La foto ufficiale di Sunita Williams resta impressa facilmente nella memoria. Sorridente, con il casco in mano e la bandiera americana alle spalle, non è divorata dalla tuta anzi, sembra quasi svettare all’interno di quel piccolo prodigio della scienza. Sunita è un’atleta e come tale ha bisogno di un abbigliamento consono ma, in questo caso, il campo d’allenamento non ha confini o compagni d’allenamento. Il suo training field è lo spazio e Sunita è la quinta donna ad avere più ore di volo di sempre.
321 giorni, 17 ore e 15 minuti
Sunita nasce in un posto freddo, Euclid in Ohio, nel 1965 quando la corsa allo spazio americana ha ancora il profilo di una splendida favola, oltre che quello di un programma reale che fa passi da gigante. È una bambina seria e determinata Sunita, cresce seguendo le imprese spaziali di tanti uomini e donne che poco a poco costruiscono l’idea per cui lo spazio non sia più inospitale ma una casa a cui mancano solo gli abitanti. Per diverso tempo però, tutto questo appare a Sunita come nient’altro che un sogno: qualcosa di bello su cui fantasticare la sera, dopo le lunghe giornate di studio e di addestramento per guadagnarsi il brevetto di pilota della marina degli Stati Uniti. É così che, poco a poco, quella nebulososa onirica indefinita inizia ad assumere contorni più netti; pilota di marina, mentre vola nei teatri operativi del Mediterraneo e del Mar Rosso studia e alla fine si laurea in ingegneria gestionale e infine, nel 1998, partecipa alla selezione per entrare nel gruppo 17 della NASA. È il 1998.
Agosto 1998
L’Astronaut Candidate Training è un percorso lungo e difficile, due anni di allenamenti intensivi per abituare corpo e mente degli astronauti al non-ambiente spaziale che sarà la loro nuova realtà. Sumita accoglie di buon grado le infinite ore di allenamento, spronandosi ad andare sempre un po’ più avanti, come se potesse con un solo giro di corsa in più arrivare direttamente sulla Luna. Si potrebbe dire che lei è avvantaggiata: appassionata di sport fin da piccola, non ha mai trascurato i suoi personali allenamenti di triathlon e surf, gareggiando non appena i suoi impegni glielo permettono.
Ground control to Major Williams
Arriva il nuovo secolo e Sunita è pronta. Viene subito mandata a Mosca per collaborare con l’Agenzia Spaziale Russa e nel 2002 torna in America per trasferirsi nel laboratorio sottomarino di Key Largo, provando l’ebbrezza di vivere come una sirena per nove giorni.
L’esperienza è magnifica, ma Sunita avverte una strana sensazione sotto i piedi, come se fosse spinta a cercare sempre qualcosa di più, sempre più lontano, aggiungendo sempre più mattoncini alla ripida strada della sua vita. Passano diversi anni, ma non passa la voglia di reinventarsi ancora e ancora. Sunita si allena duramente, corre nei parchi e lungo le strade di Washington in attesa del verdetto della NASA, quello che deciderà se e quando potrà anche lei partecipare a un volo spaziale. Non deve aspettare molto: è il 10 dicembre 2006 quando lo Space Shuttle Discovery squarcia l’atmosfera terreste e, per la prima volta, porta Sunita a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, la sua nuova casa nello spazio.
La sua vita è completamente stravolta: addio al mare e ai laghi che tanto le avevano fatto compagnia in passato, ora tutto è chiuso all’interno di cilindri pressurizzati che offrono però paesaggi mozzafiato. Sunita arriva a bordo della stazione spaziale e tutto è proprio come lo aveva immaginato: meraviglioso. Inizia forse uno dei periodi più belli della sua vita, contornato da quattro attività extra-veicolari che le permettono di diventare la donna che ha passato più ore all’esterno di un veicolo spaziale (record poi battuto dalla compatriota Peggy Whitson).
Il secondo volo
Nel 2012 è nuovamente a bordo sull’ISS e questa volta, passata l’ansia del primo volo, Sunita decide finalmente di sciogliere l’ansia che tanto l’aveva tartassata nel 2006 e cercare piuttosto di divertirsi. In fondo non si va nello spazio tutti i giorni e ben presto le è chiaro cosa vuole fare. Prima di sapere della sua partenza infatti, Sunita aveva iniziato ad allenarsi per il Nautica Malibu Triatlhon che si sarebbe svolto in California proprio durante i giorni della sua permanenza spaziale.
Sunita ben presto realizza quale grande spreco sarebbe stato perdere tutto l’allenamento compiuto. Decide così di non ritirare la propria iscrizione, ma di competere dallo spazio, utilizzando un equipaggiamento speciale in grado di simulare le condizioni terrestri.
Il triatlhon spaziale
La prima sfida è il nuoto. Sunita utilizza uno strumento che sfrutta pesi e cinghie per simulare la resistenza dell’acqua, continuando però a muoversi in anti-gravità.
È appena il caso di ricordare come l’ISS si trovi circa 400 chilometri sopra la Terra, muovendosi ad una velocità di 27,576 chilometri orari.Il secondo step sono 29 chilometri in bici che Sunita affronta a bordo di una delle cyclette presenti nella navicella; infine, per quanto riguarda la corsa, semplicemente decide di affidarsi ad uno speciale tapis roulant che l’ancora al suolo, arrivando così a chiudere anche i restanti 6,4 chilometri.
L’impresa spaziale si conclude dopo un’ora, 48 minuti e 33 secondi. Sunita è stanca, ma felice di aver terminato una sfida che, per quanto sia infinitesimale vista dallo spazio, era estremamente importante per lei.
Il 17 settembre dello stesso anno diviene comandante della Stazione e a novembre torna sulla Terra.
Per tre volte in orbita
A giugno di quest’anno, dopo infiniti ritardi e numerosi errori, Sunita Williams torna per la terza volta in orbita. Per una serie di coincidenze, il rientro però ritada ed è stato continuamente posticipato.
La sua navicella, la Starliner Calypso, infatti è atterrata sulla Terra senza i suoi passeggeri ( l’astronauta Barry Wilmore e la Williams stessa) a causa di una serie di problematiche tecniche. È iniziato così il limbo per Sunita la cui data di rientro terrestre, ad oggi, è stata fissata per il 25 febbraio 2025.
Ciò nonostante, Sunita non sembra essersi persa d’animo, anzi si è levata anche la soddisfazione di partecipare allo spot NASA per le Olimpiadi di Parigi 2024, accendendo anche una piccola torcia elettrica.
Da una sportiva simile non ci si poteva aspettare altro.
Sunita, chi sei?
È difficile poter disegnare precisamente il profilo di Sunita Williams. Lei è un’astronauta certo, ma nel vederla mentre sale a bordo dell’ISS come una rockstar abbracciata dai colleghi o nel momento in cui la informano che ha concluso il triathlon, viene da chiedersi se sia possibile racchiudere l’intero cosmo di una persona in un singolo termine.
Sunita è una sportiva, una donna che ha spinto e continua a spingere il confine di ciò che è possibile o umano fare oltre ogni possibile fantasia, rimodellandosi e ampliandosi in un mondo non più definibile solo dai confini terrestri.
Il resto è una passeggiata. Anche spaziale.