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Vìctor Hugo Morales. Il poeta del calcio

“Il gol del secolo è la celebrazione del Dio del calcio”. Parole che rimangono sospese nel tempo, che segnano un prima e un dopo quel 22 giugno 1986 e che hanno consegnato all'epica Maradona e il suo gol del secolo. Parole che solo un poeta del calcio come Vìctor Hugo Morales poteva dire.
Vìctor Hugo Morales

Buenos Aires, capitale dei Sud del mondo, è in estrema sintesi un allegro e giocoso barrio partenopeo, colorato di anime infuocate per il calcio che come diavoli sul prato verde legano in maniera viscerale la pelota alla passion popular. In quello scambio, pregno di umanità, di arte e cultura, Victor Hugo Morales è il Poeta del Calcio, scrittore di versi memorabili, antichi, carichi di enfasi, di quel magico 22 Giugno 1986.

El relator del secolo

L’uomo del barrilete cosmico che ha avuto la fortuna e il dono di raccontare il goal più bello di tutti tempi, è la guida calcistica nella millenaria terra flegrea, del tempio del “Maradona”, luogo infinito, fratello maggiore di un’altra storia, magnifica, futura, quella della Agorà Baiano, maison moderna ed elegante di arte e cultura. È lì in un pomeriggio dal sapore antico, retrò, che el relator, illumina, decanta e “affresca”, come un Caravaggio, l’arte rivoluzionaria di Diego Armando Maradona, il condottiero rebelde, sempre contro il potere, ma al contempo sempre al fianco degli ultimi.

Vìctor Hugo Morales

Maradona come nessuno

L’umanità legata alla sregolatezza creativa e sportiva, la furbizia, l’astuzia, Maradona, ripercorso nelle parole di Morales, diventa argento vivo, veritiero, con tutti i suoi eccessi, ma anche condanne che lo portano a un’emarginazione e ad un isolamento voluto dal potere e dal perbenismo. E in un filo rosso, orgogliosamente popular, che lega il più grande calciatore di tutti i tempi a Fidel Catstro e Chavez, che Morales racconta “il suo” Diego, colui che gli è stato al fianco, dal campo alla vita reale, regalandogli un sogno diventato storia. Nel mezzo il suo legame con Napoli, il fervore, la follia, di quel caldo pomeriggio di ben trentotto anni fa.

Vìctor Hugo Morales

Morales è un bambino sognante

Lui, che ancora oggi si commuove a raccontare quei sessanta metri con la palla piede, in cui il dio del calcio si prese gioco di cinque calciatori inglesi e regalò all’Argentina una svolta non solo sportiva, ma anche politica e di riscatto. Così Morales ci ha raccontato quell’abbraccio intriso di gioia che consegnò nei secoli il mito maradoniano: “L’emozione più bella fu l’abbraccio con tutti i miei compagni. Eravamo moltissimi nella tribuna e quando finisce la partita io ricordo particolarmente un corale stringersi, l’uno con l’altro. Eravamo dieci, o forse dodici persone che stavamo lì per lavoro, ma al contempo tutto si trasformò in una celebrazione di tutto quello che era successo. Tutti eravamo diventati Diego. Lui era già un dio del calcio, però sino a quel momento il mondo non lo riconosceva, chiaramente sarebbe successo tutto dopo, ma appena finì la partita pensai: adesso la storia lo celebrerà per sempre”.

L’argentina dietro l’angolo

Hugo Victor Morales, da sempre orgogliosamente italo-partenopeo, ha ricevuto le seguenti onorificenze: Eccellenze per il Sud, il Premio “Poeta del Calcio” e la Medaglia della Città di Napoli.
Napoli, in fondo, non è altro che un tango argentino.

 

 

Sergio Cimmino Nasce a Napoli nel 1982. Collabora in ambito comunicativo, radiofonico, musicale e culturale. Da freelance lavora per testate nazionali, web tv e ha contribuito alla realizzazione di musical ed eventi.

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