Caro Vittorio,
ci siamo sentiti il 2 dicembre dopo il mio intervento al cuore. Abbiamo scherzato, come sempre ti ho chiesto come stavi e tu mi hai risposto “bene”. Poi, il 24 dicembre te ne sei andato. In silenzio, come sempre.
Con il tuo sorriso, con la tua discrezione, con la tua classe.
Sto leggendo di te ovunque, sui giornali, sui social. Ti rivedo nei servizi in televisione.
Tutti parlano di Vittorio Adorni, di quello che sei stato e di quello che sarai per sempre: un grande personaggio, un campione del mondo.
Per me sei stato anche immensamente altro.
Sei stato un amico, sei stato il primo corridore che in televisione ha fatto capire che i ciclisti sapevano anche parlare. Quando andavi al Processo alla tappa con Sergio Zavoli era uno spettacolo vederti e sentirti. Sei anche stato il primo a rappresentarci nell’U.C.I.
È passato tanto tempo vero? Ricordi, ci siamo conosciuti nel 1960; tu facevi parte della seconda squadra degli inseguitori. Al tempo eri militare alla Cecchignola, mentre io ero a Frattocchie, vicino Albano.
Poi tu hai continuato come stradista, con sempre migliori risultati, mentre io sono rimasto a fare il pistard.
So di avere una foto insieme con te, fatta alla Sei Giorni di Milano, la sto cercando, ma adesso smetto. È già passata la mezzanotte, continuerò domani, ma devo trovarla. A costo di ribaltare la casa, devo trovarla.
Mi rincorrono tanti ricordi, tanti pezzi di vita vissuta insieme, impossibile metterli tutti in fila.
Te ne voglio ricordare uno solo, forse il più stupido o forse no.
Ti voglio ricordare di quella volta a Salsomaggiore, eravamo a un raduno della Lega Professionisti. Io ti portai delle medicine alle erbe che tu usavi per il sonno e tu mi regalasti un pezzo di Grana. Il vero Grana Padano. Mi dicesti “questo è per tua mamma”. Capii subito la tua delicatezza e aggiunsi “so che tua mamma è Mantovana al di sotto del Po. A noi ci divide solo il fiume”
Caro Vittorio ti voglio ringraziare anche per avermi fatto avere l’invito all’udienza del Papa per il mio cinquantesimo anno di matrimonio. Anche in Vaticano avevi tanti amici. Non te l’ho mai confessato: non potei andare. Scusami adesso per allora.
il 24 dicembre, quando mi hanno telefonato per dirmi che eri mancato, ti confesso che ho pianto.
Mi sono risuonate le tue parole, quel dirmi che stavi bene, forse per non far preoccupare me che il giorno prima avevo subito un’operazione al cuore.
Una bugia gentile. Gentile come tu sapevi essere, ma questo non toglie che quando ci rincontreremo ti darò una codata.
Tu sai che noi pistard la diamo per spaventare l’avversario o per intimorirlo.
Ciao Vittorio, amico mio.
Tuo, Nico.