Search
Close this search box.

Angelo Rizzoli e il panfilo della dolce vita

Sono gli anni '50 e in Italia tutto è possibile. Angelo Rizzoli ha una storia incredibile; dal nulla costruisce un impero editoriale che spazia dalla carta al cinema. Sullo scenario di Ischia, di cui il "cumenda" si innamora, il panfilo Sereno ospita tutto il jet set internazionale. Simbolo di successo, il Sereno sarà anche il simbolo del declino di una delle più importanti storie imprenditoriali italiane. Una storia di mare e di costume italiano che ci viene dall'archivio del Centro Studi Tradizioni Nautiche della Lega Navale Italiana.
COVER RIZZOLI 00

Si dice che Pozzuoli e Casamicciola, o meglio i loro amministratori dei primi anni ’50, abbiano re­spinto le offerte di sviluppo turistico avanzate da Angelo Rizzoli. Se fossero state accettate non staremo a sognare sul futuro “Waterfront”.
Nel 1951 Angelo Rizzoli sbarca ad Ischia dal suo panfilo Sereno e ha proprio l’aspetto di un commendatore. Giacca a righe ben tagliata che co­munque non maschera la pancetta, cappello leggero, immancabile sigaretta all’angolo destro della bocca. Attraversa la banchina dispensando sorrisi, e nella ma­no sinistra stringe una banconota da “diecimila” per l’ormeggiatore. Viene a controllare se ha ben investito i 50 milioni prestati al ginecologo milanese Piero Malcovati, deciso a rilanciare le terme isolane. Sceso, si guarda attorno e s’invaghisce d’Ischia, specialmente di Lacco Ameno. In pochi anni costruisce alberghi, terme, ospedale e il cinematografo in cui Charlie Chaplin tiene la prima mondiale di Un re a New York.
Richiama attori, reali incoronati e decaduti, finanzieri, stilisti e altra bella gente; fa dell’isola la capitale del ci­nema italiano e Ischia diventa la succursale della dolce vita romana.

Rizzoli Chaplin Ischia

Una storia quasi normale

Angelo Rizzoli (1889-1970) è figlio di un ciabattino analfabeta che muore prima della nascita del bimbo.
Da ragazzo conosce l’angoscia della povertà e della mi­seria e viene inviato nel collegio dei Martinitt, orfa­notrofio milanese dove cresce e impara il mestiere di tipografo. A vent’anni inizia la sua carriera di imprendi­tore nel campo dell’editoria in una piccola sede e, subi­to dopo la Grande Guerra, in un moderno stabilimento.

Nel 1927 acquista, dalla Mondatori, il bi­settimanale Novella sul quale, all’epoca, vengono pubblicati racconti di D’annunzio e Pirandello; poi seguo­no Annabella, Bertoldo, Candi­do, Omnibus, Oggi e L’Euro­peo.
Dopo i perio­dici, Rizzoli inizia nel 1949 a pubblicare anche libri; specialmente classici a prezzi popolari. Sposa Anna Marzorati dalla quale ha due figli, Andrea (1914-1983), che lo rende nonno di Angelo jr., detto Angelone (1943-2013) e Giuseppina. Il cumenda, così è chiamato Angelo Rizzoli, inizia, con la Cineriz anche l’attività cinematografica. Con tale casa di pro­duzione sono infatti girati Umberto D. di Vittorio De Sica e la popolare serie Peppone e Don Camillo.

Il Sereno

Simbolo del successo e della potenza economica del cumenda è il suo lussuoso ed esclusivo panfilo Se­reno, all’epoca il più grande del Mediterraneo. Era questo, in precedenza, un dragamine della U.S. Navy, acquistato da Rizzoli sul mercato civile e fatto trasformare dai cantieri di Viareggio. Ha una stazza di 316 ton ed è lungo 43 metri. Possiede otto grandi ca­bine per gli ospiti, tutte con bagno, oltre agli alloggi per l’equipaggio, la cucina ed altri saloni. È fornito, oltre a due grosse lance di salvataggio, di due bei mo­toscafi che l’armatore usa raramente solo nelle rade in cui non può accostare alle banchine. Oltre che dalla classica passerella di poppa una scaletta laterale abbattibile permette l’imbarco e lo sbarco degli ospiti.          
Il Sereno è comandato da un esperto marinaio, il capitano Renato Molino, del quale il commendatore ha completa fiducia.

