Anno domini 1957
Siamo in piena Guerra Fredda e nelle sale cinematografiche esce Operación Popoff, che nella versione italiana diventa Femmine tre volte, coproduzione italo-spagnola, soggetto del duo delle meraviglie Marchesi–Metz e regia del grande Steno, al secolo Stefano Vanzina, con una Sylva Koscina semplicemente adorabile.
Ripeto: a-do-ra-bi-le.
Operación Popoff. Non solo cinema
La squadra femminile sovietica di pallacanestro delle Diavole rosse viene a Roma per sfidare la squadra americana degli Angeli bianchi.
Le atlete russe sono attentamente sorvegliate da nerborute vigilatrici e da ispettori cerberi, ma, animate dal desiderio di godere un po’ di libertà, si sottraggono alla sorveglianza, vanno a zonzo per le strade di Roma e molte di loro finiscono per innamorarsi di giovanotti italiani.
I dirigenti-sorveglianti sovietici promettono che se vinceranno la partita contro le americane le campionesse russe potranno restare in Italia. Si gioca la grande sfida e le Diavole rosse sostenute in tribuna dal tifo, indiavolato è proprio il caso di dire, dei sopracitati giovanotti italiani, travolgono le americane, ma la promessa non è mantenuta.
Lieto fine con le ragazze che riescono a rimanere lo stesso in Italia.
Operación Popoff. Grandi interpreti per un piccolo gioiello
Filmetto-cult nel quale il liberale Steno mette da parte le russe baffute e mascoline della propaganda antisovietica dell’epoca per presentare uno scanzonato peana al fascino slavo.
Oltre alla semplicemente adorabile Sylva Koscina, un cast tutto da gustare: Nino Manfredi, Mario Carotenuto, Gianni Bonagura, Gianni Agus, Bice Valori, Gianrico Tedeschi e tanti altri bravissimi caratteristi della commedia italiana.
Se a notte fonda facendo zapping vi capitasse di trovarlo su qualche canale, siete invitati a gettare via il telecomando e a godervelo in santa pace.
Piccola avvertenza: film vivamente sconsigliato a tutti i sopraciliosi cinefili innamorati dei film iraniani con sottotitoli in uzbeko e a chiunque non si sia mai innamorato delle gambe di una cestista.
p.s. Recensione dell’epoca nella quale si capisce che il critico non riesce a parlare male di Operación Popoff, anche se ne avrebbe tanta voglia: «Il film affida buona parte delle sue risorse comiche alla satira politico-ideologica. Il tutto è presentato però con sufficiente spirito e con continua animazione, così che lo spettacolo riesce divertente anche nelle sue situazioni più scontate».