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L’Italia di Marvin Hagler e Kobe Bryant

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Gli Stati Uniti, grazie alla loro cultura sportiva insita nei giovanissimi sin dai tempi della scuola primaria, regalano al mondo storie incredibili di campioni in ogni sport.
Ce ne sono alcuni che lasciano un vuoto enorme, anche tra i non appassionati, quando purtroppo lasciano questa terra.
Marvin “Marvelous” Hagler e Kobe “Black Mamba” Bryant sono due esempi che siederanno sempre nell’olimpo degli Dei sportivi americani ed entrambi hanno vissuto parte della loro vita in Italia.

Kobe Bryant è stato uno dei più grandi giocatori di basket di tutti i tempi, 5 titoli NBA (tutti con i Los Angeles Lakers), 2 ori Olimpici e un campionato del mondo con la nazionale USA, con record personali da paura:
più giovane giocatore dell’All Star Game (19 anni e 175 giorni);
più giovane giocatore a essere stato scelto nel NBA All-Rookie Team (1996-97);
più giovane giocatore ad avere vinto lo Slam Dunk Contest (Gara di schiacciate): 18 anni e 175 giorni;
uno dei due giocatori della storia ad aver segnato 50 o più punti in 4 gare consecutive;
più tiri da 3 segnati in un tempo: 8;
più tiri liberi segnati in un quarto: 14;
più tiri da 3 segnati negli All-Star Game: 17;
unico giocatore nella storia NBA a segnare almeno 600 punti nella post-season per tre
anni consecutivi (2008, 2009, 2010);
unico giocatore nella storia NBA ad aver segnato 60 punti nella sua ultima partita da professionista (13 aprile 2016);

Personaggio conosciutissimo anche fuori dal campo, impegnato nel sociale e nel marketing di parecchi brand (anche a nome proprio) riuscendo persino a vincere un Oscar per un corto ispirato alla sua lettera di addio al basket, il 26 gennaio 2020 Kobe ha perso la vita a bordo del suo elicottero privato insieme alla figlia tredicenne Gianna, unica in famiglia che aveva iniziato a percorrere la stessa strada del padre.

Marvin Nathaniel Hagler, detto “The Marvelous“, nato a Newark nel New Jersey il 23 maggio 1954, si trasferì assieme alla famiglia a Brockton, Massachusetts.
Pugile di una classe immensa, iniziò la sua carriera nel 1969, quando entrò a fa parte della palestra dei fratelli Petronelli (il suo primo incontro con sangue italiano), divenendo professionista quattro anni dopo: dovette aspettare sei anni e ben quarantanove incontri per battersi per il titolo mondiale.
Dopo il pareggio decretato nella sfida contro Vito Antuofermo, riuscì a diventare campione battendo successivamente Alan Minter nel 1980: Hagler ci mise tre round per mandare al tappeto l’inglese, vincendo così il titolo di campione del mondo, riuscendo a difenderlo fino al 1987, quando fu sconfitto in un discusso match contro Sugar Ray Leonard.
Questa sfida (6 aprile 1987, Caesar Palace di Las Vegas) fu sentitissima da tutto il mondo: i tifosi erano spaccati in due e il verdetto favorevole a Leonard deluse molto al punto che Marvin abbandonò il pugilato per sempre, senza mai ripensarci nonostante offerte faraoniche giunte negli anni successivi.
Lo score di The Marvelous è impressionante: 62 sfide vinte su 67 incontri (52 per KO), più tre perse e due pareggiate.
Atleta completo, dalla tecnica sopraffina, prevalentemente mancino ma assolutamente equilibrato, nel 1993 è stato inserito nella Boxing Hall of Fame.
Il 13 Marzo 2021 all’improvviso si è spento nella sua casa nel New Hampshire.

I due campioni e il loro stretto rapporto con l’Italia.

Kobe Bryant era legatissimo all’Italia perché, oltre ad avere degli ottimi ricordi della sua adolescenza (e del cibo), riteneva di esser riuscito ad assimilare delle tecniche di allenamento sconosciute negli USA.
Nell’NBA ci si allena poco e si gioca tanto (le partite di campionato rendono di più per la presenza di pubblico e TV) mentre Kobe era un ossessionato dalla possibilità di auto-migliorarsi e pertanto riusciva a stupire i suoi compagni che lo vedevano allenarsi da solo prima e dopo le partite con risultati eccellenti.
Kobe non era capitato per caso nel nostro Paese: suo padre Joe, anche lui cestista, aveva deciso di venire a giocare in Europa portandosi dietro la famiglia.
Quattro città che sono ancora oggi capitali del basket tricolore: Rieti, Reggio Calabria, Pistoia e Reggio Emilia.
Kobe era piccolo, ma giocava già con i più grandi.

Nel torneo Juniores Plasmon aveva 6 anni, gli altri 9 ed era il migliore.
A Rieti lo fecero esordire giovanissimo per “farsi le ossa” ma dopo pochi minuti l’allenatore lo fece uscire dal campo perché la sua squadra stava vincendo dieci a zero mentre la palla ce l’aveva solo lui.
Il piccolo Kobe andò a piangere dalla mamma perché’ un campione deve giocare sempre: il problema è che erano in lacrime anche i suoi avversari dal momento che non erano riusciti a fermarlo in nessun modo!
Kobe non ha mai dimenticato il nostro paese e appena riusciva aveva piacere a parlare italiano: ci sono tante testimonianze di turisti che a Los Angeles si sono visti avvicinare da un energumeno di 196 cm e circa 100 kg di muscoli, sorridente e voglioso di migliorare il suo accento simil-romagnolo.

Bryant decise di trasmettere il suo amore per il bel paese alle figlie, chiamandole Gianna Maria-Onore (RIP), Natalia Diamante, Capri e Bianka Bella.
Marvin Hagler, al contrario di Kobe, incontrò il nostro paese in tarda età, grazie alla sua seconda moglie Kay Guarrera.
The Marvelous non nascose mai il suo tifo per la Sampdoria, in ricordo dello storico match del 3 ottobre 1982 svoltosi all’interno del teatro Ariston di Sanremo (sì, quello del Festival) sconfiggendo Fulgensio Obelmeijas per KO, sfida disputata alle 4 del mattino per poter essere trasmessa in orari comodi in USA.

Marvin Hagler sposò Kay a Pioltello in provincia di Milano, con un matrimonio celebrato dal sindaco in municipio e una cinquantina di invitati.
Dopo il ritiro dalla boxe, Hagler decise di passare molto tempo in Italia, stabilendosi tra Rozzano e Milano, intraprendendo anche la carriera di attore.
Alla fine degli anni Ottanta fu tra i protagonisti dei film di genere Indio e Indio 2, diretti da Antonio Margheriti, prodotti sulla scia del successo della serie di Rambo.
Nel 1997 interpretò l’action movie Potenza virtuale a fianco di Terence Hill, oltre a tante comparse in vari programmi televisivi.

Tra gennaio 2020 e Marzo 2021 la vita ci ha portato via questi due uomini eccezionali, campioni fuori e dentro l’arena, ma siamo sicuri che dall’alto del paradiso riservato ai Migliori, di fronte a un piatto di spaghetti ricorderanno quanto sia bella l’Italia e quanto averla nel cuore abbia aiutato loro a vivere meglio!

Riccardo Romano, nato e cresciuto a Roma, rinato e residente a Miami. Avvocato in Italia, consulente food&beverage in Florida, si occupa di servizi di security per grandi eventi e assistenza passeggeri all'aeroporto internazionale di Miami. Appassionato di sport, entertainment e cultura della birra.

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