Ci sono storie che ti sorprendono.
Sono storie fuori dal comune che spesso si annidano dentro altre storie, magari più note.
Not goodbye, just goodnight, my darling è una dichiarazione d’amore, non un amore qualunque, ma uno di quelli che durano per sempre, per una vita. In questo caso, anche oltre.
Non c’è nulla di comune in questa storia, meno che mai i protagonisti, Wolfgang Von Trips, aristocratico tedesco e pilota di fama mondiale e Francesca Gaudenzio, una ragazza della porta accanto, con una vita normale e il sogno di un amore.
Non c’è nulla di comune in questa storia dispersa nel tempo, la storia del pilota aristocratico e del suo amore segreto.
Il pilota aristocratico
Wolfgang Von Trips nasce nel 1928 e, nonostante un diabete infantile che un minimo lo condiziona, è un ragazzo fortunato; di natali nobili sembra destinato a una vita agiata e tranquilla, cosa che potrebbe anche essere se non fosse per una spiccata vocazione e passione per i motori che sviluppa sin da giovanissimo.
In effetti saranno i motori a segnare la vita di Von Trips.
Le sue prime esperienze di gara le fa in motocicletta, nel 1950 corre con una BMW 500 ed usa il nom de plume di Alex Linther, ma ben presto passa alle automobili.
Nel 1954 corre la Mille Miglia, la finisce con un piazzamento modesto, 33° assoluto, ma ha uno stile di guida che non sfugge a Richard von Frankenberg, giornalista e corridore anche lui con il team Porsche. Pare sia stato lui a procurargli un ingaggio con la Mercedes che, nel 1955, alla guida di una 300 SLR, gli fa correre con un ottimo risultato il RAC Tourist Trophy; arriverà terzo dietro a Stirling Moss e Manuel Fangio.
In Formula 1 e non solo
Il debutto di von Trips in Formula 1 è del 1956, con la scuderia Ferrari, che inizialmente gli assegna una Ferrari-Lancia D50, non proprio il massimo; i risultati non saranno di particolare rilievo sino al 1961, quando si aggiudica il Gran Premio di Olanda e il Gran Premio di Gran Bretagna.
Von Trips però non si dedica solo alla Formula 1.
In quegli anni partecipa anche a corse di durata su circuito, come la 1000 km di Nürburgring che vince nel 1956 su Porsche, o la 24 Ore di Le Mans dove è quinto assoluto nel 1956, e a circuiti su strada impegnativi, come la Targa Florio in Sicilia, che nel 1961 vince da primo assoluto con una Ferrari Dino 246 SP.
Le donne della vita
Von Trips è un personaggio che non sfugge alla cronaca, un vero signore che nella vita da pilota ha trasferito i modi della sua educazione aristocratica e che si guadagna il suo pubblico e, tra i tanti che ne seguono le vicende sportive, due donne gli sono particolarmente vicine.
La madre, ed è cosa nota che non fosse proprio contenta della scelta del figlio di correre con le auto, cosa che la preoccupava non poco e che tra loro aveva codificato un rito, una sorta di scaramanzia a posteriori e sappiamo bene quanto spesso i piloti si affidino anche a piccoli rituali di buon augurio, come Alberto Ascari ad esempio. In questo caso il rito prende la forma del telegramma che al termine della gara la madre gli inviava per fargli le sue congratulazioni, contenta soprattutto che anche quella corsa fosse finita.
E poi c’è lei, Francesca Gaudenzio.
Di lei nessuno sa nulla di particolare.
Il 10 settembre 1961, giorno del Gran Premio d’Italia, Francesca è sugli spalti dell’Autodromo di Monza, pronta a immortalare con la sua fotocamera la partenza e i successivi passaggi di Von Trips.
Quel 10 settembre però non sarà un giorno qualunque.
Quel 10 settembre rimarrà nella storia come la giornata più tragica della Formula 1.
Von Trips con la sua Ferrari 156 F1 è in pole position, le macchine rombano, partono, bruciano l’asfalto, Francesca scatta le sue foto.
Al secondo giro von Trips è davanti a Jim Clark e alla sua Lotus, all’imbocco della curva Vedano, oggi Parabolica, l’inglese esce dalla coda del tedesco per tentare il sorpasso, von Trips si allarga per impedirlo e le ruote si toccano.
È il finimondo.
Le macchine si agganciano, vanno a zig zag poi riescono a staccarsi, la Lotus continua in testacoda, mentre la Ferrari è un missile verso il terrapieno, prende il volo, Von Trips è catapultato fuori, la macchina plana e si cappotta sugli spettatori.
È una strage, la più grave della Formula 1: Clark è illeso, von Trips muore sul colpo e con lui muoiono tredici spettatori.
Con decisione opinabile la corsa non viene sospesa.
La vincerà l’americano Phil Hill, anche lui pilota Ferrari e anche se la casa di Maranello in segno di lutto non correrà il seguente Gran Premio degli Stati Uniti, sarà proprio lui il campione del Mondo di quell’anno.
Nelle settimane successive all’incidente non si parla d’altro che della strage di Monza, di von Trips e della sua Ferrari e in tanti raggiungono l’Autodromo per vedere con i loro occhi il luogo dell’incidente.
Accade però anche altro.
Accade che un giorno all’apertura dei cancelli dell’Autodromo, sul prato della curva di Vedano, proprio dove è avvenuto l’incidente, qualcuno nota infilata a terra una singola rosa rossa, evidentemente lasciata lì quella notte.
È la prima, ma non sarà l’ultima rosa; ogni giorno se ne aggiunge una.
La cosa si viene a sapere, un giornalista fiuta la notizia, va a vedere anche lui e si accorge che vicino al fiore la terra sembra smossa, si avvicina, scava un po’ con le mani e trova una piccola scatola di latta.
Ha trovato la notizia che cercava.
Apre la scatola e dentro trova una fotografia di von Trips insieme ad una ragazza e una frase, una sola, la promessa di un amore infinito che si dà l’ultimo appuntamento: not goodbye, just goodnight, my darling.
Un ultimo saluto, un grande amore affidato a una rosa, a una scatola di latta, a una fotografia di un momento felice e a una frase che commuove.
La ragazza del mistero
Nessuno sa chi sia quella ragazza.
Una notte, però, il guardiano dell’Autodromo si accorge di una figura esile scavalcare la recinzione e correre verso le rose; la raggiunge, la ferma.
È lei, è Francesca Gaudenzio.
Da quel momento le interviste alla ragazza saranno moltissime, tutti i giornalisti in cerca del gossip vogliono sapere di lei e di von Trips e così si viene a sapere che i due avevano iniziato a frequentarsi da qualche mese, ma avevano deciso che il loro amore sarebbe rimasto lontano dai riflettori.
Un puntino rosso
Francesca e Wolfgang quel 10 Settembre, finita la gara, avrebbero dovuto cenare insieme e invece a lei non rimase che fare una corsa disperata all’ospedale per vederlo ancora una volta, ma arrivò troppo tardi.
Not goodbye, just goodnight, my darling.
Non sappiamo quale sia stata poi la vita di Francesca e possiamo solo sperare che la vita quella ferita l’abbia in qualche modo ricucita, ma chissà quante volte negli anni a venire avrà ripensato a quella frase.
Di Francesca e di Wolfgang rimane però una storia, una bella storia, un puntino rosso nella tragedia.
Un puntino rosso a forma di amore.