Con allegria.
Chi ha vissuto con allegria è così che deve essere ricordato quando fa il grande passo avanti.
Giampiero Galeazzi ha vissuto con allegria, un’allegria contagiosa da cui nessuno è rimasto fortunatamente immune.
Un’allegria entrata nelle case di tutti con le sue telecronache che hanno emozionato, fatto sorridere e a più d’uno anche fatto piangere.
Un’allegria che lo ha fatto essere inconsapevole amico anche di chi non lo ha mai conosciuto.
Lo sport è stato la sua vita.
Da atleta, sul fiume, sul Tevere che forse ha amato come pochi da quando iniziò a vogare con i colori del Circolo Canottieri Roma, lui grande tifoso della Lazio e che di canottaggio sarebbe diventato campione nazionale nel 1967, sfiorando la qualificazione per le Olimpiadi di Città del Messico prima di entrare in RAI.
Da giornalista, in RAI appunto, che è stata l’altra grande passione della sua vita, dove ha dato voce e cuore al canottaggio raccontandone in diretta le imprese rompendo ogni schema narrativo, perché in quel momento lui non era solo il telecronista, lui era acqua e barca e remo e fatica.
Giampiero Galeazzi era famelico di vita, contagioso anche in questo, e tutti gli italiani che hanno vissuto lo sport nei suoi racconti d’animo e di cuore oggi ascoltano il silenzio.
Giampiero Galeazzi, il Bisteccone, nome affettivo che è un programma di vita irregolare ed entusiasta, ha fatto essere tutti suoi amici.
Ci mancherà.
Ma di una cosa siamo sicuri.
Dall’altra parte, perché un’altra parte ci deve pur essere, continuerà a essere famelico di vita, continuerà a raccontare storie e strapperà un sorriso e forse una lacrima anche a tutti i suoi nuovi amici.
Dai Giampiero, andiamo a vincere adesso lo dirai anche a loro e vedrai che sarà una grande festa.