Search
Close this search box.

Laurent Fignon, le Professeur

Laurent Fignon, coraggioso, schietto, consapevole che la carriera di uno sportivo è fatta di vittorie, ma anche di sconfitte brucianti che fanno male. Un campione fino all'ultimo, con la bicicletta e con la vita.
Laurent Fignon

Strano destino quello di Laurent Fignon, parigino purosangue, capelli biondi raccolti in un codino e occhialini tondi che gli varranno il soprannome di “Le professeur”, “Il professore”. Un campione vero, come dimostra il suo palmares: 2 Tour de France, 1 Giro d’Italia, 2 Milano-Sanremo, 1 Freccia Vallone non sono roba da poco. Eppure è uno di quegli atleti destinati a rimanere nel ricordo più per le sconfitte che per le vittorie.
Classe 1960, buon dilettante, Laurent Fignon, diventa professionista nel 1982 nella squadra di Hinault e fin dall’inizio, pur non trascurando di lavorare per il capitano, si mette in luce per le sue doti di passista-scalatore e per l’atteggiamento di attaccante naturale.
Nel 1984 si afferma definitivamente trionfando al Tour. Ormai è un “grande” e pensa in grande. Per l’anno successivo il suo obiettivo è l’accoppiata Giro-Tour, per cui si presenta sulle strade italiane preparato e ben deciso a imporre la sua legge.

1985. Duello con Moser

E le cose per lui sembrano mettersi bene: dopo poche tappe è già in maglia rosa, al Blockhaus la deve cedere a Moser che lo sconfigge anche nella cronometro di Milano, ma nel tappone di Arabba il francese stacca tutti, lascia Moser a 2’19” e riconquista la maglia rosa. Poi succedono delle cose un po’ strane. Per dubbie ragioni atmosferiche viene tagliata la scalata dello Stelvio. Un chiaro vantaggio per Moser che in salita ha dimostrato di non reggere il passo del francese. E così si arriva all’ultima tappa, una cronometro da Soave a Verona di 42 chilometri.
Laurent Fignon dispone ancora di un margine in classifica di 1’21 che sembra rassicurante, ma Moser, reduce dalla trionfale esperienza in Messico per il record dell’ora di pochi mesi prima, decide di utilizzare anche qui gli ultimi ritrovati della tecnologia, ruote lenticolari e manubrio a corna di bue, e quel giorno vola. Infligge ben 2’24 di distacco a Fignon ed entra come un trionfatore nell’Arena di Verona, gremita come uno stadio per l’occasione.

Laurent Fignon

L’elicottero delle polemiche

Risultato finale: Laurent Fignon, è secondo e perde il Giro per 1 minuto e 3 secondi. Sconfitta bruciante a dir poco. Anche perché si accendono subito le polemiche sull’elicottero delle riprese televisive che per tutto il percorso ha volato sopra Moser, creando un vortice d’aria che avrebbe favorito il trentino. Fignon ne è convinto e nonostante le smentite dei vari protagonisti manterrà sempre la sua opinione su quanto è successo quel giorno.

Le vittorie

Dopo pochi mesi per il francese arriva il secondo successo al Tour e negli anni seguenti Fignon si toglierà la soddisfazione di tornare a vincere in Italia, trionfando in due splendide Sanremo. Nel 1989 anche la rivincita al Giro con un successo finale “senza se e senza ma”.

1989. La beffa del Tour

Il destino però ha ancora in serbo una beffa crudele per lui. Pochi mesi dopo, proprio sulle strade della sua Parigi, Laurent Fignon si vede soffiare il Tour dall’americano Greg Lemond per soli 8 secondi, il distacco più risicato della storia del Tour.
Suprema ironia, anche questa volta la sconfitta arriva nell’ultima tappa a cronometro e con lo zampino di una novità tecnica. Nella crono finale da Versailles ai Campi Elisi, Lemond montò sul manubrio la prolunga aerodinamica “rubata” al triathlon.

Laurent Fignon

Chapeau Laurent!

Bel personaggio Laurent Fignon, coraggioso e schietto, consapevole che la carriera di uno sportivo è fatta di vittorie, ma anche di sconfitte brucianti, che fanno male. E lui ha sempre dimostrato di saperle prendere nel modo giusto, forte delle sue opinioni, ma senza mai atteggiarsi a martire o serbare rancore.
Nel 2010 gli viene diagnosticato un tumore allo stomaco.
Se ne andrà per sempre a fine agosto 2011, ma ancora un mese prima è lì sulle strade del Tour de France a fare il commentatore e ad affrontare il destino alla sua maniera, a viso aperto.
Chapeau!

 

 

Silvano Calzini è nato e vive a Milano dove lavora nel mondo editoriale. Ama la letteratura, quella vera, Londra e lo sport in generale. Ha il vezzo di definirsi un nostalgico sportivo.

ARTICOLI CORRELATI

Croisière Jaune

Gli avventurieri della Croisière Jaune Citroën

Sono passati sei anni dall’avventura della Croisière Noire e l’eco dell’impresa ancora non si è spento. André Citroën però non è uomo che si accontenta del successo di una volta sola. Lui l’impresa la vuole ripetere, ma questa volta guarda verso Oriente. Il progetto della Croisière Jaune nasce così e questa è la storia dei suoi uomini coraggiosi.

Leggi tutto »
George Clooney

George Clooney e l’epopea dei suoi Ragazzi in Barca

Uscito nelle sale americane a Natale 2023, Boys in the Boat racconta la storia della vera squadra di canottaggio americana che vinse l’oro durante le Olimpiadi di Berlino del 1936. Composta unicamente da outsiders della classe operaia, gli studenti dell’Università di Washington diventano simbolo di una nazione in ricostruzione

Leggi tutto »
Holly e Benji

Holly e Benji. Due fuoriclasse

Il cartone animato sul calcio che a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 ha conquistato milioni di giovani telespettatori, tra i quali parecchi calciatori professionisti, presenta alcune interessanti curiosità. Scopriamole insieme in questo articolo.

Leggi tutto »
Carlo Galimberti

Carlo Galimberti, il campione eroe

Carlo Galimberti, quattro olimpiadi con una medaglia d’oro e due d’argento, primatista italiano e mondiale di sollevamento pesi. Ma non è tutto. Carlo passa dalle trincee della Grande Guerra al Corpo dei Vigili del Fuoco con intraprendenza, altruismo e generosità. Qualità di un campione, certo, ma nel suo caso anche di un eroe.

Leggi tutto »
Centomiglia 1996 Garda

Centomiglia 1996. Una regata da ricordare

Creata dal Circolo Vela Gargnano nel 1951 la “Centomiglia”, manifestazione velica tra le più importanti, ha visto competere grandi campioni e tutti i tipi di barca. L’edizione del 1996 non fu come le altre, il vento la rese indimenticabile. Giancarlo Basile ne ha lasciata una storia emozionante e mozzafiato pubblicata sul Notiziario del Centro Studi Tradizioni Nautiche dell’agosto 2019. Il 10 gennaio scorso Giancarlo Basile ha preso il largo dopo una vita di vela e di mare. Ci piace ricordarlo facendone rivivere parole ed emozioni.

Leggi tutto »