutturazione della dimora ufficiale dei van Zuylen, il castello de Haar, vicino Utrecht. Per Etienne è un progetto d’amore, tanto da non accorgersi dello stato rovinoso in cui si trova il castello. Grazie al sostegno della moglie, Etienne pensa di potergli dare nuova linfa vitale. Hélène però non è da meno: al diavolo l’idea del marito di restaurare questo rudere in perfetto stile arcaico, qui ci vuole ben altro. Inizia così un progetto lungo vent’anni che porterà il castello de Haar a diventare un edificio unico nel suo genere, decorato in stile neo gotico e dotato di duecento stanze.
I
n fondo se quella dev’essere la dimora ufficiale di una baronessa, deve pur esserne all’altezza.

La Parigi-Amsterdam

Ma le passioni di Etienne van Zuylen non si esauriscono, così come non si esaurisce il desiderio di Hélène di sperimentare qualsiasi pazzia il marito le proponga.
Il barone è il fondatore e presidente dell’Automobile Club de France, incaricato di organizzare una delle prime gare ufficiali sul territorio francese. Il suo desiderio è unire le sue due case, Parigi ed Amsterdam. Nulla di meglio, quindi, che tracciare un percorso che porti lustro ad entrambe.
Nasce così l’idea della prima gara internazionale Parigi-Amsterdam-Parigi,  1.431 chilometri di strade del tempo da disputarsi fra il sette e il tredici di luglio 1898.

Hélèn van Zuylen
(Hélèn van Zuylen alla partenza della Parigi-Amsterdam-Parigi)


Hélène ovviamente vorrebbe partecipare: lei, una donna, che sguizza fra le strade francesi facendosi largo tra gli altri piloti. Naturalmente, maschi. Sarebbe lo scandalo del secolo e proprio per questo non vede l’ora! Lo stesso Etienne si entusiasma all’idea eppure, nonostante il titolo, anche a una baronessa non tutto è concesso.
Hélène de Rotschild van Zuylen frequenta attivamente da anni  circoli di femministe e sa che essere donna renderà molto difficile l’iscrizione alla gara. Etienne stesso, anche se entusiasta, con tristezza deve dirgli che una signora ai box di partenza sarebbe troppo, persino per un uomo come lui che dell’essere eccessivo ha fatto un marchio di fabbrica.
A Hélène basta una notte insonne trascorsa nella biblioteca di de Haar per trovare una soluzione. Farà come le grandi eroine del passato, assumerà una nuova identità e nascosta da un nome non suo potrà muoversi tranquillamente fra gli altri partecipanti.

Snail

Il nome da lei scelto è iconico già di per sé: Snail, lumaca.
In passato suo marito l’ha portata diverse volte a guidare lungo le strade olandesi, ma mai prima d’ora ha gareggiato in maniera ufficiale, meglio rimanere sul sicuro e mettere le mani avanti.
Etienne, per esprimere solidarietà al coraggio della moglie, si iscrive alla corsa sotto il nome di Escargot.
Due lumache in gara non si erano mai viste.
Il 7 luglio Hélène van Zuylen, sotto un paio di occhialoni, si siede dietro il volante e strizza l’occhio alla vettura del marito poco distante. Inizia la gara e la baronessa entra nella storia. La competizione presenta diverse categorie, lei è in touring class e così diventa la prima donna a completare un evento automobilistico internazionale, non una semplice corsa. 
Snail procede imperterrita lungo tutta la gara, divertendosi più che cercando un vero e proprio risultato.  Al momento delle premiazioni il suo nome non figura fra i primi quindici, ma la consapevolezza di aver compiuto un passo in avanti per tutte le donne la riempie d’orgoglio.
Presto, come sempre accade con la famiglia van Zuylen, iniziano a circolare e rincorrersi voci al riguardo della presunta partecipazione di Hélène alla gara. I pettegolezzi non la fermano. Anzi, i pettegolezzi la fanno spingere ancora di più di prima sull’acceleratore del tempo.
Si iscrive alla Parigi-Berlino del 1901, ma purtroppo la sua macchina non riesce neanche a lasciare i box di partenza e così Hélène  è costretta a festeggiare dagli spalti l’arrivo della sua amica e collega pilota Camille du Gast a Berlino.

Un altro amore

Il 1901 rimane comunque un anno spartiacque per la baronessa.
Fra i fumi dei caffè parigini incontra Renée Vivien, la sua Renée, poetessa inglese, famosa per scrivere in francese testi autobiografici carichi di pathos.
Fra le due la scintilla è istantanea e accecante. Renée vede in Hélène la stabilità che non ha mai trovato prima, mentre Hélène trova nella poetessa quella cura al tedio e apertura all’amore che mai prima aveva provato. L’affetto che ne scaturisce prevarica la semplice amicizia, per quanto i giornali possano scrivere. Hélène non si preoccupa troppo della reazione di Etienne. I due ormai conducono da diverso tempo vite separate e parallele; partecipano a eventi mondani allontanandosi, però, subito dopo.
Il rapporto fra le due donne, invece, diventa profondo: scrivono insieme sotto un solo nom de plume, Paule Riversdale, facendo sbocciare le loro parole in commedie, poesie e racconti.
Tutto si interrompe bruscamente nel 1907 quando Hèlene lascia Renée per un’altra donna.
Renèe morirà due anni dopo. Quello che rimane a Hélène sono anni in cui cerca di simulare nuovamente le sensazioni provate con la sua Renée, forse senza riuscirci mai. Anche il mondo delle corse ormai è lontano: inizia la guerra e tutto quello che la baronessa può fare è scappare lontano.

Renée Vivien
(Renée Vivien)

Un’altra vita

Hélène va oltre oceano e passa diversi anni a New York dove osserva bolidi di metallo diventare sempre più belli, arditi e veloci, tanto da superare in potenza i cavalli che tanto amava cavalcare da bambina.
Finita la guerra, si trasferisce a Lisbona con la speranza che l’affaccio sul mare possa pulire le nubi che da sempre assillano la sua mente. Forse ci riesce. Forse, per qualche istante, il rito della scrittura avvolta nell’azzurro della città le permette di trovare di nuovo la serenità.
Hélène van Zuylen si spegne nel 1947. I motori sono stati per lei un’esperienza fugace, nessuna grande carriera, nessun risultato eclatante, ma un’esperienza di rottura con un cliché che le andava stretto.  Per questo il suo nome merita di essere ricordato insieme a quello delle altre donne che durante la Belle Èpoque hanno vissuto dando spinte e spallate per farsi largo nel mondo dei motori. 
La storia di Hélène van Zuylen è una storia d’amore, ma soprattutto è la storia di una ricerca costante verso qualcosa di altro, qualcosa di universale. Hélène quel qualcosa forse lo ha trovato, mutando di volta in volta per avvicinarcisi sempre di più.
Forse Renée è stata la spinta finale per raggiungerlo. Per questo, alla fine del suo percorso, immagino che si sia voltata indietro sicura di poterla vedere ancora.
Ancora una volta e questa volta per sempre.

 

Giulia Colasante si affaccia al mondo nell'ultimo anno del secolo scorso, in tempo per sentirne raccontare in diretta, abbastanza per rimanerne incuriosita. Giornalista pubblicista, laureata in Filosofia e in Scienze Cognitive della Comunicazione e dell'Azione, continua a studiare il futuro che attende lei, ma anche un po' tutti gli altri.

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