Search
Close this search box.

Stanley Kubrick e Walter Cartier. Il regista e il pugile.

Un reportage fotografico e un cortometraggio documentario. Prima l'uno, Prizefighter nel 1949, e poi l'altro, Day of fight, nel 1951. Tutti e due con protagonista il pugile Walter Cartier, tutti e due per mano e idea di Stanley Kubrick. Così, tra ring e guantoni, il destino di Stanley Kubrich trova la sua strada.
Day of Fight

Stanley Kubrick. Al solo pronunciarne il nome, volti e storie di film come 2001. Odissea nello Spazio, Shining, Barry Lindon, Arancia meccanica o Full Metal Jacket  ti scorrono davanti agli occhi. Ma prima del Korova Milk bar, del monolite o della marcia di Topolino, c’era un giovane fotografo e un suo amico pugile, Walter Cartier.

Stanley Kubrich. Fotografo prima che regista

Sono gli anni 40 quando un giovanissimo Stanley Kubrick si affaccia nel mondo del giornalismo.
La rivista Look ha appena comprato una delle sue fotografie più famose, quella dell’edicolante affranto dalla morte dell’allora presidente Franklin D. Roosevelt.  Appena preso il diploma, Kubrick inizia a lavorare stabilmente nella rivista come fotografo, lavoro di cui apprezza la spontaneità della pratica e la possibilità di cogliere l’attimo, di fermare il tempo in uno scatto.
La sua grande passione però è il cinema. Fin da piccolo si nutre di pellicole nei nabe del Bronx dove si avvicina al cinema americano dell’epoca. Più tardi passerà alle sale d’essai e alle proiezioni del MOMA, dove vengono proposti invece lavori del cinema europeo, orientale e d’avanguardia.

Due ragazzi del Bronx

Il 19 Gennaio 1949 su Look viene presentato Prizefighter, reportage fotografico di 20 scatti in cui Stanley Kubrick racconta la giornata del pugile Walter Cartier. Una giornata che si sarebbe conclusa con il match contro Jimmy Mangia al Roosevelt Stadium di Jersey City.
Walter Cartier, sangue irlandese, ma anche lui originario del Bronx come Kubrick, è un nome interessante nel panorama del pugilato americano. Peso medio, Cartier raggiunge la fama nel secondo dopo guerra quando affronta pugili importanti come Gene Hairston e Billy Kilgore. Pur avendo affrontato quattro detentori del titolo – Kid Gavilán, Joey Giardello, Carl Olson e Randy Turpin – Cartier, però, non arriverà  mai a competere per la cintura mondiale.
Ma il ring non sarà l’unico panorama di Walter Cartier; il servizio fotografico di Stanley Kubrick è solo l’inizio e quello che verrà dopo sarà una nuova vita.
In effetti, nel 1949 anche Kubrick non può sapere che proprio da quegli scatti la sua carriera troverà la strada.

1951

Dalla sua scrivania nella redazione della rivista Look, Stanley Kubrick spinge lo sguardo oltre la finestra.
Accade così. Le idee arrivano quasi sempre così. Irrompono. Non danno avvisaglie.
Prizefighter andrà su pellicola e diventerà Day of the fight, un cortometraggio sulla giornata di un pugile, ovviamente lo stesso, quindi Walter Cartier.
Kubrick ha un amico, Alexander Singer, che lavora come fattorino nella celebre casa editrice americana Time Inc., la stessa che produce la serie The march of time. A loro Kubrick vuole vendere il suo lavoro come episodio da inserire nella serie, ma ben presto questa idea viene accantonata; il profitto sarebbe troppo poco.
La scelta allora ricade sulla RKO Pathè, che acquista il prodotto inserendolo nel catalogo di This is America.

Stanley Kubrich sul Ring

Stanley Kubric. Day of the fight

Il documentario Day of Fight, esattamente come il servizio del ’49, segue Walter Cartier dal momento del risveglio fino all’incontro serale, stavolta contro Bobby James.
In 12 minuti impariamo a conoscere Cartier ben oltre l’immagine del pugile.
La voce fuori campo del narratore ci introduce nel suo appartamento di New York, dove il ragazzo si sta svegliando accanto al fratello gemello.
L’immagine plastica del boxeur che solo qualche anno prima riempiva la copertina di Look è lontana. C’è “solo” un ragazzo che fa il pugile, ha 24 anni e oggi va in chiesa.
È importante che prenda la comunione, in caso qualcosa vada storto stasera”, dice il parroco alla telecamera.
Dopo la Messa, Cartier torna a casa, pranza e poi va alla visita medica che precede l’incontro.
L’idea, in effetti, è proprio quella di portare lo spettatore oltre il personaggio e dentro l’incontro.

