La storia comincia quando Beppe Croce convinse Pupa Oberti, moglie del famoso Max, a far costruire in Danimarca il Twins XVI su disegno di Jan Kjaerulff e Paul Elvström (per il piano velico e tutti i controlli su accessi e materiali).
Dopo averla provata in Danimarca, finalmente iniziamo le prime uscite a Genova, allo Y.C.I. Facciamo le regate richieste per la selezione e ci presentiamo a Trieste per il campionato mondiale (quinta classe I.O.R., level class a rating 21.7, n.d.r.).
Dovete sapere che allora i cantieri e i giovani ingegneri erano agguerritissimi e lo Ziggurat di Valliceli o il Balanzone di Sciomachen, il Veronica di Carcano, Harold Cudmore con un disegno di Ron Holland (che fu il vincitore), erano attrezzate con winch per ogni manovra, rotaie, barber e chi più ne abbia più ne metta. Perciò quando il mio caro amico Dani De Grassi vide il nostro Twins, mi disse: “Gigin, quando se che arme’ sta barca?”. Effettivamente non avevamo un gran mezzo sotto il culo, ma avevamo Lui.
Regata di triangolo, poco vento, 6/7 nodi
Equipaggio: Paul Elvström, Gigi Croce, Franco De Denaro, Nello Ottonello ed io.
In partenza Paul chiede all’equipaggio di rimanere sotto coperta e così rimaniamo io e lui a manovrare. Allo start mi trovo faccia a faccia con la boa ed avviso: “abbiamo la boa a 5 centimetri…”; risposta: “enough!”.
Navighiamo con mure destre in testa al gruppo e, dopo 6/8 minuti mi chiede: “can we tack?” …dopo altri due minuti, piccolo scarso di 5 gradi e dico: “may be now”.
Paul da una occhiata e vira.
Passiamo sulla prua di tutte le barche e sono certo che, per riverenza, qualcuno non ha forzato l’incrocio.
Una volta sopravvento, piccolo scarso di 5 gradi, ci mettiamo mure a dritta e mi dice: “now we are safe”. Mi ha dato per un attimo il timone ed ha parlato all’equipaggio, sotto coperta, dicendo: “non crediate che non siete importanti e mi rincresce che non abbiate visto la partenza“.
Rimanemmo primi per tutta la regata e devo dire che non abbiamo perso un metro: l’ordine di togliere lo spinnaker lo dava quando la prua era già sulla boa e Nello, con quattro bracciate, lo ammainava.
La lezione di una vita
Ho un po’ di commozione a raccontare quella che fu la più bella lezione di vela della mia vita …ma non ho ancora capito come aveva fatto a sapere che là avrebbe trovato lo scarso che ci ha fatto vincere.
In banchina, a Dani gli dissi: “il resto dell’attrezzatura la monto a Genova, qui a Trieste basta questa”.
Credo che in classifica finimmo sesti, nelle lunghe non andammo bene, ma non importa . . .
Grazie Paul.
La vela …non è bella?
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L’articolo è stato pubblicato per la prima volta sul numero 86/2019 del Notiziario del Centro Studi Tradizioni Nautiche della Lega Navale Italiana