Panfilo Sereno

Ricordo benissimo questo panfilo quando, a cavallo de­gli anni ’50 e ’60, è spesso attraccato all’ultimo e stretto tratto di banchina di Pozzuoli. In questa sua pri­ma versione ha i teloni parasole ed i teli copri imbarca­zioni di un colore azzurro che abbina elegantemente con il bianco dello scafo.

Le motonavi Regina Isabella

Negli anni ’50 Angelo Rizzoli compra altri due ex dragamine in disuso e, sempre presso i cantieri di Viareggio, li tra­sforma per la pesca del tonno. L’investimento non funziona e, approfittando della carenza di un regolare servizio pubblico per Ischia, li fa ritrasformare in moto­navi atte a trasportare i turisti tra Napoli ed i suoi hotel di Lacco Ameno. Le due motonavi vengono battezzate col nome del suo albergo, Regina Isabella I e Regina Isabella II; sulle murate portano la scritta Ischiaterme.
Il quotidiano collegamento si protrae per 6-7 anni e preoccupa l’armatore ischitano Agostino Lauro che lo contatta per un accordo. Alla fine Angelo Rizzoli fissa, per il biglietto delle sue motonavi, un prezzo così alto, 1500 lire, da non costituire mai una reale concorrenza per Lauro. Inoltre la sua motonave parte alle 12,30, cioè in mezzo a 2 corse di Don Agostino, e questo per danneggiarlo il meno possibile. Nel 1961 vende uno di queste motonavi proprio ad Agostino Lauro, che la battezza Celestina Lauro.
Quando va a firmare il contratto, Lauro chiede a Rizzoli di firmare con la sua penna d’oro di cui ha sentito favo­leggiare; questi acconsente e poi gliela regala.
Successivamente Agostino acquista anche l’altra motonave che battezza Rosaria Lauro. Queste due motonavi, fornite di poppa piatta tipo milita­re, ben si prestano ad essere tra­sformate in moto tra­ghetti tramite l’installazione di una rampa poppiera. Inizialmente Lauro possedeva solo una piccola motonave, la Freccia del Golfo, una vecchia “VAS” (Ve­detta Anti Sommergi­bile) della Regia Marina Italiana,tra­sformata per il tra­sporto di isolani e vacanzieri.

Jet set sul Sereno

Il Sereno invece ospita solo vip o comunque amici del commendatore ed a tale scopo, per i collegamenti Terraferma – Ischia si serve del vicino porto di Pozzuoli.
Qui, e nelle eleganti cabine di questo panfilo, passano i più bei nomi del jet set. Lo Scià di Persia in cerca di una nuova sposa, Walter Chiari e la focosa Ava Gardner, Liz Taylor passionale e scontrosa con Richard Burton, Paolo Stoppa impegnato a litigare con Vittorio De Sica, Christian Barnard con qualche sua amante, John Wayne, Maurizio Arena, Sofia Loren e Carlo Ponti, Catherine Spaak e Fabrizio Capucci, famosi “diciottenni al sole”.
Moltissimi i protagonisti dei film prodotti dalla Cineriz del cumenda e, a volte, girati proprio sull’isola come Vacanze a Ischia del ’57, una commedia che illustra le bellezze del luogo dove Rizzoli, già abile comunicatore globale, ha tanto investito.

Angelo Rizzoli, Ettore Ponti e Sofia Loren

La vita dolce

Con la stessa lungimiranza, accetta di produrre il film La dolce vita. Federico Fellini non è ancora un mae­stro indiscusso e l’impresa si prospetta molto costosa. Rizzoli spiega a un perplesso Montanelli che ha deciso di rischiare: “…perché quel tipo lì… come si chiama? … se riesce a far recitare gli altri come recita lui, farà certamente qualcosa che magari non si vende, ma che valeva la pena di fare… Perché quello lì per metà è un ciarlatano, ma per l’altra metà è un genio…”.
Il commenda ha cercato diverse volte di convincere Giovanni Guareschi ad andare in America per le pre­sentazioni dei film della serie Don Camillo o per l’inaugurazione della libreria Rizzoli di New York, ma sempre senza successo. Guareschi ha paura di volare e non se la sente di stare costretto su una nave per tanti giorni. Non si è neppure lasciato convincere a salire sul Sereno perché teme di soffrire il mal di mare. In giro si dice che il panfilo balla molto in acqua ma Guareschi, soprattutto, non vuole incontrare a bordo alcuni perso­naggi familiari al Commenda, fra cui Pietro Nenni.

