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Dettori. Il magnifico sette di Ascot

Frankie Dettori. Il 28 settembre 1996 ad Ascot accade l'impensabile. Frankie diventa il "magnifico sette" ed entra nella storia. Anzi, nel mito.
Dettori

Ci puoi arrivare dalla M25, un’ora da Londra, un’ora e mezza da Cheltenham, quattro da Liverpool, ad aspettarti ottomila posti auto.
Se sei la regina ci arrivi in carrozza per sancire l’inizio della giornata di corse del Royal Ascot. Anna la prima più di 300 anni fa, Elisabetta quel sabato 28 settembre 1996 quando l’impossibile si materializza nello spazio temporale di quattro ore scarse.
Lo spazio che serve a Lanfranco Dettori – milanese, sardo dentro e con i quattro mori tatuati fuori, Frankie per tutti – per entrare nella leggenda dello sport e non uscirne più.

Quel giorno Ascot è uguale a sé stessa come tradizione impone

Cappelli stravaganti, piume e retine, colori sgargianti.
Il parcheggio è zeppo, qualcuno ha preferito la limousine, altri l’elicottero. Da consumare, con savoir faire tutto british, ci sono salmone, aragoste, bistecche angus, eclairs, macaroons e le fragole rigorosamente accompagnate da champagne e Pimm’s, ma sì anche birra che però fa meno chic.
Tutto attorno il barnum delle scommesse e le sette corse tra cui ambitissima, la Queen Elizabeth II Stakes, terza in programma. 

Frankie

Il venticinquenne Frankie è già un affermato fantino, miglior jockey delle ultime due stagioni internazionali. Un metro e 63 di nervi, peso piuma, ascendente ferro. Si iscrive a tutte le sette corse, accade di rado ma è una cosa fattibile. Gli addetti ai lavori dicono che ne può portare a casa un paio, lui alla vigilia parla di buone possibilità per tre, forse quattro.
Spoilerare il finale non cambia di una virgola la sostanza del racconto.

Cumberland Lodge

La prima corsa è il Cumberland Lodge, i bookmakers vedono Dettori (2/1) su Wall Street II che rispetta il pronostico controllando Salmon Ladder che resta a mezza lunghezza, nonostante un buon ritorno nel finale.
Nel giorno che finirà per costare la bellezza di 40 milioni di sterline all’industria delle scommesse, prendere nota del tre anni vincente è il minimo. 

Racial Diadem

La seconda corsa è la Racial Diadem dove Lucayan Prince è favorito con Dettori dato solo a 12/1, penalizzato da una trafila di risultati scadenti del suo Diffident, fra l’altro montato per la prima volta.
La corsa si sviluppa su ritmi blandi con l’ultimo rettilineo a decidere e dove Frankie trova il varco giusto, spostandosi da sinistra a destra, per portare a casa il successo.  

Dettori

Queen Elizabeth II

La terza corsa, l’attesa Queen Elizabeth II, è una battaglia a due tra Mark of Esteem (Dettori) e Bosra Sham (Henry Cecil).
Dettori chiede al cavallo di trovare la forza che non sa di avere per passare nel finale lungo prima Bosra Sham e poi l’ottimo Pat Eddery.
È la seconda vittoria di Frankie nella corsa della regina, sei anni dopo la prima con un altro Mark (of Distinction).
Ne seguiranno altre quattro, l’ultima cinque anni fa. Per Mark of Esteem la soddisfazione più avanti di generare due altri campioni, Sir Percy, vincitore del Derby, ed il velocissimo Reverence.

Tote Festival

La quarta corsa è il Tote Festival dove davvero le possibilità di Dettori sono praticamente nulle.
Ventisei cavalli al via con il suo Decorated Hero che si fa notare solo per essere il più pesante del lotto. Di numero uno ha solo quello assegnato dal sorteggio.
Invece la vittoria arriva tanto inaspettata quanto netta, per distacco. Sono tre lunghezze e mezzo alla fine per l’eroe che non t’aspetti, con Dettori stavolta in completo bianco e rosso dopo le prime tre corse in un azzurro a noi caro. 

Dettori

La BBC trattiene il fiato

A questo punto la BBC, che segue Ascot all’interno dell’abituale contenitore sportivo del sabato, “Grandstand“, decide di modificare la programmazione. Sir Peter O’Sullevan, voce storica per gli appassionati delle corse per cavalli, ringrazia Londra e sentenzia “andremo a restituire la linea non appena l’italiano perderà‘”. 

