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La mia voga

Il canottaggio è la mia storia e la mia vita. Un destino, per me nata sull'acqua, ma anche una fortuna, per tutte le emozioni che mi regala. Ma c'è un solo modo per meritare la fortuna che abbiamo ricevuto in dote: riconoscerla e aiutarla.
Arianna Noseda canottaggio

La fortuna non è un merito.
Riconoscerla invece sì.
Io compirò 24 anni a dicembre e vivo a Como, sul lago. A mio parere il più bello del mondo.
La mia fortuna non è solo viverci, ma anche viverlo con il canottaggio, che amo e pratico fin da quando avevo otto anni, un anno prima dell’età adatta per poterlo praticare “agonisticamente”.
Vivendo sul lago, sono sempre stata a contatto con l’acqua e ancora oggi rimango a bocca aperta nel vedere la bellezza del paesaggio che mi circonda.

Una storia di famiglia

Ho iniziato canottaggio seguendo le orme di tutta la mia famiglia: mio papà rema dall’età di 10 anni e oltre a questo allena le categorie giovanili che vanno dai 9 ai 13 anni, con lui anche mia sorella più grande, ex atleta, campionessa del mondo nel 2010, mentre mia sorella di mezzo lo ha praticato fino ai 18 anni per poi seguire il suo sogno di diventare tatuatrice.

Il primo anno è stato il più complicato, odiavo il remoergometro (la macchina infernale che simula la barca) ed ero l’unica bambina del gruppo; tutto è migliorato quando hanno iniziato a remare le mie ancora attuali migliori amiche e da lì mi sono innamorata infinitamente del canottaggio, tranne che del remoergometro, quello lo odio ancora, ma è un odio/amore anche con lui.

Tra voga e fortuna

Ho sempre remato alla Canottieri Lario, ormai mia seconda casa, e grazie al mio impegno e all’aiuto dei miei allenatori e della mia società il canottaggio è diventato la mia vita e sono riuscita a vincere titoli italiani, europei e mondiali principalmente nella categoria pesi leggeri.

E anche qui la fortuna lascia il segno, perché è vero che i miei meriti sportivi mi hanno fatto vincere il concorso per entrare a far parte del Gruppo sportivo dei Vigili del fuoco Fiamme Rosse, ma è anche vero che riuscire a trasformare la propria passione in un vero e proprio lavoro è una fortuna che bisogna meritare ogni giorno, mettendo passione, impegno e sacrificio in quello che si fa.

 Come ho già detto, faccio parte della categoria dei pesi leggeri, perciò oltre agli allenamenti devo anche seguire un’alimentazione che mi permetta di non superare il limite massimo di 59 kg.
Fortunatamente sono molto leggera e il mio peso forma è di 56 kg, però questo non è sempre stato un vantaggio, soprattutto nel momento in cui dalle categorie giovanili sono passata all’agonismo.

I primi 4 anni, prima di passare nella categoria pesi leggeri, mi ritrovavo a gareggiare contro ragazze di qualsiasi peso e altezza, ma questo invece di scoraggiarmi mi è stato di stimolo per continuare a cercare di crescere muscolarmente e come atleta.
A questo devo la partecipazione a due mondiali junior, il primo come riserva ed il secondo in coppia con la mia migliore amica.
Gareggiare con lei è stato bellissimo, anche se durante gli allenamenti non è stato sempre facile perché per ogni sciocchezza si finiva a discutere.
Perfino mezz’ora prima della finale B del mondiale abbiamo discusso e non ci siamo parlate fino alla fine della gara, ma per fortuna poi si è risolto tutto e ancora adesso quando ne parliamo ci ridiamo sopra.

Le mie sconfitte preziose

Da allora, ho quasi sempre fatto parte della squadra nazionale e questa cosa mi riempie di orgoglio anche se alcuni momenti non sono stati cosi semplici.
Nel 2016, il primo anno under 23 pesi leggeri, non sono riuscita a passare le selezioni per il mondiale, ma anche da questo ho tratto uno stimolo in più per allenarmi con sempre maggiore determinazione.

Nel 2017 ancora un’altra “sconfitta”: dopo essere stata convocata per il raduno pre-mondiale dove, dopo aver fatto molte prove, ho partecipato al mondiale come riserva e non come titolare.
Un grande dispiacere, inutile negarlo, ma comunque una bellissima esperienza perché ho seguito tutta la squadra dal campo gara ed è stato fantastico poter gioire con loro delle medaglie vinte.
Grazie a questa esperienza ho iniziato a crederci ancora di più e infatti da allora il mio motto (e anche “stato” di whatsapp ) è: “ma io ad ogni botta che prendo, ci credo un pò di più”.

