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Jazz in campo: Fabrizio Salvatore e la Nazionale Italiana Jazzisti

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Con grande entusiasmo e curiosità iniziamo questa nuova avventura. È la prima volta che accetto di partecipare alla stesura di una rivista, ma il rapporto con l’amico Marco risale alle origini, un rapporto che si consolida nel tempo e passa attraverso l’amicizia che lui aveva con mio padre Giampiero.

Inauguriamo questa rubrica proprio nel giorno del sesto anniversario della sua scomparsa avvenuta il 2 aprile 2015 e per non smentire il nostro modo di essere sia nella vita professionale che in quella privata, non posso che richiamare Tolkien, che mio padre amava tanto, e la sua profonda verità nel dire che le radici profonde non gelano.

Jazz e sport non sono mondi lontani, anzi, sono vicinissimi, accomunati nella loro reciproca caratteristica di essere espressioni umane arcaiche e viscerali, dove regnano l’individualismo, la competizione, la condivisione, l’allenamento costante, la voglia di mettersi in gioco agonisticamente, nella maniera più pulita e sana.

D’altronde nella storia del jazz sono tanti gli esempi di artisti, di cui posso testimoniare personalmente, che hanno costruito il proprio successo, oltre che sull’amore per la musica, sulla competizione per migliorare se stessi e le proprie prestazioni, esattamente come fa un atleta.

Ed è così che nello sport come nel jazz emergono individualità e squadre fatte di personalità, esattamente come avviene per concerti di piano solo o di big band.

In questo secondo caso, i diversi elementi che suonano ognuno il proprio spartito hanno come obiettivo finale quello di dare un senso di insieme, perseguendo un risultato che sarà imprescindibile dalla prestazione dei singoli elementi, di cui migliore sarà l’esecuzione e migliore sarà la riuscita di tutti.

Inauguriamo la rubrica, quindi, e lo facciamo parlando con Fabrizio Salvatore, anima, mente e fautore, insieme ad Alessandro Guardia, di AlfaMusic etichetta discografica italiana che rappresenta un’eccellenza assoluta tra le etichette indipendenti.

Ma Fabrizio Salvatore è anche altro: fenomeno assolutamente originale nel panorama jazzistico e sportivo, Fabrizio dirige la Nazionale Italiana Jazzisti (NIJ) insieme ad altri cinque amici del jazz italiano.

Fabrizio, quando nasce la nazionale italiani jazzisti? Qual è il tuo ruolo nella NIJ?

La NIJ nasce nel 2013, siamo quindi al nostro ottavo anno di attività ed il mio ruolo insieme ad altri amici è nel direttivo della nazionale jazzisti. Ci siamo costituiti come Onlus per devolvere direttamente le donazioni e non abbiamo fini di lucro.

La nazionale Jazzisti opera quindi nel campo della solidarietà, si impegna nel divulgare varie istanze del jazz e la musica dei propri associati – prevalentemente musicisti, ma anche tecnici e operatori -, porta il jazz sui palchi nei luoghi dove si gioca, con un evento che si conclude e sempre si concluderà, con un concerto che segue la partita del cuore. Lo abbiamo fatto ad Amatrice e l’Aquila, a Lecce per il “Children Jazz Festival” e in tanti altri posti in Italia.

Quali altri posti?

Ad esempio abbiamo aperto per 2 anni consecutivi il festival più importante di jazz in Italia che è l’Umbria Jazz Festival, quindi insieme alla Conad, nostro sponsor prima della Tassoni, abbiamo inaugurato Umbria Jazz e giocato due importanti partite del cuore allo stadio Renato Curi di Perugia, dove abbiamo incontrato la Nazionale Cantanti, resa famosa da Mogol, Gianni Morandi, Neri Marcorè, Enrico Ruggeri e altre personalità di spicco nel mondo della musica.

Un vero derby quello con la Nazionale Cantanti, una sfida a tutto campo. Con quali risultati?

