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Alain Delon. L’altra vita

Nessuno nell'immaginario collettivo più di Alain Delon. Nessuno più lontano dalle etichette assegnate dal sistema delle stelle. Ma quale bello e dannato, ma quale icona senza tempo. Per Alain lasciamo parlare le sue scelte, i suoi principi e le sue passioni. Sportive, sì, anche sportive
Alain Delon

Diciassette anni tutta la vita. Solo così si può resistere alle convenzioni del sistema. L’anagrafe non c’entra, anche se poi un giro di roulette – nel 1952 – dice 17 impair noir. Davvero qualcuno pensa che è il numero più giocato per caso? È l’età di Alain Delon, volontario di Marina, francese tra i francesi difensori poi di Saigon. Disciplina e idiosincrasia alle regole, senso dell’onore e pugni in faccia all’ipocrisia, rispetto della bandiera e dell’avversario. Una vita che non basta una vita. Di mille lavori forzati e trovati, di troppi amori, di etichette strappate a cerotto, di spazi protetti e invasioni di campo. Una vita di passioni. Le più intense le affidiamo al vento che non è per me di raccontare e non saprei farlo. Cerco la sponda dolce delle emozioni intense, dell’adrenalina dei cavalli, della boxe, delle automobili.

Alain Delon
(Alain Delon a San Siro)

Dei cavalli, Equileo

Il più vincente dei suoi, Alain in tribuna con Mireille per la vittoria del Gran Premio d’Europa a San Siro in una domenica di febbraio di cinquanta anni fa. La stessa pista, dieci anni dopo, della sfida anomala tra Lanson e Francesco Moser, recordman dell’ora. Brighenti sbaglia partenza e rompe in dirittura, Moser riscatta il ciclismo che – protagonista sempre Delon con i suoi cavalli – aveva perso analoga corsa tra il gioiello Fakir di Vivier, secondo all’Amerique ‘78 ed il corridore Freddy Amiens, due volte campione del mondo su strada, teatro l’ippodromo di Amiens, gremito all’inverosimile.

Alain Delon
(Alain Delon con Carlos Monzon)

Della boxe, l’amicizia con Carlos Monzon

Personale e professionale, Alain organizza tre incontri di cartello, tutti vincenti per l’argentino. Con Mantequilla Napoles, con Rodrigo Valdez e soprattutto – scolpito nella memoria di tanti, io tra questi – con JC Bouttier. Combattimento memorabile, il francese che ribatte colpo su colpo per cedere solo nelle ultime tre riprese nello scenario superbo del Roland Garros. “Carlos, fratello mio” sono le prime parole quando lo incontra in carcere.

Delle automobili, le italiane e soprattutto la Ferrari

Sul bavero della sua giacca c’è una spilla regalo dell’ingegnere, non riesce mai a pensare qualcosa di cui è più orgoglioso. Con la Ferrari 250 GT SWB California, anno 1957, uno dei 52 esemplari firmati Scaglietti, Alain scarrozza Jane Fonda, Shirley MacLaine tra Côte d’Azur e California per un paio di anni. Battuta all’asta per 16.3 milioni di euro, cifra record, esaltata dal bizzarro ritrovamento dell’autovettura nel garage di una fattoria sotto una pila di libri. Con la Ferrari Testarossa, immatricolata nel 1989 e venduta dopo solo 19.000 km percorsi perché “come un dipinto di Caravaggio, lo osservi, ti racconta, ti porta via”.

Alian Delon
(Alain Delon su Ferrari)

Di aneddoti ne puoi fare un viaggio e ritorno

Di personaggi veri e virtuali una saga. Vita vissuta sul filo bello del rasoio. A Douchy, buen retiro di campagna due ore da Parigi, trovi ancora le scuderie, il garage ed il ricordo del ring di Jean Claude per allenarsi indisturbato.
Douchy ultima oasi Valle della Loira, la cappella dell’eterno riposo di un uomo libero e ribelle.

Roberto Amorosino romano di nascita, vive a Washington DC. Ha lavorato presso organismi internazionali nell'area risorse umane. Giornalista freelance, ha collaborato con Il Corriere dello Sport, varie federazioni sportive nazionali e pubblicazioni on line e non. Costantemente alla ricerca di storie di Italia ed italiani, soprattutto se conosciuti poco e male. "Venti di calcio" è la sua opera prima.

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