Walter Cartier

He has done it. He has K.O. Bobby James

Walter Cartier arriva all’incontro, sempre accompagnato da Vincent, il fratello gemello.
Quello che all’inizio poteva sembrare un ragazzo timido davanti alla telecamera, sul ring si trasforma.
Passi veloci e colpi precisi, Walter Cartier vince su Bobby James.
È una vita dura, ma per lui ne vale la pena”.
Le luci si spengono sull’accappatoio bianco dell’atleta e il nome scritto in corsivo.
The end.

Stanley Kubric

Da lì, il resto è storia

Walter Cartier finirà la sua carriera da professionista con 46 vittorie, 13 sconfitte e 2 pareggi. Di queste, 24 vittorie e 9 sconfitte per ko. La sua vita da attore continuerà e negli anni ’50 raggiungerà una certa notorietà con la serie televisiva The Phil Silvers Show
La vita di Stanley Kubrick sarà interamente nel cinema, di cui diventerà protagonista assoluto. Tre cortometraggi documentari e 13 pellicole, entrate tutte nella storia del cinema, ne fanno un gigante.
Quindi sì, il resto è veramente storia.

Rachele Colasante nata a Roma nel 1999, da sempre incuriosita dalle storie, studia Lettere a RomaTre cercando di scrivere la sua al meglio. Ancora non sa dove la condurrà il suo percorso, ma per ora si gode il paesaggio.

ARTICOLI CORRELATI

Maso Masini

Masini, il “dutur” e il miracolo dell’acqua. Atto unico.

Angelo Cattaneo, massaggiatore storico dell’Olimpia, era Simmenthal, aveva un borsone dei miracoli. Dentro c’era il rimedio per tutto. Ne sa qualcosa Massimo Masini detto “Maso”, al tempo uno dei migliori lunghi in circolazione. Forte il Masini, ma anche lui con qualche fragilità che ogni tanto veniva a galla. Come quel giorno, quando ci pensò il “dutur” a fargliele passare. Facile come bere un bicchier d’acqua.

Leggi tutto »
Soap Box Derby 1933

Soap Box Derby. Un sogno americano

Prima Dayton, poi Akron, poi tutti gli Stati Uniti. Il Soap Box Derby appassiona ragazzini, genitori e decine di migliaia di persone che accorrono per assistere alle gare. Quel 10 giugno del 1933, davanti a dei ragazzini che si sfidavano in velocità buttandosi giù da una discesa con delle macchinette di fortuna, Myron Scott aveva visto giusto e la sua intuizione farà diventare il Soap Box Derby uno spettacolo del sogno americano.

Leggi tutto »
Gordon Cowans

Gordon Cowans. L’ultimo tra i campioni

Gordon Cowans, una vita spesa tra l’Aston Villa e il Bari, non è tra i miei dieci migliori giocatori di tutti i tempi. Forse neanche tra i vostri. Non so voi, ma io lo metto all’undicesimo posto. Il fatto è che per me Gordon Cowans è indimenticabile.

Leggi tutto »
Roma-Los Angeles, Paolo Del Brocco

Roma – Los Angeles. Una coppia da Oscar

Los Angeles si tinge di giallorosso con l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale vinto da “Anatomia di una caduta”, coprodotto dalla Neon di cui è socio Dan Friedkin, e con la sciarpa dell’Amministratore Delegato di Rai Cinema, il Cavaliere della Roma Paolo Del Brocco.

Leggi tutto »
Curva Sud Pruzzo

Curva Sud. Goal e braccia al cielo

Gioia, liberazione, adrenalina. Il pallone che gonfia le rete, lo stadio che respira, la Curva Sud che impazzisce. È da questi spalti una volta di cemento freddo che l’emozione mi ha stretto petto e gola quando loro correvano verso di noi sbracciando e urlando. Calcio vero, giocatori veri. Se dopo un goal vi capita di vedere altro, tipo quei balletti oggi un po’ di moda, diffidate dalle imitazioni e ricordate che un altro calcio è possibile.

Leggi tutto »



La nostra newsletter
Chiudi