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Le pinne e il nuoto veloce del signor Bucciarelli

Una piccola storia di inizio novecento. Un illustre sconosciuto, la sua passione per il nuoto e il suo ingegno. La storia delle pinne passa anche per una tappa non registrata, Portoferraio, Isola d'Elba, e per A. Bucciarelli, un signore di cui non sappiamo nulla, ma che salutiamo come un vecchio amico
Pinne di Bucciarelli

Cosa sappiamo del signor Bucciarelli? Praticamente nulla.
Sappiamo che il suo nome iniziava per A., ma non è dato sapere se fosse Antonio, Alfredo, Arturo oppure Angelo. Sappiamo anche che era di Portoferraio, cittadina elbana con origine che affonda nella storia e persino nel mito, visto il richiamo ad un attracco su quelle spiagge degli Argonauti di Giasone.
Del nostro sconosciuto Bucciarelli sappiamo però che, complice con ogni probabilità il suo essere nato sul mare, amava nuotare e che, in qualche modo, era uomo d’ingegno. E sono proprio nuoto e ingegno che nel 1904 gli concedono un momento di celebrità. Celebrità fugace probabilmente, ma fate un salto temporale, provate a immaginare un mondo non connesso, senza rete, senza social. Un mondo dove le notizie sono merce rara affidata ai giornali, letti da chi sapeva leggere e raccontati poi alla moltitudine di persone che nel 1904  leggere non sapevano e si firmavano a malapena con una x incerta.
Ebbene il momento di celebrità il signor A. Bucciarelli lo conquista domenica 5 giugno sulle pagine di quello che al tempo era la rivista domenicale per eccellenza La Domenica del Corriere. È da queste pagine che scopriamo che a lui non bastava nuotare, ma voleva nuotare veloce. L’ingegno scatta così e questa è la piccola storia delle pinne di Bucciarelli.

Le pinne. Queste sconosciute

In effetti Bucciarelli non è stato il primo a pensare di velocizzare il nuoto con un qualche strumento accessorio.
Immancabile l’intuizione pregressa di Leonardo da Vinci che aveva immaginato il suo palombaro ante litteram munito di pinne plantigrade.
Acuto padre Giovanni Antonio Borrelli, uomo di cultura eclettica che spaziava dalla medicina all’astronomia, e che nel secondo ‘600 si diletta a teorizzare un uomo sott’acqua che, dotato di palme ai piedi e alle mani, avrebbe potuto replicare agevolmente il nuoto di una rana. E poi Benjamin Franklin, inventore come pochi che tra le tante inventa anche lui un sistema pinnato da applicare su mani e piedi del nuotatore.

Pinne di Bucciarelli
(A. Bucciarelli e le sue pinne)

Qui viene il bello e torna Bucciarelli.

Tra le cose che non ci è dato sapere è se Bucciarelli conoscesse Franklin e il suo progetto di uomo pinnato di legno. Quello che sappiamo, però, ce lo restituisce la fotografia e l’articolo che a Bucciarelli dedica la Domenica del Corriere.
La fotografia ci racconta un Bucciarelli di età che potrebbe essere intorno ai trent’anni, fisico aitante, baffoni di rito e costume intero a righe di ordinanza e, soprattutto, armamentario di sua invenzione applicato alle gambe.
Dalla descrizione apprendiamo che “…le due ali sono da applicarsi lateralmente alle gambe mediante un sistema di corregge, di guisa che esse possano aprirsi dal basso in alto della persona che le adopera per un angolo di circa 90°. Nel nuoto avviene che ritraendo l’una o l’altra gamba, o tutte e due insieme. Le due ali, o piani che dir si voglia, restano chiuse, mentre spingendole con un leggerissimo spostamento laterale le alette si aprono permettendo così al nuotatore di darsi una tale spinta da raggiungere una notevole velocità.”
Con buona pace dell’inventiva del nostro Bucciarelli, di lui e del suo sistema di pinne un po’ complicato non si è saputo più nulla.

Le pinne moderne

Sarà invece un francese, Louis de Corlieu, che consegnerà al nuoto e alla storia le pinne moderne così come sostanzialmente le conosciamo oggi. Un percorso di studio e sperimentazione iniziato nel 1909 e che, per tappe successive, lo porterà nel 1933 a brevettare un modello di pinne per mani e per piedi realizzate in gomma vulcanizzata, materiale innovativo derivato dal caucciù grazie al brevetto di un signore che acquisterà parecchia fama, Charles Goodyear.

Un vecchio amico

Di Bucciarelli, per quanto ne sappiamo, rimane una notizia dispersa, un trafiletto su una rivista di inizio ‘900 quando il secolo giovane prometteva meraviglie.
I
llustre sconosciuto, di qualcuna di queste meraviglie avrà goduto anche il nostro A.Bucciarelli di Portoferraio.
Oggi sorridiamo alla sua storia, alla sua foto, alle sue improbabili pinne e lo salutiamo come si saluta un amico ritrovato.

 

Rachele Colasante giornalista pubblicista, laurea in Lettere, master in sostenibilità alla LUISS Buisiness School, studia Scienze Umane per l'Ambiente a RomaTre. Da sempre incuriosita dalle storie, cerca di scrivere la sua al meglio. Ancora non sa dove la condurrà il suo percorso, ma per ora si gode il paesaggio.

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