Quel 10 gennaio 2019 l’esame ecografico citava “lacerazione tessutale con presenza di edema della struttura di circa 47x26mm nella regione degli hamsteings della gamba destra “.
Per farla facile: un bello strappo della gamba destra, quella avanti, la più potente nella scherma, quella che ti consente di allungarti e di toccare l’avversario.
Quel 10 gennaio 2019, In guardia, pronti, a voi! sembrava impalpabile come un miraggio.
La notizia che non vorresti
A meno di due mesi da uno degli appuntamenti più importanti della stagione, gli Europei under 20 che si sarebbero dovuti tenere a Foggia, l’ecografia e la risonanza magnetica di controllo mi davano per spacciata.
“Almeno 3 mesi di recupero, mi dispiace Giulia, forse ce la facciamo in tempo per il Mondiale“, queste le parole del dottore impegnato a guardare quel bel buco sulla mia gamba.
In quel momento ebbi un vuoto dentro di me, un balzo al cuore che mi fece scoppiare in lacrime.
Ero giunta all’ultimo anno della categoria under 20, avevo dato veramente tutto e tutta me stessa per arrivare nelle migliori condizioni per quell’appuntamento, che era un’occasione importante per arrivare a medaglia e mettermi in mostra per la nazionale assoluta e non aspettavo altro di sentirmi dire ancora una volta In guardia, pronti, a voi!
Era una bruttissima notizia e io non ci volevo credere.
Anche se molto demoralizzata, iniziai il giorno stesso la fisioterapia, con un malessere che colpiva non tanto la gamba acciaccata, ma il mio stato d’animo.
Da subito i fisioterapisti cercarono di tirarmi su, ricordandomi che sono cose che accadono, soprattutto se fai sport ad alto livello…
“Certo” pensavo, “non è la prima volta che mi capita, ma proprio adesso in questo momento particolare della stagione doveva succedere?!! “
Io non ci sto!
Tornata a casa, dopo ben 3 ore di terapia, mi sdraiai sul letto, presi il telefono in mano e contemporaneamente mi arrivò una notifica della Federazione, che pubblicizzava l’evento degli Europei.
In quel momento mi scattò una voglia e una grinta che non pensavo di avere e mi promisi che ci sarei andata a tutti i costi perché io quel In guardia, pronti, a voi! volevo sentirmelo dire.
Il giorno dopo, parlando con i fisioterapisti, dissi loro che volevo provarci in tutti i modi, anche se era un’impresa molto ardua.
Entrando nello studio medico stampato in grande si legge il motto “La guarigione inizia dal tuo sorriso” e guardando quella scritta capii che potevo guarire, se realmente lo avessi voluto.
Da quel momento tutti i giorni fisioterapia, 6 ore al giorno, mattina e pomeriggio, con sedute di preparazione specifica per la riabilitazione muscolare; tutto ciò facendo il giro di Roma, dato che la palestra e lo studio si trovano dalla parte opposta della città. Non mi importavano i chilometri e il tempo passato in macchina o in motorino, la cosa fondamentale era guarire per gli Europei.
Ogni settimana ecografia di controllo.
Fortunatamente, già dalla prima si vedeva che il mio fisico rispondeva bene e questo mi dava forza per non abbattermi e pensare all’obiettivo, poi sempre meglio fino ad arrivare alla settimana prima dell’appuntamento. Tutta tesa mi sdraiai sul lettino pregando che lo strappo fosse chiuso. Cercavo di affacciarmi allo schermo che mostrava le fasce muscolari, cercando di capire come stesse andando, ovviamente non comprendevo nulla, finché vidi un sorriso della dottoressa, che mi confermava la guarigione.
“È fatta, andrò a Foggia“
Destinazione Europeo U20
Neanche il tempo di fare la valigia e la sacca, che mi ritrovai nella città che ospitava la competizione.
Solo quando arrivai lì, ancora tutta eccitata, realizzai che non mi ero mai più allenata dal giorno dell’infortunio.
La felicità si trasformò, quindi, in tensione: ero preoccupata, non stavo al massimo della mia forma e le altre atlete avevano avuto settimane e mesi importanti per allenarsi al meglio.
In gara!
Il giorno della gara svolsi tutte le mie solite routine, sentivo una sensazione diversa dal solito, ma aspettavo solo di sentirmi dire In guardia, pronti, a voi!.
Nella fase dei gironi, iniziata al mattino, ero agitata: non riuscivo a trovare i ritmi dell’avversarie, mi sentivo fuori tempo, ma nonostante ciò non mi diedi per vinta e uscii con una classifica abbastanza buona.
“Sono fortunata ad essere qui, qualche giorno fa non ci avrei messo la mano sul fuoco” pensai.
Nel primo pomeriggio arrivò il momento cruciale della competizione: le dirette eliminatorie, in poche parole in questo turno chi perde torna a casa, e diciamo che i miei accoppiamenti non erano affatto facili!
Già dal primo assalto mi trovavo a confrontarmi con avversarie note, nei primi posti della classifica mondiale.
Guardando gli assalti che mi aspettavano, non so per quale motivo, pensai che sarebbe stata la mia giornata.
Nonostante tutto avrei fatto bene.
Guardando quelle dirette mi feci una promessa: “è stato un momento difficile, ma non puoi buttare tutto adesso, prometti di dare tutta te stessa, fino alla fine, non mollare mai. Fallo per tutti i sacrifici, per tutte le fatiche e il dolore passate, per tutte le persone che hanno lavorato per te supportandoti e facendoti arrivare dove sei adesso.”
Il meglio di me stessa
Con una carica nel cuore, salii in pedana e stoccata dopo stoccata mi ritrovai nella finale ad otto, momento cruciale, con l’incontro che vincerlo significava medaglia sicura.
L’assalto per le prime quattro fu infinito, mi trovai 14-10 sotto, il fisico non allenato non reggeva, guardai bene il punteggio e mi accorsi che stavo per perdere un’occasione importante (nella scherma chi mette 15 botte vince).
Chiusi gli occhi e pensai alla promessa fatta.
Mi rimisi in guardia, mi aggiudicai l’undicesima, poi la dodicesima, la tredicesima e la quattordicesima botta, fino a raggiungere la parità.
“Continua così” mi gridarono dalla panchina “vai tu“.
“In guardia, pronti, a voi“, così l’arbitro diede inizio con la formula di rito all’ultima botta: “attacco, tocca, punto ” continuò alzando la mano destra che stava ad indicare la mia vittoria.
Lacrime di gioia, “ce l’ho fatta!” esclamai.
Ancora oggi, nei momenti difficili, quelli in cui vorresti mollare tutto e scappare, vedere quella medaglia – che non è del metallo più prezioso- mi riporta alle emozioni che ho provato in gara e mi fa pensare ad una vittoria importante: mi fa sentire orgogliosa di come ho affrontato le cose e mi ricorda che la forza e la grinta per superare gli ostacoli della vita vengono da dentro di noi e solo noi possiamo tirarli fuori per uscirne vittoriosi