Rosemary Rated

La quinta corsa è il Rosemary Rated. Racconta l’amico e rivale Ray Cochrane – a cui Frankie deve tanto, più di quello che si può arrivare a credere – indicato come favorito sul promettente Abeyr: “È stato un testa a testa fino alla fine. Mentre spingevo al massimo, volevo strillare: “che sta succedendo, qui è già tutto scritto o cosa?“. Ed ancora: “Non ci potevo credere, ho visto Fatefully mettere il muso davanti di poco, ma di quel poco che basta per vincere. Ho perso meglio degli altri, ma ho perso come gli altri“.  

Blue Seal Conditions

La sesta corsa è la Blue Seal Conditions, gli occhi e le giocate oramai solo per Frankie nell’occasione su Triumph on Lochangel. Una lunghezza nitida di vantaggio per la due anni che consente al fantino, in viola, di arrivare a frustino alto salutando cielo e tribuna. 

Gordon Carter

La settima ed ultima corsa che avrebbe di norma ricevuto giusta, ma non smodata, attenzione diventa l’evento degli eventi.
È il Gordon Carter e l’adrenalina si taglia a fette, le quote passano da un iniziale 12/1 ad un 2/1. Dettori è ora favorito a prescindere, pur non avendo il cavallo più accreditato, numeri alla mano.
Solo lui – nel clima che sembra travolgere anche il più ingessato dei vip – sembra impassibile, al tondino scherza con il suo allenatore: “Se perdiamo è solo colpa tua, io sono carico a mille (“red hot“, testuale)”.
Fujiyama risponde come meglio non si può. Galoppa in scioltezza presentandosi davanti nel rettilineo finale e tenendo al ritorno di Northern Fleet che prova, senza esito, a guastare la festa. 
Esplode Ascot per l’Italian job del fantino con stivali neri, pantaloni bianchi, quadri rosa su maglia azzurra, berretto rosa ed urlo liberatorio al traguardo.
Il Magnificent Seven è servito. 

Dettori

Frankie vincerà ancora

Parliamo del numero uno dei numeri uno, 3000 vittorie nella sola Gran Bretagna con il più vicino dei suoi avversari in attività che non supera le 750.
Sei volte l’Arc de Triomphe, 21 classiche britanniche, Italia, Giappone, Dubai ovunque, ma se ci parli lui ti parla di Enable, il suo cavallo preferito, 15 vittorie su 19 corse complessive con 11 di primo gruppo. 
Ha saputo vincere e talvolta faticato a perdere, il buon Frankie è caduto da cavallo ed inciampato davanti ostacoli della vita, si è fatto del male e si è rialzato.
Dal dizionario ha cancellato solo due parole: resa e pensione, adesso che l’anagrafe dice 52 a dicembre e sono 36 le stagioni agonistiche.
Da Newmarket, la cittadina del Suffolk non il gioco da tavola, dove tutto è cominciato e dove ancora oggi vive, si allena perché c’è ancora un’altra corsa da vincere.  

Darren Yates

A dirla tutta, quella notte tra sabato e domenica Frankie condivide la festa e poi l’insonnia con un’altra persona.
Si chiama Darren Yates, un uomo d’affari del Lancashire con un’ossessione, Frankie Dettori. Un vizio, le scommesse. Un incubo, la moglie pronta a cacciarlo di casa se non la smette di buttare soldi. Darren, ovviamente a totale insaputa della consorte, gioca la bizzarra cifra di 67.58 sterline sull’impossibile sette su sette.

Darren, Annelyse e Frankie
Non ci deve credere più di tanto, se decide di non rinunciare alla partitella di calcio con gli amici piuttosto che piazzarsi davanti alla TV.
Ci deve credere ancora meno quando è al pub per il terzo tempo post partita e trova la TV chissà perché ancora su Ascot. Strabuzza gli occhi per l’ultima corsa, ancora non sa che l’accumulatore ha prodotto una vincita complessiva di 550,823 sterline.
L’assegno lo riceverà giorni dopo da Dettori in persona, quella che vedete nella foto ricordo con un sorriso a 36 è Anneley, la signora Yates. 

Wanted

Ride meno la più rinomata società di anglosassoni bookmakers che, appesa all’ultimo filo di sense of humour, tappezza di manifesti le pareti delle sale scommesse: “Ricercato. Vivo o morto. Italiano bella presenza. Ultimo avvistamento: Ascot e dintorni“. 

 

Roberto Amorosino romano di nascita, vive a Washington DC. Ha lavorato presso organismi internazionali nell'area risorse umane. Giornalista freelance, ha collaborato con Il Corriere dello Sport, varie federazioni sportive nazionali e pubblicazioni on line e non. Costantemente alla ricerca di storie di Italia ed italiani, soprattutto se conosciuti poco e male. "Venti di calcio" è la sua opera prima.

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