La cronologia esatta e documentata della vita di Giuseppe Garibaldi, spesa ora per ora, giorno per giorno, a beneficio della patria e della umanitĆ , ĆØ in gran parte da rifare. I maggiori biografi, contentandosi di narrare le gesta più importanti del Duce, non han curato queĀsto elemento essenziale di storia, che può ritrarsi masĀsimamente dalla copiosa corrispondenza del Generale, per la più parte inedita. C’ĆØ persino chi malvede che questo epistolario si faccia, come se ogni parola di quel Grande non sia degna di essere conservata e conosciuĀta. Ma chi crede cosƬ, confonde l’eroe col letterato e teme più per lo scrittore che per l’Eroe. Noi che veneĀriamo l’integritĆ della figura, saremo grati a chiunque cooperi alla completa ricostruzione di essa.
E però oggi pubblichiamo le poche pagine del Giornale nautico di Giuseppe Garibaldi, le quali se non faran ricordare le venture del Corsaro d’America, riaffermano la sua auĀdace e semplice operositĆ , riempiendo la lacuna che trovasi in quasi tutte, anzi in tutte le sue biografie.

Caprera
In quel tempo Giuseppe Garibaldi intendeva a trasformare l’inospite scoglio di Caprera nella sua dimora immortale nei secoli.
La prima idea gli era balenata quando, profugo d’Italia, increscioso a Napoleone repubblicano, col Piemonte monarchico, bandito da Tunisi, potĆØ approdare, per concessione del capitano che doveva lasciarlo sulle rive maltesi, all’isoletta della Maddalena. Ivi, ospite di PieĀtro Supini, sindaco del luogo, visse giorni quieti, dedito alla caccia e alla pesca, percorrendo gli scogli e le isoĀlette vicine, fra cui Caprera, allora masso granitico quaĀsi deserto, asilo di poche capre e di qualche pastore. Quella solitudine selvaggia, in mezzo al mare, doveva sedurre la grande anima di lui, che certo si riaffermò all’idea di acquistarla, quando portato via sul Colombo a Gibilterra dalla Maddalena, si accorse che nessuno lo voleva in terra propria. Non la Spagna, non l’Inghilterra; onde “sbandito dall’Italia, perseguitato dalla Francia, cercato a morte dall’Austria, congedato da Londra, respinto da Madrid, insidiato da Germania e Russia“, non sapeva dove metter piede nella vecchia Europa. Torna in Africa, emigra in America, commercia in Cina, e finalmente può venire a Nizza, d’onde, faĀcendo spesso rotta per la Sardegna, un bel giorno fu sbattuto da un fortunale proprio vicino all’isola, che desiderava per eremo. “Aveva riscossi alcuni residui dei suoi stipendi a Montevideo“: dice il Guerzoni “nei suoi ultimi viaggi marittimi aveva messo da parte qualche peculio; una sommetta aveva raccolta dall’ereditĆ del fratello Felice; onde gli pareva venuto il moĀmento di mettere a proĀfitto i suoi moĀdesti capitali, e che nessun impiego fosse migliore di quello“. Infatti, tenendo conto di una specie di bilancio, scritto tutto di pugno del Generale, si trova ch’egli allora possedeva circa sessantamila lire. Con questa somma potĆØ comperare gran parte dei lotti, onde il demanio Sardo aveva diviso l’isola, la cui contrada meridionale apparteneva agli inglesi Collins, che solevano cacciarvi. Ma non bastava averla comperata e sognar di coltiĀvarla; bisognava renderla abitabile.

Il Kutter Emma
E le corse della Emma servivano a trasportare in CapreĀra il materiale necessario per costruirvi quella casa, doĀve Giuseppe Garibaldi visse e morƬ: quella casa che fu opera delle sue mani con l’aiuto di pochi amici, il Basso, il Menotti, il Gusmaroli, il Froscianti, e ricordò quella di Montevideo. Onde queste pagine diventan tanto più memorabili, in quanto provan gli sforzi di quell’uomo meraviglioso per ottener un regno ove poter vivere libero, solitario, a contatto solo della terra, del mare, del cielo. E mentre lavorava da marinaio e muratore, era destinato a una rischiosa impresa, quella di liberare i condannati politiĀci dall’ergastolo di Santo Stefano; ma la nave appreĀstata dal Panizzi naufragò sulle coste inglesi e l’uomo unico che doveva guidarla, si contentò invece di coĀmandare l’Emma e di prepararsi il rifugio di Caprera.
Il giornale nautico
Giornale nautico composto di numero dieci fogli di carta bollata, ossia facciate numero venti, tutte da Noi paragrafate e numerate, appartenenti al Kutter Emma della portata dƬ tonnellate 42.50\100 comandato dal Capitano di Ima Classe Garibaldi Giuseppe Maria, inscritto in questa Direzione al N. 458 – Nizza il 5 Novembre 1856.
