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Settebello. La squadra imbattibile

È tra le Nazionali più medagliate di sempre, in uno sport, la pallanuoto, che vanta una orgogliosa tradizione in Italia. Per questo è per tutti diventata il “Settebello”. Ma il vero punto di svolta, probabilmente, fu la partita contro la padrona di casa nella finale dell’Olimpiade di Barcellona del 1992.
Settebello

Nel gioco della scopa il sette di denari è la carta più importante, perché da sola vale un punto. E lo sapevano bene i giocatori della Rari Nantes Napoli, ottima squadra di pallanuoto, dominatrice in Italia negli anni ’40, che nel secondo dopoguerra affrontavano le lunghe trasferte di campionato giocando proprio a carte. Non dovettero sforzarsi molto i giornalisti che associarono il numero di giocatori in acqua (sette, appunto) con la carta vincente. Così, la società partenopea fondata nel 1905, che aveva vinto 5 scudetti tra il 1939 e il 1950, diventò per tutti “il Settebello”. Ma accadde che nel 1948, alle Olimpiadi di Londra, durante una intervista, alcuni giocatori napoletani della nazionale dissero a Nicolò Carosio, il maestro delle radiocronache che ha scritto pagine indelebili dello sport italico: “Noi siamo quelli del Settebello: in radio ci chiami così”. Gli azzurri si aggiudicarono la medaglia d’oro e, da allora, quello è il soprannome della nostra Nazionale di pallanuoto.

Una delle Nazionali più titolate al mondo

Gli azzurri sono una delle Nazionali più medagliate al mondo, avendo vinto praticamente tutti i titoli possibili. Quattro Mondiali (1978, 1994, 2011, 2019), tre Europei (1947, 1993, 1995), una Coppa del Mondo (1993), una World League (2022) e ben tre Olimpiadi (1948, 1960, 1992). Ma è proprio dalla finale della XXV Olimpiade, quella disputata nell’estate del 1992 a Barcellona, che il Settebello ha aperto un ciclo di vittorie straordinario e inusitato.

Una finale da underdog

Le calottine azzurre di Ratko Rudic, il croato precedentemente artefice della miracolosa Nazionale jugoslava e considerato il miglior allenatore che abbia mai calcato il bordo di una vasca olimpica, arrivano alla finale di quell’Olimpiade catalana da underdog. Troppo superiore nei pronostici il vantaggio della squadra di casa, che può vantare in rosa l’asso riconosciuto a livello mondiale della pallanuoto, quel Manuel Estiarte che in Italia conoscevamo bene, avendo giocato e vinto a Pescara, e che i giornali facevano a gara a paragonare a Diego Maradona o a Micheal Jordan, a seconda della disciplina di riferimento.

Settebello
(Ferdinando Gandolfi al tiro)

I nostri tredici eroi

Pur vantando una notevole tradizione, la nostra pallanuoto si è diffusa prevalentemente a macchie di leopardo, ovviamente privilegiando le città di mare. Infatti, le scuole più importanti sono quella ligure, quella napoletana e quella siciliana. La provenienza geografica dei tredici pallanotisti convocati da Rudic per i giochi olimpici non fa che confermare questa tendenza. C’erano, infatti, cinque napoletani (Fiorillo, i fratelli Porzio, Silipo e D’Altrui), tre genovesi (Bovo, Gandolfi e Averaimo), il siracusano Campagna, oltre al barese Attolico, il romano Ferretti, il milanese Caldarella e il teatino Pomilio.

Una domenica catalana

È una calda domenica, quel 9 agosto. È il giorno di chiusura delle XXV Olimpiadi. La piscina intitolata a Bernat Picornell, impianto spettacolare che affaccia sulla Sagrada Familia, è piena di tifosi catalani che per un giorno hanno messo da parte i loro sogni di indipendenza e tifano affinché una nuova medaglia d’oro si aggiunga al medagliere spagnolo, mai così ricco come in quella occasione.

Settebello

Una finale epica

Nonostante lo sfavore dei pronostici, l’Italia è determinata e tenta l’impresa, portandosi ben due volte in vantaggio di 3 gol, 4-1 nel secondo tempo regolamentare e 6-3 nel terzo tempo. Poi, però, subiscono il ritorno degli spagnoli, mai domi e sospinti anche da qualche decisione arbitrale discutibile. A pochi secondi dalla fine della partita, gli azzurri sono in vantaggio 7-6. Ma un gol dell’iberico Oca riporta il match in parità, complice una dormita della difesa azzurra.

