Roma. Sempre e per sempre.

Guardo al mese appena concluso, gennaio, il primo dell’anno nuovo e come sempre pieno di intenzioni, promesse e aspirazioni. Guardo al mese di gennaio e mi rincorrono due date di anni lontani. Due date di amore giallorosso che mi hanno segnato per sempre.
Roma

Ci sono i tifosi di calcio e poi ci sono i tifosi della Roma.
Questa bellissima frase appare in un punto vendita della Capitale, un Roma Store come ce ne sono diversi sparsi per la città. La gente ci passa davanti immortalandosi davanti tanto amore dichiarato per quelli che per noi sono i colori più belli del calcio. Qualcuno che sa veramente come sia nato questo aforisma e chi ne sia l’autore, guarda con una certa malinconia tutta la scritta e poi abbassa lo sguardo, forse per non far vedere che una lacrima scende sul viso. Sì! Una lacrima di tristezza traspare dagli occhi e sul volto di coloro che hanno vissuto momenti storici, indimenticabili.
E con la magnifica scritta, il volto di un grande uomo e capitano, Agostino Di Bartolomei da Tor Marancia. Ma non è di lui che si vuole parlare attraverso queste righe scritte con tanta passione, ci sono state tramandate storie di ogni genere nei confronti del taciturno(?) con la fascia al braccio, capitano di un veliero che è riuscito a conquistare l’ambito vessillo.

Due giorni indimenticabili

Quello che mi preme più di ogni altro ricordo, sono due date ben precise di avvenimenti accaduti proprio nel primo mese dell’anno, in due anni ben distinti e distanti tra loro. Date scolpite nella memoria mia e della Roma e che mi rimarranno addosso sempre e per sempre.

Roma. Dino Viola

Roma. 19 gennaio 1991

Scompare il più grande presidente della storia della AS Roma, icona per noi attempati tifosi giallorossi, Adino Viola, o meglio il mitico Dino Viola. Di lui mi appassiona, oggi come allora ricordare un episodio che ci ha visti insieme, uno a fianco all’altro, anzi il Presidentissimo sottobraccio al sottoscritto sul viale della Tribuna Monte Mario. A semplice domanda, una esauriente risposta da parte di chi ha dato la vita intera per la sua squadra. Credevo stupidamente che fosse tutta una presa in giro, da perfetto ignorante ho dubitato della coscienza di Viola, che in quello specifico momento aveva preso per mano un tifoso qualunque e lo tranquillizzava con il suo pacato modo di esprimersi, altro che violese, bellissime parole dentro un logico discorso prettamente legato al calcio giocato, alla squadra e a noi tifosi, dichiarati dal suo grande modo di concepire il tifo romano e romanista suoi figli…

Roma. 9 gennaio 1977

Compare per la prima volta nel cuore di noi incalliti e invecchiati tifosi romanisti un insieme di quattro lettere: CUCS, Commando Ultrà Curva Sud. Il gruppo che per bocca di una delle figure determinanti la nascita, Grazia: “Questo gruppo non ha nomi e neanche colore politico, siamo tutti uguali legati da un forte sentimento sportivo che si chiama Roma”. Più o meno questo è stato il messaggio che ha riunito diverse generazioni sotto una pezza lunga ben 42 metri. Eravamo tutti tifosi e questo bastava.  Per anni il simbolo di una tifoseria unita, la più grande compagine storico calcistica dell’A.S. Roma, quella che insieme ad altri gruppi storici della curva ha dato modo a tanti giornalisti, opinionisti, addetti ai lavori o semplici tifosi di poter raccontare ognuno un proprio personale aneddoto da riportare nell’enciclopedia del tifoso romanista.

Roma CUCS

Vita di Curva

Era stupendo ritrovarsi sotto la Curva Sud, a ridosso del campo a scambiarci idee opinioni, modi di vivere la propria vita e poco importava, anzi non fregava niente a nessuno che Stefano, il camerata, fosse amico di Alessandro, il compagno. Importante era in quel tempo di permanenza nella nostra seconda casa, tifare per un solo nome e per due colori splendidi: la Roma e il suo giallo ocra e rosso pompeiano.
Nella storia della tifoseria sono nati tantissimi gruppi che hanno fatto storia, ma nessuno mai è riuscito a interpretare il grande sogno del CUCS, quello di essere un gruppo, omogeneo e compatto, di ieri, ancora di oggi e ancora per il resto della storia del calcio della capitale. Quante volte tutti insieme per tirare su una coreografia che lasciasse il segno indelebile di una stupenda realtà, e tutto è sempre andato nel modo migliore di una intramontabile scenografia.

Ago

A questo punto, caro Agostino, capitano indimenticato, non mi resta che ricordare ancora una volta quello che ci hai lasciato come insegnamento: “Ci sono i tifosi del calcio e poi ci sono i tifosi della Roma”.
Sempre e per sempre.

Stefano Trippetta 64 anni, romano. Scrittore non per vocazione ma solo per passione rivolta alla città che fortunatamente mi ha voluto, scelto e cresciuto. Attraverso il filtro di una buona memoria sono riuscito a dividere questa grande madre: da una parte la Roma del cuore, la Lupa, tatuata con orgoglio; dall'altra quella razionale legata a ogni tipo di cambiamento, atteggiamento, costume.

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