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Amedeo Amadei. L’emozione del primo goal

Amedeo Amadei il 9 maggio 1937, a Lucca, tocca il cielo con dito. Segna il primo dei suoi 111 goal che lo faranno diventare una bandiera della Roma. Il primo goal di un amore assoluto che, anche quando cambierà maglia, gli farà rimanere quella giallorossa tatuata sulla pelle
Amedeo Amadei

Bella città Lucca, grande storia che affonda nel tempo, una cinta muraria rinascimentale intatta, una delle poche, cucina di sapore e spirito vivace. Insomma Lucca è un bel posto dove andare.
Per la Roma quel 9 maggio 1937, un po’ meno.
Siamo alla penultima di campionato, l’ottava edizione a girone unico. In una stagione che vedrà lo scudetto andare al grande Bologna, la Lucchese neopromossa è la squadra rivelazione, gioca senza timori reverenziali e finirà settima. La allena l’ungherese Erno Erbstein che, da direttore tecnico del Torino, morirà nella tragedia di Superga.
La Roma arranca, chiude la stagione al decimo posto e quel giorno, da Lucca, torna sonoramente sconfitta per 5 a 1.
Eppure il 9 maggio 1937 è un grande giorno per la Roma e la sua storia.
Il goal della bandiera non è un goal qualunque.
Il goal lo segna Amedeo Amadei ed è solo il primo dei 111 goal che segnerà nelle sue 234 partite con la maglia giallorossa, una maglia che anche quando cambierà per giocare con Inter e Napoli gli rimarrà tatuata sulla pelle.

Amedeo Amadei, figlio di fornai, della Roma diventerà una bandiera

Amedeo Amadei aveva esordito in serie A la settimana prima, il 2 maggio, contro la Fiorentina e, dopo essere stato il più giovane esordiente in assoluto, il 9 maggio, con i suoi 15 anni, 9 mesi e 14 giorni ne diventa anche il più giovane marcatore, record che ancora oggi nessuno gli ha strappato.
E me lo voglio immaginare forse incredulo, ma con il cuore gonfio, toccare il cielo con un dito quel giorno a Lucca dopo aver segnato il primo di tanti di quei goal che forse non avrebbe mai pensato.
Un simbolo Amedeo, un numero 9 come da tradizione, veloce, irruento, occhio sul campo e palla al piede inganna avversari fintando e aggirando, capace di far passare il pallone da una parte mentre lui va dall’altra per poi riprenderselo e spingerlo in porta con tiri fulminati dove scarica amore e rabbia.
Amedeo Amadei, il Fornaretto come il popolo di Roma lo ha sempre chiamato per sentirlo ancora più suo perché a Roma, da sempre, anche fare il pane non è un mestiere qualunque e dacci oggi il nostro pane quotidiano non è solo una preghiera, ma è il cuore grande dell’Urbe.

Amedeo Amadei lascia un segno indelebile.

Quarto marcatore assoluto della storia giallorossa, il centravanti non nasconderà mai il suo amore sviscerato per la Roma, che aveva caparbiamente cercato scappando in biciletta dal forno di famiglia a Frascati solo perché aveva sentito dire che la Roma cercava giovani e faceva provini.
Un amore viscerale che, al passaggio prima con l’Inter e poi con il Napoli, gli farà dire senza remore “il giorno che incontreremo la Roma io non giocherò, dovesse pur essere una partita decisiva per lo scudetto. Non potete pretendere che io pugnali mia madre.”
Un amore da figlio, quindi, non contenibile e non misurabile.
Proprio come quello della madre, la Roma, che non lo ha mai dimenticato.

 

Marco Panella, (Roma 1963) giornalista, direttore editoriale di Sportmemory, curatore di mostre e festival culturali, esperto di heritage communication. Ha pubblicato "Il Cibo Immaginario. Pubblicità e immagini dell'Italia a tavola"(Artix 2015), "Pranzo di famiglia. Una storia italiana" (Artix 2016), "Fantascienza. 1950-1970 L'iconografia degli anni d'oro" (Artix 2016) il thriller nero "Tutto in una notte" (Robin 2019) e la raccolta di racconti "Di sport e di storie" (Sportmemory Edizioni 2021)

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