Questa storia è a firma di Giovanni Bianchi, che del vecchio Vespucci parla con l’affetto di chi l’ha vissuto e di chi, immaginiamo, avrà speso una vita in mare. Ovviamente quando scrive non può sapere che dopo appena tre anni il Cristoforo Colombo, quello che lui per funzione chiama “il nuovo Vespucci”, sarà veramente affiancato da un nuovo Vespucci, la nave più bella del mondo che ancora veleggia.
Di Giovanni Bianchi non sappiamo nulla, possiamo solo sperare che la vita e le vicende di mare gli abbiano restituito tale affetto e lo abbiano trovato sempre saldo. (NdR)
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Quando il 12 luglio gli allievi dell’Accademia Navale lasceranno l’Italia per la consueta crociera estiva, Livorno non vedrà più, accanto agli incrociatori Pisa e Ferruccio, la ben nota ed agile sagoma del vecchio Vespucci.
Ci sarà invece un’altra nave, il Cristoforo Colombo, più giovane di mezzo secolo come costruzione, di altrettanto più vecchia come linea; una nave che ricorderà coi massicci fianchi e l’altissima alberatura le fregate della Marina Sarda, mentre offrirà come sistemazioni interne quanto di più nuovo e geniale ha ideato la tecnica delle costruzioni navali accanto a tutte quelle installazioni delicatissime e perfette che sono necessarie per l’istruzione degli allievi.
Il vecchio Vespucci
Il vecchio Vespucci, carico d’anni e di gloria, cede il posto al confratello più giovane, più forte, espressamente studiato per la delicata e altissima missione alla quale è destinato. Ma il suo nome resterà sempre vivo nella mente e nel cuore di tutti gli Ufficiali della nostra Marina che dalla fine del secolo scorso ad oggi si sono arrampicati sulle sue sartie, hanno respirato a pieni polmoni, dall’alto della sua alberatura, la vivificante brezza de mare.
Memorie di allievo
Siamo passati tutti quanti sul vecchio scafo ora destinato ineluttabilmente alla lenta, triste morte delle navi messe in riposo.
Vi abbiamo compiuto i nostri primi viaggi, le nostre prime prove di marinai. Abbiamo assaporato su di esso le prime rudi carezze dell’Oceano, i primi dolori e le prime gioie della vita di mare. Lo abbiamo ingiuriato, vedendolo a volte immobile, abbandonato senza vita per giorni e giorni sull’immensa distesa azzurra, durante le calme estive; ci siamo invece entusiasmati correndo sulle onde con le grandi vele bianche gonfie e tutta la alberatura fremente sotto le raffiche del vento. Ma gli abbiamo voluto sempre bene.
Povero Vespucci! Ricordo ancora la mia prima campagna, compiuta su di esso nel 1923. Ci siamo spinti sino a Madera e Lisbona. È stato il canto del cigno. Poi il campo delle sue crociere si è sempre più ristretto, al solo Mediterraneo Occidentale, e infine allo Jonio e al Tirreno.
L’ultimo incontro
Ho riveduto la vecchia nave ancora una volta l’anno scorso, ad Ostia, dal ponte del Cavour, pochi giorni prima della rivista navale.
All’estremo limite della linea dei grandi e svelti incrociatori leggeri, dietro alle imponenti masse delle navi da battaglia, dinanzi alle agili sagome dei cacciatorpedinieri, era una cosa strana vedere quell’antiquato bastimento a vela in mezzo all’intera nostra armata, quell’antiquato bastimento che resisteva anch’esso bravamente alle furie del libeccio, e sembrava voler ricordare a noi, ora Ufficiali di tutte quelle belle e potenti unità, che proprio sul suo vecchio ponte avevamo appreso i primi, incancellabili rudimenti della nostra professione, avevamo, obbedendo, imparato a comandare.
Il Cristoforo Colombo
Il Cristoforo Colombo inizia ora il ciclo dei suoi viaggi, agli ordini del capitano di vascello Leopoldo Novaro, Comandante in seconda dell’Accademia Navale, continuando così a svolgere la missione del Vespucci, continuando cioè a temprare coi pericoli e le fatiche della navigazione a vela lo spirito ed il carattere dei nostri futuri Ufficiali. Altre migliaia di allievi passeranno sul suo ponte, come le migliaia che le avevano precedute erano passate su quello del Vespucci. Animate tutte dallo stesso entusiasmo, dalla stessa volontà. E la vecchia nave, che ha fatto sventolare la nostra bandiera su tutti i mari del globo, che ha provato le furie di tutti gli oceani, potrà ora morire tranquilla.
“Navigare ed osare“: le tre parole che riassumono e suoi 46 anni di vita sono ora il motto del Cristoforo Colombo.
E questo motto sarà per il nuovo Vespucci uno stemma ed un ordine.