“Quando anni fa sono arrivato da Panama a New York City, ero in cerca di opportunità. Ho iniziato con l’attività di camionista, poi un giorno sono passato davanti alla palestra Gleason, quando si trovava sulla 32ª strada di Manhattan, tra la 8ª e la 7ª Avenue. Mio padre e mio fratello erano entrambi pugili. Ho imparato il gioco con loro. Un giorno, mentre passavo davanti alla Gleason a Manhattan, all’epoca si doveva pagare un dollaro per vedere gli allenamenti, così un giorno pagai un dollaro per vedere gli allenamenti.”
Era il 2005 e così Hector Roca si raccontava in un’intervista.
Maestro di pugilato e non uno dei tanti; The Professor oppure The General o ancora Papa, così lo chiamavano i suoi pugili.
Campioni, stelle di Hollywood, appassionati dell’arte nobile, chiunque abbia incontrato Hector Roca ne parla e ne racconta come di un uomo speciale, uno di quelli che se hai la fortuna di incrociare ti lascia un segno per la vita.
Deve aver pensato questo Hillary Swank quando nel 2005, con l’Oscar come migliore attrice per Million dollar baby ancora in mano ringrazia proprio lui, il Maestro che le aveva insegnato il pugilato, ma evidentemente anche molto altro.
Un passo avanti
Da prima di Natale Hector Roca era ricoverato in ospedale per insufficienza renale e aneurisma addominale.
Ieri notte, nel sonno, il cuore lo ha lasciato e gli ha regalato un passaggio il più possibile sereno.
Hector Roca ha fatto un passo in avanti, ha cambiato ring, ha cambiato palestra, ha cambiato vita.
Sì, perché i Maestri non muoiono mai, vanno solo altrove a cercare altri allievi ai quali insegnare, facendo tesoro delle loro vite precedenti.
Panama, Hector e Roberto
Di Panama Hector Roca, proprio come Roberto Duran di cui diceva “Lo conosco dall’infanzia a Panama. Viene dalla strada. Mio padre e mio fratello combattevano, sempre a Panama. A Roberto Duran non interessavano i soldi, voleva solo dare ai fan quello che volevano. Dare loro il miglior spettacolo e non lo dimenticheranno mai. Duran ha fatto la storia ed è stato uno dei migliori.”
Maestro di campioni Hector Roca, ma anche di chiunque avesse voglia di misurarsi con sé stesso salendo sul ring: “Per me nessuno è diverso“, diceva “Gli mostri come usare i quattro angoli del ring, come tenere la testa alta e come fare un passo. Poi gli si mostra come tirare qualche pugno, ma questo viene per ultimo. Perché se uno entra in palestra e gli dici: ‘Tira pugni’, è l’unica cosa che vuole fare“.
Hector Roca è stato un uomo fuori dall’ordinario, ma è superfluo dire che anche la Gleason’s Gym non è mai stata un luogo ordinario.
Pietro Gagliardi alias Bobby Gleason
Fucina di campioni del mondo, oltre cento nelle varie categorie, alla Gleason’s hanno fatto il sacco e sono saliti sul ring calibri come Jake La Motta, Muhammad Alì, Mike Tyson. Questo solo per rimanere al firmamento e senza voler fare torto a nessuno.
Chissà come sarebbe andata se la palestra si fosse chiamata Gagliardi’s Gym? Chissà come sarebbe andata se Pietro Gagliardi, pugile napoletano sbarcato a New York nei primi del ‘900 con la mamma Innocenza, la sorella Teodora e sogni chiusi dentro valige serrate con lo spago non fosse stato costretto a cambiare nome e cognome per evitare le discriminazioni riservate ai cafoni italiani?
Lui come altre migliaia di italiani e molti, tra loro, pugili.
È così che Pietro Gagliardi diventa Bobby Gleason, nome dal vago sapore irlandese. È così che dopo aver calcato il ring, nel 1937 decide di aprire una sala da boxe nel Bronx. Anni duri. Come pugni.
Non sappiamo come sarebbe andata, ma sappiamo come è andata a finire.
Sappiamo che la Gleason’s Gym è diventata un tempio della boxe e che Hector Roca, dopo quel dollaro pagato un giorno per assistere a un allenamento, da lì non è più uscito e lì ha compiuto il destino di diventare non uno, ma il Maestro.
Sì, deve essere così
I Maestri cambiano solo ring.
Adesso Hector sarà già a ridosso di un angolo a insegnare di nuovo pugni e vita.
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