In queste pagine abbiamo spesso ricercato il campione che ce l’ha fatta, colui o colei che nonostante le avversità hanno dimostrato al mondo di esserci, che sono dall’altra parte dell’impresa e che possono dire a gran voce “ci sono anche io, ce l’ho fatta”. Questa volta la storia è un po’ diversa. Questa è la storia di Katie Ledecky, nuotatrice plurimedagliata alle olimpiadi che fa della sua timidezza il suo punto di forza e dell’essere sé stessa il suo asso nella manica.
Una famiglia normale
Katie Ledecky nasce il 17 marzo 1997 a Washington, in una famiglia benestante. I Ledecky eccellono nei propri campi: il padre è un famoso avvocato, mentre lo zio è socio di maggioranza della franchigia NHL. Celebre è la partita di hockey del 2000 dei Washington Capitals dove una Katie di appena due anni gioca sulle ginocchia di Michael Jordan, co-proprietario della squadra. A 6 anni Katie viene iscritta dalla madre ad un corso di nuoto per bambini, così da poterla far sfogare dopo scuola. All’inizio la proposta non convince Katie che va poco volentieri alle lezioni, ma basta poco prima che cambi idea. Fra tutti preferisce lo stile libero, ad ogni bracciata si sente più forte e più veloce. Anche il suo allenatore, Yuri Suguiyama, si rende presto conto del talento della bambina e della sua resistenza fuori dal comune: se i suoi coetanei dopo poco erano già stanchi, Katie poteva andare avanti per ore senza sentire il minimo sforzo.
L’allenatore insiste affinché la ragazza inizi a gareggiare a un livello importante, tanto che nel 2012 accede alla United States Olympic Trial di nuoto ad Omaha, in Nebraska. A soli 15 anni Katie riesce a qualificarsi per le Olimpiadi negli 800 stile libero. Nella stessa giornata ottiene anche il terzo posto nei 400 stile libero, con un tempo di 4’05’’, record mai battuto per una nuotatrice statunitense under 16. Ma le prime volte di Katie non sono ancora finite.
Largo ai giovani
Londra 2012, Katie ha solo 15 anni, la più giovane statunitense di sempre. Chiamata all’altoparlante, lei si presenta sorridente, sicuramente timida e molti non hanno idea di chi sia.
Leva la felpa e inforca gli occhialini, fa dei respiri profondi. Guarda il fondo della piscina e poi l’altro lato. Entra nella sua “bolla”. Non c’è più nessuno intorno, solo lei, l’acqua e il suo respiro. Gareggia negli 800m e in vasca ci sono alcuni dei nomi più importanti del nuoto internazionale.
On your marks, get set, go!
Bracciata dopo bracciata, Katie Ledecky è in prima posizione. Spinge più delle altre, tiene duro e, a soli 15 anni, l’oro olimpico è suo. Come esce dall’acqua l’incanto finisce, torna ad essere la ragazzina riservata di prima. Ringrazia il pubblico, gli arbitri e chiunque fosse intorno alla piscina. Sfila gli occhialini, si rimette la felpa e torna ad essere “solo” Katie. Ma niente può essere più come prima.
“Da quando ho vinto a Londra, non ho mai pensato che ci sarei riuscita. Volevo dimostrare che quello non era un episodio isolato. Ma allo stesso tempo ho ricordato a me stessa che qualsiasi cosa più di quello è la ciliegina sulla torta, qualsiasi cosa. Questa è la prospettiva che sono riuscita a mantenere”.
Unstoppable
A Rio 2016, ormai famosa a livello mondiale, Katie non si smentisce. Ottiene l’oro nei 200m, 400m e 800m stile libero, così come nella staffetta 4x200m e “solo” un argento nella staffetta 4x100m. Katie Ledecky deve spingere più delle altre, vuole dimostrare continuamente a sé stessa e agli altri che il suo non è un abbaglio e vuole fare la storia della sua disciplina.
Non è infatti forse un caso che la nostra Federica Pellegrini celebrasse la sua vittoria a Budapest nel 2017 contro l’americana. Riuscire a infrangere il dominio di Ledecky era un valore aggiunto, qualcosa che non tutti possono dire di essere riusciti a fare. Alle Olimpiadi di Tokyo 2020, Katie continua a raccogliere medaglie – oro negli 800m e 1500m stile libero -, ma perde il titolo contro Ariarne Titmus, australiana anche lei tra le più forti al mondo, nei 400m stile libero.
“È ora di tornare al lavoro. Devo prepararmi per Parigi”
Le era anche stato proposto di fare da portabandiera per gli Stati Uniti alle Olimpiadi di Parigi, ma lei ha gentilmente declinato l’offerta perché la mattina successiva avrebbe gareggiato alle 9,00. Nessuno ha osato accusarla di essere poco patriottica, tutti già sapevano quali fossero i suoi orari. L’edizione olimpica francese è stata un altro successo oltre misura: due ori negli 800m e 1500m stile libero, argento nella staffetta 4×200 stile libero e infine bronzo nei 400 stile libero.
Con le sue 14 medaglie olimpiche, Katie Ledecky è la nuotatrice più decorata dei giochi, ma questo non ha fatto venir meno il suo essere modesta e altruista. L’esempio più volte richiamato è di quando, vinto l’oro, ha voluto far salire con lei sul gradino più alto la più piccola Paige Madden, che aveva appena ottenuto il bronzo.
“Sono circondata da persone fantastiche che mi aiutano a raggiungere sempre nuovi obiettivi e sono ancora entusiasta di questo sport.”
Katie Ledecky però non è solo una primatista nel suo sport, è anche portavoce dell’importanza di prendersi cura della propria salute mentale. Ha più volte infatti sottolineato il peso a cui gli atleti sono sottoposti nel dover gareggiare sempre meglio, nel doversi spingere sempre più in la. Lei stessa ha più volte parlato della pressione che ha sentito prima di una competizione. La salute mentale dovrebbe essere tenuta in considerazione nella preparazione di un atleta, alla stregua di quella fisica, senza considerare poi che se ne parla sempre troppo poco. Katie Ledecky per ora non ha intenzione di fermarsi. Le sue due anime continuano a convivere in questo equilibrio: la nuotatrice affamata di vittoria e con la voglia di mettersi costantemente alla prova, e la ragazza timida e riservata.
A volte rimanere fedeli a sé stessi è la risorsa più potente che si possa avere.