Pareggiata la prima, vinta 2-1 la seconda, con grande piacere nostro e simpatici sfottò a Paolo Belli e a Luca Barbarossa.

I nostri avversari erano divertiti e compiaciuti e alla domanda: “ma come fate a suonare i nostri pezzi senza conoscerli?” Sferra e Pietropaoli tentarono di spiegare che nel jazz non si fanno tante prove per l’esecuzione del pezzo, ma è piuttosto un esercitarsi costante, e che lo spirito del jazz porta ad avere una preparazione tale da saper improvvisare e suonare nell’immediato.

Quindi, a parte averli stupiti che si potesse suonare su impronta, che poi è l’anima dei jazzisti, il computo dei derby è a pareggio.

No, no, no sul campo la prima partita contro la Nazionale cantanti l’abbiamo persa, ma noi diciamo che l’abbiamo pareggiata, la seconda vinta: siamo noi in vantaggio, sorridendo.

E qual è il nesso tra noi e il calcio, qual è la persona di riferimento, l’allenatore?

Mi fa piacere menzionare una persona a cui tutti noi della NIJ siamo molto legati, il nostro mister, Michele Zeoli, non un musicista, ma un grande amante della buona musica, con un passato da calciatore professionista e un presente da allenatore diplomato alla Scuola Allenatori di Coverciano.

Oltre a lui la Nazionale Jazzisti è passata tramite altre grandi personalità calcistiche come Walter Novellino e Serse Cosmi

Esatto. A Perugia, nelle occasioni dei ritiri per le partite contro la Nazionale Cantanti, è stato il grande Walter Novellino ad allenarci, al quale si è poi unito Serse Cosmi nella seconda edizione del 2014. Un privilegio per noi della NIJ.

Che personaggi sono Novellino e Cosmi visti attraverso gli occhi di un uomo di musica e di cultura quale sei?

Innanzitutto sono stati molto disponibili; ricordiamo che sono state partite di beneficienza il cui successo lo dobbiamo anche allo sponsor Conad e ad Umbria Jazz.

Allo stadio c’era molta gente, un pubblico caloroso, ci sono state performance musicali e degli interventi a bordo campo con l’amico Mauro Casciari de “Le Iene”, un evento ludico sportivo svolto in un clima di reciproca goliardia, con invasioni di campo posticce, sfottò amichevoli, e qualche simpatica gag, ma in campo abbiamo cercato tutti di dare il meglio, con la voglia di vincere e di abbracciarci a fine partita.

Qual è l’affinità tra la musica e lo sport?

C’è un po’ tutto: musica e sport sono espressioni belle dell’essere umano, sacrificio, studio, agonismo e rispetto.

Lanciano un messaggio positivo quindi?

Esatto. Musica e sport vanno di pari passo, il messaggio più importante dello sport, in questo caso del calcio, è la correttezza, l’onestà, ovviamente tenendo sempre alti i valori e le sensazioni dell’agonismo, quello puro.

Posso farti un paragone, visto che mi dai questo assist, tra una squadra di calcio, indipendentemente che si parli di professionisti o amatori come noi, e una big band di jazz, che tu conosci in Italia come pochi.

Una big band ha un Maestro, un direttore che in quel momento è il capo, ma contemporaneamente un amico stretto che agisce con la necessaria confidenza con i suoi musicisti basata però sul rispetto dei ruoli. Ecco, in campo si ha lo stesso rispetto dei ruoli, anche per le persone che sono in panchina. È chiaro che giochiamo tutti, anche 10-15 minuti per uno, considera che siamo tra le 25 e le 30 persone e che in campo si gioca solamente in 11.

Naturale che ci siano diversi cambi.

Ma avete fiato per correre 90 minuti?

Noi vogliamo divertirci e questo è lo spirito comune tra evento sportivo ed evento musicale, e parliamo di momenti che sono espressione di massima serenità, impegno, condivisione, amicizia e rispetto.

