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Raimondo Lanza di Trabia. Storia di un principe e di campioni matti

Lo hanno chiamato l'ultimo dandy del '900. Sicuramente tra nobiltà, grande borghesia, misteri, passioni, calcio, motori e belle donne, la vita del principe Raimondo Lanza Branciforte di Trabia segna un'epoca. O forse la sua fine.
principe Raimondo Lanza Branciforte di Trabia

Il principe Raimondo Lanza Branciforte di Trabia, discendente di una delle più antiche famiglie siciliane, era un personaggio a dir poco bizzarro. D’altra parte quando uno nasce da una relazione clandestina tra il nobile siciliano Giuseppe Lanza Branciforte principe di Scordia e la nobildonna veneta Maddalena Papadopoli Aldobrandini principessa Spada Potenziani, il minimo che gli possa capitare è che quella selva di nomi e cognomi gli confonda le idee.

Lanza di Trabia con Olga Villi
(Raimondo Lanza Branciforte di Trabia con Olga Villi)

Come ogni principe che si rispetti, amava le macchine da corsa – ha partecipato a varie edizioni della Targa Florio -, le belle donne – ha sposato la splendida attrice Olga Villi -, e il calcio.
Quando era presidente del Palermo ogni estate si piazzava nella suite più lussuosa dell’Hotel Gallia di Milano, allora sede del calcio mercato, dove era solito ricevere dirigenti, giornalisti e calciatori completamente nudo nella vasca da bagno.

Per il mio Palermo voglio il più grande giocatore del mondo, disse un giorno e il suo amico Gianni Agnelli gli segnalò un danese che giocava in Francia nel Nancy e poteva vincere le partite da solo.
Il principe andò a vederlo e se ne innamorò.

Helge Christian Bronée
(Helge Christian Bronée)

E così Helge Christian Bronée, fuoriclasse danese, nel 1950 venne ingaggiato per la cifra di 40 milioni di lire dal Palermo del principe Raimondo Lanza Branciforte di Trabia.

Nel giro di poco tempo si capì che Bronée oltre che un fuoriclasse era anche matto come un cavallo.

Da qui in poi cito da Wikipedia. «Ben presto entrò in contrasto con l’allenatore dei rosanero Gipo Viani: durante una partita la sua squadra, per difendere il pareggio, si chiuse a catenaccio e lui, non gradendo, si spostò in difesa buttando la palla in autogol. Negli spogliatoi fu poi preso a botte dal suo allenatore».

Gipo Viani
(Gipo Viani. Gli anni del Palermo)

Se teniamo conto della testa balzana di Bronée e del carattere a dir poco fumantino di Gipo Viani, l’episodio non è inverosimile, ma tuttavia resta da verificare perché consultando gli annali del calcio non risultano autoreti di Bronée durante le sue due stagioni di militanza nel Palermo.

A proposito di verifiche da fare, qualche anno più tardi il principe Raimondo Lanza Branciforte di Trabia precipitò in modo innaturale dal primo piano dell’Albergo Eden di Roma e morì sul colpo.
Allora si parlò di sospetto suicidio, ma il caso non venne mai chiarito.

Enrique Andrés Martegani,
(Enrique Andrés Martegani. Gli anni del Boca)

Già che ci siamo si potrebbe anche scoprire che fine abbia fatto il calciatore sudamericano Enrique Andrés Martegani, al quale toccò la singolare sorte di diventare un asse ereditario. Il principe, infatti, lo aveva acquistato a titolo personale e quindi, alla sua morte, visto che faceva parte dei beni di famiglia, fu ereditato dalla moglie Olga Villi.

Una vicenda, questa, che non sfuggi all’occhio di GarineiGiovannini, molto attenti alle questioni calcistiche e che  in questa storia trovarono ispirazione per la commedia La padrona di Raggio di Luna.

Silvano Calzini è nato e vive a Milano dove lavora nel mondo editoriale. Ama la letteratura, quella vera, Londra e lo sport in generale. Ha il vezzo di definirsi un nostalgico sportivo.

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