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Ian Rush, asso d’Oltremanica

Ian Rush, gallese, una vita nel Liverpool dove vince di tutto e una stagione con la Juventus. Un asso e un simbolo del calcio di Oltremanica. Questa è la sua storia.
Ian Rush

Lo chiamavano Ghost, eppure sotto porta era tutt’altro che evanescente. L’eclissi dal gioco durava pochi istanti, appena il tempo di eludere il controllo delle difese rivali, per poi liberare la stoccata vincente. Quando si fa crescere i baffi, poi, qualcuno si rivolge a lui come Omar, con chiaro riferimento all’attore Sharif. Ma i soprannomi lasciano il tempo che trovano nel momento in cui il ragazzo si destreggia in area di rigore. Nella sua carriera, il gallese Ian Rush ha collezionato trofei su trofei, fatto incetta di titoli e oltrepassato record con disarmante disinvoltura. Come quando eguaglia il primato di reti nella League Cup, appartenente prima al prolifico attaccante inglese Geoff Hurst che, sempre a proposito di fantasmi, è l’autore del famoso gol fantasma ai tempi supplementari della finale ai Mondiali del 1966, dove i Leoni albionici la spuntano per 4-2 contro gli storici avversari della Germania Ovest.

L’inizio

La carriera di Ian Rush è così densa di sfide importanti che i successi sembrano un’automatica conseguenza statistica. Più occasioni ti crei, più alta sarà la probabilità di metterle a frutto. Così, la sua scalata ai vertici del calcio britannico comincia alla fine degli anni Settanta fra le fila del Chester, una squadra inglese che all’epoca milita nel campionato di Third Division. L’esordio come centravanti avviene nella stagione 1979/80. Il diciottenne metterà a segno 14 gol e l’allenatore Alan Oakes gli comunicherà l’interessamento da parte del Liverpool.

Ian Rush

I Reds

Quella con i Reds sarà una lunga e intensa storia d’amore. Il debutto rilevando la leggenda Kenny Dalglish, il primo anno con le polveri bagnate, la tentazione di essere ceduto sono solo il preludio a una trentina di centri nella stagione successiva. Il manager Bob Paisley ne fa un elemento essenziale del suo scacchiere. L’intuito, lo scatto e il senso del gol lo rendono imprescindibile per il Liverpool e per la nazionale gallese. Conquista campionati e Coppe di Lega. Il 30 maggio 1984, a Roma, arriva anche la Coppa dei Campioni. In una finale al cardiopalma, mentre il compagno di squadra Bruce Grobbelaar ipnotizza dalla linea di porta due tiratori del calibro di Bruno Conti e Ciccio Graziani, Rush segna uno dei rigori decisivi. Un anno più tardi, il suo Liverpool perderà la finale della stessa competizione contro la Juventus, ma l’evento sportivo verrà completamente inghiottito dalla strage dell’Heysel.

Con la Juventus

Dopo oltre duecento reti realizzate in sette stagioni, il centravanti si trasferisce proprio a Torino, sponda bianconera. Le dichiarazioni lusinghiere del connazionale John Charles, stella juventina a cavallo fra gli anni Cinquanta e Sessanta, alimentano un clima di grande aspettativa. Fra i tifosi, c’è però la consapevolezza che un fuoriclasse dotato di fantasia come Michel Platini è giunto al ritiro dal calcio giocato. E non sarà facile dare origine a un altro ciclo del medesimo livello. La ricostruzione di una squadra blasonata passa dunque dalla fiducia verso i suoi interpreti E a garantire inventiva alla manovra offensiva, priva anche del partente Aldo Serena, ci sono i trequartisti Michael Laudrup e Massimo Mauro, senza trascurare il nuovo arrivo Marino Magrin, proveniente dall’Atalanta.

Ian Rush

Il debutto

Ian Rush debutta ad agosto contro il Lecce, nel girone di Coppa Italia. La vittoria non porta ancora la sua firma. Un lieve infortunio sposta il suo esordio in campionato alla seconda giornata, dove sopraggiunge una sconfitta con l’Empoli. Sarà una stagione complessa per la Vecchia Signora, allenata da Rino Marchesi. La doppietta nel 3-1 contro il Pescara restituisce al pubblico un consistente bagaglio del suo repertorio. Un controllo in area su cross di Laudrup, rubando il tempo al suo marcatore e concludendo con un’efficace girata alla sinistra del portiere, e una finta sempre sull’estremo difensore dopo aver raccolto un traversone di Nicolò Napoli per poi superarlo con una bordata sotto la traversa, rappresentano due esempi del suo innato fiuto del gol. Il giornalista Carlo Nesti, nel suo servizio televisivo, accenna già a una «Rush-dipendenza», mentre il presidente Gianni Agnelli ipotizza ancora «un anno di rodaggio».

Dylan Dog

Per cogliere la presa nell’immaginario sportivo dell’epoca provocata dal suo ingaggio, viene in soccorso perfino la tavola di un popolare fumetto come Dylan Dog, ideato da Tiziano Sclavi e ambientato in una Londra carica di misteri. Nell’albo dal titolo Fra la vita e la morte pubblicato nel novembre del 1987, attraverso un dialogo estemporaneo fra alcuni personaggi, c’è un fugace rimando alla vicenda del trasferimento di Ian Rush in Italia. Un chirurgo, nella storia sceneggiata da Luigi Mignacco e disegnata da Luigi Piccatto, è rappresentato nel corso di un intervento ospedaliero, e chiede a un collega come proceda oltremanica l’ambientamento dell’attaccante gallese. Un cenno veloce e senza alcuno sbocco con la struttura portante della narrazione, che però è utile a restituire la percezione di quella curiosità.

Tornando al linguaggio del campo

L’incertezza sul rendimento complessivo dei bianconeri si ripercuote anche sulle prestazioni della punta gallese. In effetti, una sconfitta patita dal Verona, una vittoria casalinga contro la Roma e un match perduto contro l’Inter, con doppietta dell’ex Serena, suggeriscono che per la Juve sarà un’annata altalenante. C’è un gol di Ian Rush nel secco 3-0 contro l’Avellino, con il suo zampino anche nella prima segnatura. Qualche minuto più tardi dal vantaggio si proietta in alto per stoppare un pallone, vince un contrasto, s’invola in area e trafigge in velocità il portiere avversario. Per rivedere il suo nome nel tabellino dei marcatori del campionato, tuttavia, occorrerà aspettare il 31 gennaio e un rigore contro l’Empoli. I mesi che seguono testimoniano una difficoltà perdurante in fase realizzativa, al di là di una manciata di brillanti parentesi contro Ascoli, Napoli e Torino. È suo, infine, il sigillo nel rigore decisivo, che vale lo spareggio Uefa contro i granata. La Juve chiuderà sesta in classifica.

Liverpool e oltre

Ian Rush si congeda così dal pubblico italiano con 7 reti in campionato, per vestire i panni del figliol prodigo e fare ritorno al suo Liverpool. All’Anfield, con 346 reti realizzate, sarà il cannoniere migliore fra tutti quelli che hanno indossato la maglia rossa. Un matrimonio destinato a durare fino al 1996, prima di concedersi gli ultimi giri con le casacche di Newcastle, Sheffield, Wrexham e Sydney Olympic.

Giuseppe Malaspina giornalista con la passione per il calcio e per le storie. Scrive sul blog www.salvataggisullalinea.it. Ha collaborato con il Resto del Carlino.

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