Fabrizio, credo che anche tu come me sia convinto che la vita di un’artista è fatta tanto anche dallo scambio di esperienze. È servita, sta servendo la Nazionale Italiana Jazzisti per far conoscere tra di loro musicalmente i musicisti?

Questa domanda mi porta a rinnovarti l’invito a venire ad allenarti con la NIJ. Sei un uomo di grande, come dire, assist: ti vedrei molto bene a centro campo, non voglio usare paragoni esagerati, ma potresti essere il Pirlo, il regista della situazione…

Ebbene sì, la NIJ non solo ha favorito la conoscenza dei musicisti a livello nazionale con circa 80 iscritti dal Piemonte alla Sicilia, ma ha anche agevolato l’incontro umano e artistico fra tanti musicisti di jazz che magari si conoscevano solo per nome, promuovendo nuove collaborazioni artistiche di grande livello.

Il calcio è un gioco, ma non solo. Per giocare bisogna prima organizzare. Chi fa parte del direttivo?

Il direttivo, partendo dalle nostre cariche istituzionali tipiche di una Onlus, vede come Presidente Costantino Ladisa, persona di grande disponibilità e simpatia. E poi Gianni Taglialatela avvocato, bravissimo sassofonista baritono che gestisce insieme ad altri amici un’associazione culturale impegnata nella divulgazione del jazz, il club “Day29” a Caserta. Max Paiella e Attilio Di Giovanni artisti collaboratori da molti anni ne “Il ruggito del Coniglio”, trasmissione di punta di Radio2, Daniele Zappalà regista teatrale e attore, Lucrezio De Seta, bravissimo batterista e produttore.

Vite intense, spesso nomadi per vocazione…

Prima della pandemia, avevamo un appuntamento settimanale: gli allenamenti seguiti da una piacevole permanenza al circolo per pranzare tutti insieme e parlare di nuovi progetti. La sede sportiva dei nostri allenamenti è il Salaria Sport Village di Roma.

Ultima curiosità: qual è lo strumento che corre di più in campo?

Nella Nazionale abbiamo di tutto: artisti…maturi, ragazzi molto in forma e anche vecchie glorie come Max De Tomassi, Taglialatela, Giacchetta, Ladisa, Girotto, Di Battista, Giuliani, Mangalavite, Marinacci.

Per il fattore età direi che lo strumento, anzi gli strumenti, più in forma, sono basso e contrabbasso, ovvero i nostri Giovanni all’heavy, Jacopo Ferrazza e Daniele Sorrentino, che corrono…corrono, quanto corrono. E poi, come in ogni squadra che si rispetti ci sono i fuori quota, i nostri tre presidenti onorari: Enrico Pieranunzi, Enrico Intra e Franco D’Andrea.

Dimmi una cosa, Enrico Intra di che squadra è?

Purtroppo il nostro intramontabile Enrico Intra è dell’Inter e mentre non sappiamo di che squadra sia D’Andrea, possiamo confermare che lui e Pieranunzi sono di fede calcistica accanita (quest’ultimo appassionato tifoso romanista).

Passione, sacrificio, spontaneità, divertimento…insomma calcio e jazz sono mondi paralleli che si incontrano in più punti.

Fabrizio ne parleremo ancora, perché il nostro viaggio è appena iniziato.

 

Eugenio Rubei, imprenditore culturale e direttore artistico dell'Alexanderplatz Club, ha respirato jazz sin dall'apertura del locale nel 1984, seguendone la programmazione e tutte le tappe importanti, come il Villa Celimontana Jazz Festival (1994-2015), i Jazz Festival a New York, in Cina e a Londra (2004-2017) e lanciando manifestazioni come il Jazz Isole Pontine (2013), l'Orbetello Jazz Festival (2017) e l'Aquila Jazz Festival (2020-2021). Nel 2019 ha lanciato Alexanderplatz Belgio.

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