Seul 1988. Quando Kalusha Bwalya umiliò gli Azzurri

Alle Olimpiadi di Seoul la Nazionale italiana arriva imbottita di ottimi giocatori e con grandi aspettative. Alla fine sarà quarta, lasciando il bronzo alla Germania Ovest. Ma quella edizione è ricordata soprattutto per l’umiliante sconfitta subita dagli azzurri del CT Rocca contro lo Zambia dell’ancora sconosciuto Kalusha Bwalya. Allo Zambia il futuro sembrava sorridere, purtroppo sarà invece un futuro tragico.
Vittorio Pozzo. Il giorno del primo Mondiale

Vittorio Pozzo è un uomo perbene. Ufficiale degli alpini nella Grande Guerra, uno degli inventori del calcio pensato e giocato, il 10 giugno 1934, davanti a 55.000 spettatori assiepati sugli spalti dello Stadio Nazionale di Roma, il tenente Pozzo guida i suoi ragazzi contro la Cecoslovacchia. Orsi e Schiavio ci fanno diventare campioni del Mondo. Siamo ancora in tempo per ricordarlo.
Luis Monti. Di calcio e di leggenda

Come lui nessuno. Centromediano senza rivali. Forza, piedi e visione del gioco. Luis Monti è stato unico e non solo perché ha giocato due finali mondiali in due nazionali diverse. Due nazionali, due cuori, quello dei padri e il suo, che diventano uno. Leggenda, sì. Luis Monti è leggenda.
Giovanni Arpino. La sconfitta diventa letteratura

Brucia l’eliminazione dal Mondiale tedesco del 1974. A chi ne ricorda brucia ancora oggi. Gli Azzurri sono criticati, contestati negli stadi e nel ritiro, sulla stampa, in tv e nelle strade.Una ferita nazionale, una di quelle che il calcio riesce incredibilmente a dare come nessun altro sport. Giovanni Arpino è dentro i fatti sportivi, segue il Mondiale da inviato, è un seguace del calcio alla Bearzot, allora allenatore in seconda. Giovanni Arpino è però soprattutto uomo di cultura e con Azzurro tenebra la sua penna fa diventare la sconfitta riflesso letterario che rispecchia il calcio, i suoi personaggi e lo spirito del tempo.
Calcio di rigore. Di gioia e di dolore.

Anni ’90. Il nostro decennio dei rigori stregati. Una storia di rigori beffardi più che sbagliati davanti a una porta mai tanto piccola o tanto grande. Un decennio azzurro che sembrava non finire mai e che brucia ancora.
Dino Zoff. Barcellona, minuto 89

Dino Zoff. Un gigante tra i pali. Non solo un portiere a difendere la porta, ma l’ultimo uomo a difendere una linea di trincea. Come in quel minuto 89 a Barcellona, il minuto che ha cambiato un Mondiale, quello che dopo qualche giorno avremmo vinto. Passati 40 anni da quel giorno e quel minuto, smessa la maglia e spirito immutato, Dino Zoff è un gigante della vita.
1982. Di quel Mondiale ridateci l’urlo

Il Mondiale del 1982, quaranta anni esatti oggi. Se poteste chiedere indietro qualcosa, cosa chiedereste? Io non ho dubbi. Di quel Mondiale chiederei indietro l’urlo.
Il Viaggio degli Eroi. Il docufilm

A quarant’anni dall’impresa degli azzurri di Bearzot, un docufilm ci porta indietro nel tempo e ci fa rivivere le emozioni mai sopite di quel fantastico Mundial del 1982.
Azzurri. Il viaggio degli eroi

Se c’è stato un tempo del sogno azzurro, sicuramente è stato in quel Mondiale spagnolo nel 1982. Quando tutto sembrava per essere perduto, tutto invece accadde. Un’avventura del calcio azzurro che il film di Manlio Castagna, con protagonista d’eccezione Marco Giallini, racconta toccando le corde che più ci sono care.
Edmondo Fabbri e “la Corea”. Una sconfitta definitiva

Edmondo Fabbri, uomo perbene, allenatore della squadra italiana eliminata dalla Corea del Nord al primo turno dei Mondiali del 1966. Una ferita mai rimarginata che si è portato dentro per tutta la vita. Ma erano altri tempi e, anche nella sconfitta, altra pasta di uomini
Il pentathlon e il talento dell’agonismo

Un talento per l’agonismo che poteva prendere una direzione diversa. Il padre che lo iscrive a nuoto per toglierlo dalla strada. Dalla prima gara vinta a nuoto alle Olimpiadi mancate del ’72, dal passaggio al pentathlon sino agli ori olimpici e mondiali, Daniele Masala racconta la sua vita.
I fratelli Abbagnale, scugnizzi del remo

I fratelli Abbagnale, gli scugnizzi del remo che con Peppiniello Di Capua e Giuseppe La Mura, da Pompei sono entrati nel mito dello sport.