Il Console di Marina Ottavi
Dal Sabato 8 alla Domenica 9 Novembre 1856
Alla 5pom. del Sabato si fa Vela per GeĀnova con piccolo vento di T.
Dalla Domenica 9 al LunedƬ 10
Vento variabile dalla T e calma. Alle 12 del meriggio in Genova.
Dalla Domenica 9 al MercoledƬ 12
In Genova.
Dal MercoledƬ 12 al GiovedƬ 13
Alle 4 pom. facciamo vela da Genova con pioggia – e nella notte varia il vento da LiĀbeccio con molta forza – si fanno i bassi terzaroli – verso il meriggio siamo sul capo Corso distante circa 6 miglia.
Dal GiovedƬ 13 al VenerdƬ 14
Si costeggia la Corsica con vento M.
Dal VenerdƬ 14 al Sabato 15
Si veleggia con venti variabili e mare grosso delle bocche e dalle 7 alle 8 infuriando il vento facciamo i bassi tizzaroli – verso le 4 della mattina si taglia un tizzarolo alla maggiore e si giunge verso le 7,15 a.m. in Caprera con fortissimo vento da Ponente burrascoso.
Dal Sabato 13 Novembre al LunedƬ 13 Dicembre 1856
Ancorati sullo Stagnaletto. Il 15 alle 5 p.m. salpiamo dallo Stagnaletto per Genova con piccolo vento da Ostro. Il vento varia verso Scirocco, poi a Levante, quindi a Greco rinforzando – facciamo due terzaroli.
Dal 15 al 18 teniamo la cappa con tutti i terzaroli dalla Corsica a Levante in vista di Porto- Vecchio.
Nel GiovedƬ 18 alle 8 a.m. la forza del vento e della corrente avendoci spinti sopra Caprera entriamo nello Stagnaletto – forti piogge.
Dal GiovedƬ 18 alla Domenica 2
Continua il vento da Greco e grosso mare – e rimaniamo all’ancora.
Dalla Domenica 22 al LunedƬ 21 Dicembre 1856
Piccolo vento ai Scirocchi. Alle 4 p.m. si parte per Genova.
Dal LunedƬ 22 al MartedƬ 23
Varia il vento da Greco. Si costeggia la Corsica.
Dal MartedƬ 23 al MercoledƬ 24
Piccolo vento da Libeccio, mare calmo – navighiamo con tutte le vele alla vista della Corsica. Nel martedƬ alle 6 a.m. siamo a ponente di Capraja distanti 4 miglia. Il vento rinfresca, serriamo il gastop e ricaliamo l’alboretto. Verso il meriggio seguiamo per Genova con vento forte da Libeccio, mare grosso.
Dal MercoledƬ 24 al GiovedƬ 23
Vento forte da Libeccio, mare grosso con pioggia alternata; navighiamo alla via di Genova con tutte le vele colla speranza di atterrare prima della notte. Alle 6 pom. scopriamo la lanterna di Genova distante circa 20 miglia, rimanendo al rumbo di tramontana circa facciamo due terzaroli alla Maestra, ed ammainiamo il fioco, quindi si ammaina anche la maestra e rimaniamo colla trinchettina a traverso. La notte ĆØ oscurissima con pioggia e mare grosso. Segue il vento da Libeccio.
GiovedƬ 23 Dicembre 1856
Segue il vento da Libeccio e grosso mare, piove alternativamente. Alle 6 a.m. siamo a mezzogiorno del fanale di Genova a traverso distante circa 5 miglia; poggiamo a misura che rischiara il giorno, ed alziamo la rotonda; alla 8 a.m. entriamo nel porto, e diamo nel fondo, ormeggiandoci al molo Vecchio, in dentro di bastimenti da guerra e vapori.
Dal 23 Dicembre al 31 Idem 1856
Siamo nel porto di Genova, caricando calcina, pozzolana, legname, ferro ed altri oggetti da nolo per la Maddalena per alcun ferro e provviste per lo stabilimento di Caprera.
GiovedƬ 10 Gennaio 1857
Tempo chiaro, piccolo vento da tramontana, verso il meriggio avendo terminato di caricare la pozzolana mettiamo alla vela per profittare del bel tempo, e terminando fuori del porto di accomodare i boccaporti, coprirli con incerate e inchiodarli, si alza il canoto, e si naviga a mezzogiormo con tutte le vele; si scopre fare il bastimento acqua e si ordina di pompare ogni due ore.
Dal Giovedì 1° al Venerdì 2 Gennaio 1857
Piccolo vento di tramontana, tempo sereno, navighiamo con tutte le vele alla vista della Corsica. Si continua a dare alla pompa ogni due ore, facendo il bastimento circa 8 pollici d’acqua ogni ora. Al meriggio siamo a tramontana del capo Corso circa 20 miglia.
Dal VenerdƬ 2 al Sabato 3
Piccoli venti da tramontana, tempo sereno, si costeggia la Corsica. Il bastimento continua a fare la stessa acqua, e si pompa ogni due ore. Al meriggio siamo al Levante di Bastia: circa 8 miglia.