Angelo Rizzoli e Reza Pahlevi

Nel 1958 l’albergo Regina Isabella fa da sfondo anche al primo incontro tra lo Scià di Persia Reza Pahlevi e la principessa Maria Gabriella di Savoia, che hanno scelto Ischia per conoscersi meglio e decidere se sposarsi.
Le cronache di allora riferiscono che l’ipotetico matrimo­nio tra il re dei re e la principessa italiana sia caldeggiato da Enrico Mattei, poiché quell’unione avrebbe certamente favorito gli interessi petroliferi dell’ENI in Iran.
Dopo il pranzo l’imperatore s’imbarca verso mezzanotte sul Sereno che l’avrebbe portato a Pozzuoli da dove proseguire per Roma All’uscita del porto è speronato da uno di quei barconi senza luce che vengono da Baia. La piccola imbarcazio­ne cola a picco, ma anche il “Sereno” ha danni alla prua, tanto da dover essere scortato da un’altra nave di Rizzoli, la Regina Isabella 1°. La cosa è messa a tacere, per ovvii motivi, comprando il natante andato a fondo e facendo poi la pratica per la distruzione dello stesso. Purtroppo questo caso, alquanto anormale e verifi­catosi in un periodo di notevoli tensioni internazionali, è consegnato all’oblio finché non mi verrà raccontato da un allora giovane naufrago della bilancella affondata.

Scià sul Sereno
(Lo Scià Reza Pahlevi sul Sereno)


A proposito della permanenza ad Ischia dello Scià, Enzo Biagi riferisce un incredibile incidente formale che sconcerta il cerimoniale.
Angelo Rizzoli ha invitato l’imperatore persiano ad Ischia, ma non vuole incontrarlo perché non saprebbe reggere la conversazione in una lingua straniera. Invece resta bloccato proprio davanti all’ascensore ed è obbligato a sentire un discorso, intercalato da molti inchini, di cui non capisce assolu­tamente nulla. Dopo diventa furioso: “Lo sapevo che non dovevo vederlo, perché non so una parola di francese o di inglese. E io non potevo rispondere. Almeno aves­se parlato in scià”.
Questa affermazione di Biagi merita di essere ri­cordata, so­prattutto perché essa è sintomatica delle tante stramberie raccontate su Rizzoli.

Rizzoli, Comencini e Ischia

Angelo Rizzoli è stato anche il produttore di molti film di Lui­gi Comencini, il regista cui è legato da un rapporto di amore e odio. Entrambi sono di casa a Ischia, perché anche Comencini vi acquista una villa nel 1961 dove trascorre per molti anni le vacanze con la sua famiglia. Un giorno, imbarcati sul panfilo Sereno, Rizzoli indica a Comencini un promontorio dell’isola e glielo pro­mette in dono per permettergli di costruire una nuova casa. Ma qualche mese dopo gli confida: “Caro Luigi, se sapessi a quante persone ho regalato quel promontorio…”.

Angelo Rizzoli sul panfilo Sereno

Angelo Rizzoli, Nascimbene e il Sereno

Altro aneddoto, avvenuto sempre sul Sereno è raccontato da Dino Risi e riguarda il maestro Nascimbene.
Il maestro scrive musiche per film. È un uo­mo educato, elegante, riservato. Una sera a Napoli incontra il grande editore e produttore cinematografico che è lieto di conoscerlo. Cenano insieme al ristorante da Zi’ Teresa.
Il maestro divora un enorme piatto di impepata di cozze annaffiato con del Falerno ghiacciato, mentre il cummenda gli dice: “Senta, io avrei un progettino per lei, se lei vuole, domani mattina s’imbarca con noi a Pozzuoli sul mio Sereno, così avremo tempo per parlarne”.