Arianna NosedaE poi emozioni a non finire…

Il 2018 e il 2019 sono stati gli anni con più soddisfazioni.

Nel 2018, dopo essere stata convocata al raduno pre-mondiale under 23, mi sono guadagnata un posto sul 4 di coppia pesi leggeri, come capovoga; in barca con me c’erano 2 ragazze che l’anno prima avevano già vinto il mondiale sulla stessa barca e perciò era una grande responsabilità cercare di ottenere lo stesso risultato.
Siamo arrivate al mondiale in Polonia convinte di poterci riuscire ed infatti ce l’abbiamo fatta! Campionesse del Mondo!
È stata una sensazione stupenda impossibile da descrivere a parole. Essere in premiazione e cantare l’inno è super emozionante.

Subito dopo questa esperienza under 23, veniamo scelte per partecipare anche al mondiale assoluto, ci guadagniamo la finale ma purtroppo chiudiamo all’ultimo posto.

L’anno successivo è stato ancora più bello.
Sono ancora confermata sul 4 di coppia under 23, questa volta con 2 ragazze “nuove”, ma con altre esperienze con la nazionale, e un’altra mia compagna dell’anno prima.
Ci siamo trovate fin da subito, sia in barca sia fuori e, infatti, il raduno è stato molto divertente, in più la barca andava molto bene e questo ci dava ancora più grinta.

Arriviamo in America per il nostro mondiale, l’ansia c’era ma sapevamo di essere allo stesso livello dell’anno prima ed infatti siamo riuscite a salire sul gradino più alto del podio, ancora una volta Campionesse del Mondo!

Come l’anno prima, subito dopo ci convocano per fare il mondiale assoluto, ancora noi 4, a Linz in Austria, dove si sono svolte anche le qualifiche olimpiche.
Il 4 di coppia pesi leggeri non è una specialità olimpica ma essere li a vedere la nostra squadra qualificare 8 barche è stato qualcosa di indescrivibile.

La nostra batteria, in cui siamo arrivate seconde dietro la Cina, che era la barca campione del Mondo in carica, ci ha fatto capire che non eravamo cosi distanti e che se rimanevamo concentrate e unite, dopo tutto il lavoro svolto, avremmo potuto farcela.
Io ero la capovoga, quella davanti che dà il ritmo, ma siccome nel canottaggio si va all’indietro sono l’ultima che taglia il traguardo.

Sono arrivata in partenza della finale piena di adrenalina  non sentivo nulla, sapevo solo che potevamo farcela.
Prima della partenza ci siamo guardate tutte e quattro e abbiamo capito che avevamo un solo obiettivo: andare a prenderci l’oro e cosi abbiamo fatto.
Per la seconda volta insieme e per la terza volta a livello personale potevo urlare: Campionessa del Mondo! e questa volta nella categoria assoluta!!!
Essendo un equipaggio tutto Under 23 non potevamo contenere la gioia, è stata la gara più bella ed emozionante della mia vita e con loro è stato tutto ancora più bello.

L’anno dopo c’è stato il Covid 19 e, tra allenamenti in casa e sul lago, siamo riuscite ancora noi quattro a partecipare all’Europeo assoluto.
Le mie compagne hanno partecipato anche a quello Under, io invece sono passata di categoria.
Purtroppo all’europeo eravamo solo in due, ma comunque siamo riuscite a prenderci un altro oro, ancora insieme.

Il canottaggio come lezione di vita

Il canottaggio mi ha insegnato ad essere forte, a stare in gruppo, a non dare mai nulla per scontato e a non lasciare nulla al caso.
È uno sport molto duro, faticoso, richiede un allenamento intenso e costante, ma, quando trovi un gruppo coeso e in cui stai bene, a tutte queste cose non ci fai caso e vedi solo il lato bello e divertente dell’allenamento.
Non so cosa succederà in futuro, ma io la mia vita di canottaggio voglio continuare a meritarla e sempre nello stesso modo: allenamento, grinta, sacrificio e volontà.

Può sembrare difficile, ma vi assicuro che il senso vero della fortuna è tutto qui.

 

Arianna Noseda nata a Como il 14 dicembre 1997, pratico canottaggio da 12 anni e attualmente studio la magistrale di psicologia presso l'Università telematica Guglielmo Marconi.

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