“Ma tu…te lo ricordi Roberto Pruzzo?“
Er Piovra si annoia in porta durante la partita di fine giornata, senza esclusione di colpi, sulla battigia del mare di Nettuno. Otto vs. otto, sembrano quaranta tanto è il veleno. Si è acchittato la squadra scegliendo i più forti, ma adesso si annoia mortalmente. Ed allora comincia a parlare con una ragazzina, avrà sei anni, che sta lì a seguire, tutta presa e gambe incrociate, la partitella dove i due suoi fratelloni, Luca e Giorgio, non si tirano certo indietro. La ragazzina non sa chi sia il bomber di Crocefieschi, come potrebbe – parliamo di venti anni prima – e non sa nemmeno una parola di italiano. Anzi, “Ciao, come stai, mi chiamo Alessia, gelato” sì, ma niente di più.
Sorride, due occhi vispi e le treccine ma, povera, va in confusione quando Er Piovra, quattro volte lei, piazza domande astruse “Manco er go de Turone? Era bono sai” che anche un accademico della crusca sarebbe andato in difficoltà.
Wembley ultimo atto
Domenica 31 luglio 2022, una quindicina d’anni dopo, la ragazzina è a bordo campo. Ha completato un lungo warm up ed è pronta a subentrare al minuto 55 della finale dell’europeo femminile di calcio dove Inghilterra e Germania sono bloccate sul risultato iniziale. La ragazzina oramai ha 23 anni e sulle spalle lo stesso numero e soprattutto una responsabilità enorme. Vibra Wembley, di una vibrazione che ci riporta indietro di un anno. Un’ovazione accompagna lo speaker che ne preannuncia l’ingresso: Alessia Russo per Ellen White, autentica leggenda, 33 anni, 121 presenze e 58 reti con la maglia dei tre leoni.
Alessia l’ex ragazzina, adesso idolo indiscusso di un popolo che canta Sweet Caroline per esorcizzare l’incubo di un pallone che non sa più ritrovare la via di casa. Sono 56 anni mica un giorno, da quel tiro dentro fuori sotto la traversa fino alle manone di Gigio allungate sul sortilegio.
Alessia è il centravanti del Man U
Alessia Russo dalla panchina ha già firmato quattro reti in 121′ nel torneo, record impreziosito dal gioiello “di tacco” nella semifinale con la Svezia, prodezza da giro del mondo sul tubo e ritorno. Si auspica il Puskas Award per il goal dell’anno. Amy Wambach twitta “Ho sempre sognato di fare una rete cosi’, senza riuscirci” e 200.000 appassionati si aggiungono al suo profilo IG nell’arco di poche ore, divisi fra estasiati ed imploranti: “One more, Alessia, one more. It’s coming home“.
Nettuno
Nella città del baseball, un’ora da Roma, dove Truerba (al secolo, Bruno Conti) è salito sul tetto del mondo ragazzo tra i ragazzi di Bearzot, Alessia ha trascorso le sue estati più spensierate con la nonna, la sua famiglia ed il Santos sempre fra i piedi. Alessia che nasce e cresce nel Kent, è evidentemente di origine italiana; tra Sicilia e Lazio le radici.
Papà Mario si è divertito parecchio giocando con la squadra della polizia metropolitana, Giorgio sfiora il calcio pro, mentre Luca è mezzofondista bravo abbastanza da guadagnare una borsa di studio negli USA.
La predestinata
Per Alessia la predestinata, dopo Chelsea e Brighton, la scelta americana è ancora più logica: il college soccer è competitivo e tutto il movimento femminile è all’avanguardia sotto qualsiasi punto di vista.
Sceglie, e viene scelta dalle super titolate Tar Heels della North Carolina University dove raccoglie successi e record a raffica, almeno fino a quando pandemia ed infortuni non la riportano a casa, stavolta Manchester lato diavolesse. In parallelo, il percorso passo dopo passo – dalla U15 alla U21 – con la nazionale dove ora siamo a 13 presenze ed 8 reti. And counting.
Russomania
La “Russomania” di stampa e social ha alleggerito le giornate di questo luglio fra crisi di palazzo, guerre maledettamente vicine e contagi ancora troppo alti. Tutto è accaduto così meravigliosamente in fretta.
Alessia Russo invocata, attesa, applaudita da chi non ne sapeva nulla, di lei e forse del calciodonne, tre settimane prima.
Alessia la riconosci per la corsa, la combattività, per sapere stare vicino alla porta avversaria, ma anche distante a far salire, ripartire, guadagnare metri e piazzati. Brava Alessia Russo e bravissima Sarina Wiegman, olandese vincente e manico delle neo campionesse, che ha resistito alle pressioni dei tanti esperti dell’ultima ora. Alessia dalla panchina per chiudere le partite già in discesa e scardinare quelle complicate come la finalissima con la Germania degnissima contendente.
Davanti a William ed altri 87.191 testimoni, mai così tanti nemmeno per una finale europea uomini, Alessia Russo non ha trovato il goal seppur sfiorandolo. Sono state le altre due subentrate, Elle Toone e Chloe Kelly, a decidere la contesa consentendo a capitan Leah Williamson di alzare la Coppa al cielo di Londra.
Er Piovra
Er Piovra è ora il bagnino dello stabilimento a pochi metri dal campo di sabbia di quella partitella a senso unico. Dopo Turone, Pruzzo, ora già lo immagino sbraitare per Dybala.
Alessia Russo invece, in attesa di tornare in Italia dalla nonna e di capire se rinnoverà con il Man U, deve cominciare a dribblare i tabloid che, già all’indomani del trionfo, affiancano le celebrazioni alla pazza, quanto si vedrà, idea che possa essere lei – la bambina di Nettuno – la prima giocatrice a valere un milione di sterline.