Nascimbene aderisce felicissimo all’invito e l’indomani parte in compagnia di belle donne e uomini ricchi per una crociera che promette di essere una svolta nella sua vita. La scritta musica di Mario Nascimbene nei titoli di testa di un film di Rizzoli è un sogno che finalmente può realizzarsi. A mezzogiorno, sullo yacht mangia leggero. Già la notte le cozze di Zi’ Teresa si sono fatte sentire. Da anni soffre di stipsi. Nelle prime ore del pomeriggio prende un blando lassativo e si distende su una sdraio per un sonnellino. Lo sveglia un dolore al basso ventre. La fronte gli si copre di un su­dore freddo. Dalla piscina una ragazza gli grida: “…la palla, la palla, per favore».
Si alza per prenderla, ma un dolore lancinante lo piega in due. Gli si annebbia la vista, sente gridare: “La palla! la palla!.
Spicca una corsa, sale una rampa, trova il corridoio dove s’affaccia la sua cabina, entra, si strappa via i pantaloni, raccoglie nelle mutande la lava di un vulcano, fa un pacco, apre l’oblò e lo getta in mare. Ma non c’è il mare sotto. Il pacco centra il tavolo verde dove Angelo Rizzoli gioca a carte con tre amici. Quella stessa notte il lussuoso panfilo Sereno attracca al porto di Civitavecchia dove il mae­stro Nascimbene, senza mutande e senza contratto, viene fatto scendere in tutta segretezza.

Se la gente di talento lo incanta, Angelo Rizzoli, invece, non ama i ricchi

A cominciare da suo figlio Andrea. Spesso gli rimprovera di non essere nato povero e di non aver provato i morsi della fame. Dice anche: “Ho messo in piedi un impero così grande e solido che ci vorranno almeno tre generazioni per distruggerlo”.  Sa­rà il suo unico abbaglio, ma non avrà il tempo di rendersene conto perché muore nel 1970, a 81 anni.

I Rizzoli e il Corriere della Sera

Tutto passa ad Andrea che nel 1974 acquista, dalla fa­miglia Crespi, da Angelo Moratti e Gianni Agnelli il 100% delle quote di Editoriale Corriere della Sera.
L’operazione viene a costare più di 40 miliardi di lire, una cifra enorme per l’epoca, ma in tal modo Andrea viene a capo di un impero mediatico potentissimo. Su progetto dell’architetto Gipo Viani costruisce Milanello, sede della squadra di calcio del Milan, di cui è anche presidente.
Con la Cineriz produce ancora film tra cui Amici miei di Mario Monicelli. Nel 1978 lascia il gruppo in mano al figlio Angelone, ritirandosi a vita privata in Provenza. Per dimostrare l’inettitudine di suo figlio, Andrea che ha sempre evi­tato i giornalisti, rilascia interviste di fuoco, piene di pettegolezzi. Racconta di quella volta che Angelone con la moglie, l’attrice Eleonora Giorgi, e il figlio è partito con l’aereo privato per un weekend a Portofi­no. E ha anche fatto venire il Sereno da Ischia per farci dormire le guardie del corpo. Poi, per rientrare a Roma, la coppia ha noleggiato un altro aereo. “Uno yacht e due aerei per mezzo fine settimana a Portofi­no!” dice il padre. “Un’altra volta, in Costa Azzurra, Eleonora Giorgi in una sola notte manda tre volte l’au­tista in Italia a cercare la Sangemini...”.
Andrea Rizzoli muore di infarto poche settimane dopo l’arresto dei fi­gli Angelone e Alberto cui viene contestato il reato di bancarotta.

Panfilo Sereno

Un film senza lieto fine

L’erede della più grande casa editoriale italiana, viene a trovarsi con un cumulo di debiti e con aziende non più profittevoli. Pressato da un sistema bancario, nel quale un ruolo importante viene rivestito dalla massoneria, cede al Banco Ambrosiano di Ro­berto Calvi, Licio Gelli ed altri il controllo del Gruppo RCS – Rizzoli Corriere della Sera.
Finisce, tra scandali e dissesti, un grande impero mediatico e l’ultima immagine del Sereno, ripreso nel 1996 a Fiumicino abbandonato e semi affondato, ben si presta a simboleggiare la caduta di questa dinastia.

 

……….

L’articolo è stato pubblicato per la prima volta nel dicembre 2014 sul Notiziario del  Centro Studi Tradizioni Nautiche della Lega Navale Italiana.

Giuseppe Peluso

ARTICOLI CORRELATI



La nostra newsletter
Chiudi