Dal Sabato 3 alla Domenica 4
Piccoli venti variabili, cielo serenissimo, mare un poco agitato da varie parti. Costeggiamo la Corsica con tutte le vele – il barco continua a fare la stessa acqua e si pompa ogni due ore. Al meriggio siamo da tramontana di punta Aleria distanti dalla costa circa 6 miglia.
Dalla Domenica 4 al LunedƬ 5 Gennaio 1857
Costeggiamo la Corsica in vista di Monte Cristo con piccoli venti variabili, cielo nebuloso, il mare alquanto agitato dalle Bocche di Bonifacio. Nella notte della domenica verso le 10, abbiamo una burrasca da Maestro e Tramontana con pioggia. Al meriggio siamo a Levante del fanale di Porto- Vecchio circa 10 miglia, con calma perfetta, grosso mare dalle bocche, tempo burrascoso. Alle 3 si stende il vento fresco a segno di Ponente e Maestro; facciamo un terzarolo alla maestra, e tiriamo il fioco a mezzo bastone. Aprendo le bocche rinfresca il vento ma teniamo le vele per non sottoventarci dalla Caprera. Verso le 11 p.m. siamo sulla punta Galera, e verso mezzanotte ancoriamo nel porto dello Stagnaletto. L’acqua del bastimento continua e si pompa come sopra. Il tempo continua burrascoso.
Il tempo ĆØ migliorato alquanto nella mattina; venti variabili dal Ponente al Mezzogiorno. Verso le 8 a.m. salpiamo dallo Stagnaletto, e passiamo a tramontana degl’lsolotti, ma la corrente contraria ĆØ sƬ forte sul passo della Moneta, che non guadagnando cammino al bordeggiare si rientra nello Stagnaletto e si ancora nuovamente mettendo il proeze in terra. Il bastimento continua a fare la stessa acqua e si pompa ogni due ore.
Rimaniamo allo Stagnaletto il resto della giornata.
MartedƬ 6 Gennaio 1857
Verso le 8 a.m. essendo il vento debolissimo, e variabile, salpiamo dallo Stagnaletto colla lancia da prora, e remiamo traversando il passo della Moneta. Quasi in faccia dello scabeccio, rimane arenato il bastimento sopra una matta d’alga; ma stendendo l’ancorotto da tramontana galeggia immediatamente con poca forza. Il mare ĆØ di bonaccia. Verso il meriggio si fa una burrasca da Maestro con poco vento, e costeggiamo la costa meridionale della Maddalena per passare da tramontana di S. Stefano; giunti vicino a quest’ultimo passo, ci da il vento da prora, e correndo forte la corrente a Levante, poggiamo per passare da mezzogiorno. Giunti fuori il mezzogiorno di S. Stefano, e la costa della Sardegna rimane poco vento e la forza della corrente contraria c’impedisce di andare avanti, si armano i remi, e si fa forza per guadagnare la Maddalena.
In questo tempo, verso le 3 p.m. si accorge il timoniere uscire fumo dal boccaporto di prora. Si manda a basso per conoscere la cagione del fumo, e tutto indica essere la calcina in combustione; si apre il boccaporto maggiore per cercar d’estrarre la parte in combustione e rimediare di qualche modo, ma il fumo condensandosi fortemente obbliga la gente di salire in coperta senza poter effettuare l’intento. Allora si turano tutti gli usci della stiva, senza eccettuare la camera, e si dirige la prora per il porto dello scabeccio coll’intento di arenare il barco e procurare d’annegare la calcina. Verso le 5 p.m. si arena il bastimento nella bocca del porto dello scabeccio, passo della Moneta in faccia alla casa del signor Ricardo Collins; si apre con succhiello un buco al fianco destro del barco, circa 3 pollici sotto la superficie dell’acqua e si getta acqua con boglioli sulla stiva – chiamando soccorso di gente da terra.
Verso le 9 il barco ĆØ sommerso quasi sino alla coperta, e si sbanda sul lato sinistro.
Il fondo su cui si trova arenato ĆØ di circa 9 piedi, fondo d’alga – si stende l’ancorotto con gherlino ed alzane verso il fondo del porto e si pone in forza.
L’equipaggio dopo d’aver lavorato sino all’ultimo, non potendo sostenersi in coperta del barco, ĆØ obbligato di sbarcare alla puntarella in faccia al bastimento stesso, ove s’innalza una tenda con vele per porsi al coperto dalla pioggia quasi continua e custodire il barco. Una lancia ĆØ destinata con parte dellāequipaggio a guardia degli attrezzi.
GiovedƬ 18 Gennaio 1857, Caprera
Giuseppe Garibaldi
Fine del Giornale nautico del Kutter denominato Emma, della portata di tonnellate 42.50\I00, inscritto in questa Direzione al N. 458, composto di facciate numero venti da noi numerate e paragrafate.
Nizza, il 5 Novembre 1857.
Il Console di Marina
OTTAVI
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