Tre tempi supplementari

Il regolamento prevede la disputa di due tempi supplementari da 3 minuti ciascuno finché non prevalga una delle due squadre. Nel secondo tempo supplementare, il fuoriclasse Estiarte trasforma un penalty e porta per la prima volta in vantaggio i suoi. Sugli spalti, intorno a Re Juan Carlos, è il tripudio. Ma, anche se il sogno dell’impresa sembra improvvisamente allontanarsi, gli italiani non si demoralizzano e Ferretti trova il gol dell’8-8 a 20 secondi dal termine. Seguono altri due tempi supplementari nei quali le due compagini non se la sentono di rischiare. Ed ecco la terza, e ultima, serie di supplementari.

Spagna-Italia 8-9

Ultimo minuto del secondo tempo del terzo supplementare. A 32 secondi dalla fine, Ferretti vede Gandolfi smarcato in ottima posizione e la palla si insacca alle spalle del portiere Rollán. La piscina diventa una bolgia. Sotto la spinta emotiva del pubblico, a 7 secondi dalla fine Estiarte trova un varco per tirare. Le speranze di una nazione intera si spengono, però, sulla traversa azzurra. Dopo una partita infinita, che per drammaticità ricorda la semifinale dei Mondiali di calcio di Mexico ’70 Italia-Germania 4-3, la medaglia d’oro è conquistata dal Settebello.

Settebello
(Alessandro Campagna)

Il ricordo di Alessandro Campagna

A distanza di quasi 31 anni da quell’impresa straordinaria, l’attuale CT del Settebello ha dichiarato: “Dentro quella finale c’era un dramma sportivo di un avversario che ha perso in casa un match che pensava di vincere. E soprattutto la forza mentale di un gruppo che riesce, grazie anche al suo allenatore, a diventare imbattibile con una disciplina, una forza interiore e una gestione dello stress fuori dal comune. Un gruppo che iniziò male il suo percorso, ricevendo anche tante critiche, per poi fare quel capolavoro di partita. Una squadra, parlo ovviamente dell’Italia, che da quel momento in poi perse solo una partita ufficiale, ininfluente contro la Romania agli Europei di Sheffield. Abbiamo dominato la scena per tre anni. Una squadra che meriterebbe di essere narrata in un film, per lasciare un ricordo indelebile alle future generazioni.

Un decennio di vittorie

Sotto la guida del maestro Rudic, all’indomani della finale di Barcellona il Settebello aprirà, come detto, un ciclo di vittorie impressionante, fatto di supremazia internazionale e di voracità agonistica, che durerà circa dieci anni. Molti di quegli eroi sono rimasti nel mondo della pallanuoto: Alessandro Campagna, come detto, e Carlo Silipo sono i Commissari Tecnici rispettivamente del Settebello e del Setterosa; Mario Fiorillo allena la Roma 2007; Marco D’Altrui allena il Pescara e Franco Porzio è il Presidente onorario dell’Acquachiara Napoli.

Una disciplina ingiustamente considerata minore

La pallanuoto è una delle discipline più complete, perché coniuga le dinamiche tipiche del calcio (vince chi fa più gol), del basket (il cronometro è fondamentale, tanto per ritmare le azioni di attacco, quanto per la durata di gioco effettiva) e del nuoto, ovviamente, e quindi richiede agli sportivi che la praticano una adeguata preparazione atletica, resistenza fisica, capacità tecniche e intelligenza tattica. Spesso, nel nostro paese, discipline come questa vengono ingiustamente considerate minori, rispetto al calcio che tutto fagocita e tutto assorbe. Tuttavia, meriterebbero maggiore attenzione dal mondo del giornalismo e dei media, anche perché, alla prova delle grandi manifestazioni internazionali, sono proprio gli sport come la pallanuoto che riescono a scrivere pagine straordinarie per i colori azzurri, che restano scolpite nella memoria di ogni sportivo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Davide Zingone Napoletano classe ‘73, vive a Roma dove dirige l’agenzia letteraria Babylon Café. Laureato con lode in Lingue e Letterature Straniere e in Scienze Turistiche, parla correntemente sei lingue. È autore della raccolta di racconti umoristici "Storie di ordinaria Kazzimma", Echos Edizioni, 2021; del saggio “Si ‘sta voce…”, Storie, curiosità e aneddoti sulle più famose canzoni classiche napoletane da Michelemmà a Malafemmena, Tabula Fati, 2022; e di “Tre saggi sull’Esperanto”, Echos Edizioni, 2022.

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