Allyson Felix è una straordinaria campionessa di atletica leggera, l’ennesimo successo del sistema scolastico ed universitario della California che sfodera campioni olimpici grazie ai suoi programmi.
Ma la sua storia è differente e ricorda molto quella di Davide e Golia.
Le medaglie di Allyson
Atleta di grande versatilità, specializzata nei 200 metri, Allyson Felix si è dedicata con successo ai 100 metri e ai 400 metri, anche in specialità staffetta.
Nei 200 metri è stata campionessa olimpica a Londra 2012, tre volte campionessa del mondo (2005-2009), due volte medaglia d’argento olimpica (2004 e 2008) e medaglia di bronzo mondiale 2011.
Nei 400 metri, è la campionessa del mondo 2015, medaglia d’argento mondiale 2011, medaglia d’argento olimpica a Rio 2016, medaglia di bronzo mondiale 2017 e medaglia di bronzo olimpica Tokyo 2020.
Un palmares di eccellenza che la iscrive di diritto nella storia dello sport, ma non è di questo che vogliamo parlare.
Vogliamo parlare della sua gravidanza e dei problemi con il suo ex sponsor, la Nike.
La scelta di Allyson
” Per la maggior parte della mia vita, mi sono concentrata su una cosa: vincere medaglie. E sono stato brava. A 32 anni ero uno degli atleti più decorati della storia: sei volte medaglia d’oro olimpiche e 11 volte campione del mondo. Ma l’anno scorso, la mia attenzione si è ampliata: volevo essere un’atleta professionista e una madre. In un certo senso, quel sogno era pazzesco” racconta lei stessa al New York Times , “Ho deciso di mettere su famiglia nel 2018 sapendo che la gravidanza può essere “il bacio della morte”, come ha scritto la runner Phoebe Wright sul Times la scorsa settimana. È stato un periodo terrificante per me perché stavo negoziando un rinnovo del mio contratto con Nike, che era scaduto a dicembre 2017.”
Le cose non sempre vanno come dovrebbero.
Allyson Felix viene ricoverata d’urgenza, con rischi fatali sia per la nascitura e sia per lei, ed è sottoposta adun intervento cesareo per una pre-emplasia alla trentaduesima settimana.
Alla fine il decorso clinico è quello sperato: Allyson Felix dventa mamma di una bambina in ottima salute, Camryn.
La scelta della Nike
Accade qualche altra cosa però.
Accade che la Nike le propone un taglio del compenso del 70% motivandolo con il fatto che dopo un parto cesareo le prestazioni sarebbero state inferiori al passato.
” Nike vuole pagarmi il 70% in meno di prima. Se è questo che pensano che io valga ora, lo accetto, ma quello che non sono disposta ad accettare è lo status quo eterno intorno alla maternità” tuonò la Felix che propose di autotassarsi se non avesse conseguito risultati di valore.
La Nike non accettò e rifiutò qualsiasi accordo alternativo a quanto proposto.
Perdere uno sponsor tecnico poco prima delle Olimpiadi, al pari di un brutto infortunio mette a rischio la partecipazione di un atleta che, inaspettatamente, si trova a dover fare a meno di materiali tecnici non si trovano certo su Amazon.
Tokyo 2020. Il nuovo inizio
Allyson Felix, abituata a correre contro il tempo e non si è persa d’animo.
Alle Olimpiadi di Tokyo è arrivata con Athleta uno sponsor semisconosciuto anche se brand di Gap, e ha corso con delle scarpe create da lei e per lei, il tutto grazie ad una raccolta fondi di circa 3 milioni di dollari che le ha permesso di creare un suo brand.
Saysh, il brand di Allyson Felix, è già sul mercato con una sneaker da $150 ed è facile prevederne un grande successo.
Per la cronaca Allyson Felix a Tokyo, dopo aver conquistato la partecipazione alla sua quinta olimpiade in piena pandemia, ha contribuito ad uno splendido bronzo per il Team USA nella 4 x 400 a 35 anni, completando in bellezza il suo palmares.
Il colpo ha lasciato parecchi feriti in casa Nike e forse non sbaglio ad immaginare qualcuno con la scatola di cartone in mano al termine delle Olimpiadi.
Di certo dopo il clamore suscitato dal caso di Allyson Felix, il 12 agosto 2021 il colosso americano ha annunciato una nuova politica di maternità per tutti gli atleti sponsorizzati.
Il nuovo contratto garantirà la retribuzione e i bonus di un atleta per 18 mesi dall’inizio della gravidanza.
Ma la cosa non è finita lì.
Subito a seguire la decisione della Nike, infatti, con un tempismo da effetto domino, altre tre aziende di abbigliamento sportivo hanno integrato i loro contratti e aggiunto protezioni per la maternità per gli atleti sponsorizzati.
Dimenticare che noi umani siamo mammiferi e che una mamma difende sempre il suo cucciolo può essere una distrazione fatale.
Anche per un gigante come la Nike.