Per chiunque abbia giocato a calcio la figura del “Guardiano der campo” è stata fondamentale soprattutto in periferia dove l’italica arte di arrangiarsi si confrontava con lo sport. A lui ti rivolgevi una volta arrivato negli spogliatoi per qualsiasi necessità, tipo un laccio degli scarpini che si rompeva oppure per un pantaloncino o un calzettone dimenticato. Capitava anche di uscire dagli spogliatoi mezzi nudi chiamandolo a gran voce perché l’acqua era fredda!! Parole al vento? No perché lui in qualche modo e con pazienza risolveva. Proprio come “er sor Zuliàn” faceva al Campo Patti.
Er sor Zuliàn era qualcosa in più
Lo trovavi sempre a disposizione e pronto a sacrificare anche qualcosa di personale pur di accontentare i sui ragassi in un campo, il Patti, talmente ai confini della realtà che era era perfino in leggera salita. Er sor Zuliàn faceva parte di quelle famiglie di eroi veneti che a prezzo di enormi sacrifici e tanta malaria bonificarono la Palude Pontina, poi gli dettero una casa a riscatto a Cecafumo e così lui iniziò la sua opera al campo Patti come guardiano-tuttofare. All’inizio il campo era dotato solo di un piccolo magazzino e tre micro-spogliatoi, ma con la sua calma e operosità, malgrado le squadre e gli arbitri si alternassero freneticamente, er sor Zuliàn riusciva a tenerli sempre in ordine, persino con le divise da gioco pulite quando ancora non c’erano le lavatrici.

Noi, i suoi ragassi
Quando l’arbitro ci faceva arrabbiare, er sor Zuliàn ci invitava alla calma, “ragassi, state buoni è un ragasso come voi!”. Insomma lui era un vero punto di riferimento per ognuno di noi e solo una volta riuscimmo a vederlo arrabbiato. L’occasione fu una partita di quelle che non si scordano più, una mitica Allievi Regionali contro la Lazio che l’arbitro ribaltò con due decisioni incredibili. Ci fu perfino una tentata invasione di campo con er sor Zuliàn attaccato al cancello per impedire ai facinorosi di entrare in campo e fare danni, in tutti i sensi possibili.
Il colpo di genio
Il colpo di genio vero er sor Zuliàn l’ebbe quando al Patti entrò in funzione l’illuminazione che obbligava a giocare coi palloni bianchi. Al tempo le possibilità economiche dell’Aurora Tuscolano erano quelle che erano, cioè vacanti, e allora i palloni di cuoio scuro lui li dipinse con la cementite. Immaginate cosa comportava un colpo di testa con il laccio di spago duro per chiudere la camera d’aria del pallone n° 5 e la cementite. Quando pioveva poi…
Un ricordo vivo
Ecco perché la mia generazione era scarsa de testa…ma solo per giocare a pallone però, perché siamo noi che abbiamo ricostruito un Paese…e scusate se è poco. Ed eccoci qua, ora, dopo anni e decenni, a coltivare e passare avanti tutti questi incredibili e bellissimi ricordi di uno sport e di una Nazione che andavano di pari passo.
Tra questi, indelebile, il ricordo di una persona buona, capace e onestissima che nessuno di noi dimenticherà mai: grazie per sempre Sor Zu!
p.s. i Signori del Vivaio in via del Quadraro sono i suoi nipoti e a loro devo la foto del sor Zuliàn