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Love me football. I Beatles e l’amore per il Liverpool

I Beatles, ovvero un grande fenomeno di massa globale che segna un prima e un dopo di loro. Il calcio, ovvero lo sport più popolare al mondo. In mezzo il Liverpool e l'amore per il calcio dei Fab Four.
Beatles

Con la loro musica nulla fu più come prima. Assoluto fenomeno di massa mondiale, culturale e sociale, i Fab Four hanno rivoluzionato ogni regola. Dieci anni in cui si cambiò e rivoluzionò tutto. I baronetti erano la conquista di un nuovo mondo per i teen-agers. Rappresentavano la rivoluzione. Quei baronetti capaci di entrare per sempre nella musica influenzarono le masse. E il calcio per e con i Beatles non fu esentato.

I sogni nati tra Elvis e Gene Vincent

C’è un percorso lineare che scorre nella nostra vita. Ed è sempre vivo, presente.  Si chiama passione. Come la musica, non la scegli, ma ti guiderà per sempre. Intensa, altalenante, creativa. È un incrocio nella quotidianità di ogni esser umano. E il fato ne decide i destini. A Liverpool, nel 1957, il Mersey, è il fiume di uno stile. Di una rivoluzione pronta ad esplodere. In America già era avvenuto, adesso toccava l’Europa. Le leggende erano Elvis, Eddie Chochran, Gene Vincent. Nascita e reinterpretazione del rock’n’roll. Nella baia di Liverpool, i giovani musicisti ballano su Be-Bop- A Lulla o Summertime Blues. Il ciuffo è la ribellione, l’icona rockettara della middle-cass britannica. È lì sulle rive del “fiume che divide i confini” di una Liverpool che la notte raduna i giovani dello skiffle, che si conoscono John e Paul. La condivisione è il cuore di un’amicizia, lo è per motivi illogici, per una questione di pelle, di alchimia, di creatività che si incontrano. Stessi stili, stesse passioni e ovviamente stessi riff. John è il giovane leader dei Quarryman. La Liverpool dei primi anni 60′ viveva nei primi vagiti della futura British Invasion. Il rock U.K., pretendeva un suo spazio, attingeva da quello americano, ne reinterpretò lo stile attraverso le skiffle-band. La strada, i contorni del Mersey fecero sbocciare il Mersey-Beat. Non lo intuirono, ma John e Paul erano due fratelli che si erano scelti. Simbiotici musicalmente, diversi nei rapporti personali e nel carattere, ma uguali nella scrittura, nelle idee. Al St Peter di Liverpool, nacque la scintilla, era il 1957. La festa con i gruppi emergenti nelle scuole medie britanniche rappresenta una sorta di festa celebrativa per i teen-agers.
Le prime battute, i primi scambi di accordi, le loro chitarre giravano come i loro vinili e non si sarebbero mai più fermati.

Bill Harry, Epstein e il Cavern. La storia passa da Liverpool

È la storia che disegna i destini e li fa suoi. Ma ciò che consegna gli artisti alla leggenda è l’incrocio di personaggi, storie e avventure. Gli anni 60 rimarranno per sempre come i meravigliosi Sixties. Immortali, anni di cambiamento e contestazione. Ma senza la scintilla della ventura, che lega l’uomo all’arte tutto sarebbe vano. Nella storia leggendaria dei Beatles, ci sono numerose figure, che hanno contribuito a renderla tale. Quell’immortale decennio musicale che li ha portati ad esser la band più importante di sempre ha degli attori non protagonisti. John e Paul sono artisticamente perfetti. Gemelli, autori e musicisti indivisibili. Quel sogno, che nasce sin dalle scuole elementari per John, oltre i cancelli di Strawberry Field, assume varie forme e connotati. Prima c’è sempre la gavetta dei live. Il gruppo suona, urla, si muove, si forgia sui palchi tra Liverpool, Londra e Amburgo. È lì che si plasma l’anima della band, tra i live, tra le tournée. Senza mai smettere. Con la voglia di un giovane ragazzino di arrivare al successo, con molta fama.

E la band si modifica, testa, prova e cambia

Prima i Johnny e The Moondoog, poi Silver Beatles, poi The Beatles, e come ultimo The Beatles. Al loro fianco e all’interno, turnisti, musicisti che si alterneranno, come Pete Best, primo batterista e Stu SutCliffe co-leader. Suonano e hanno un successo in crescendo, sempre parallelamente.
Ad Amburgo, come The Beat Brothers collaborano con Tony Sheridan, al loro “primissimo lavoro discografico”.
Si fanno apprezzare, il nome gira, e insieme capiscono che hanno rivoluzionato per sempre la musica d’oltremanica. Come nelle migliori storie, anche i personaggi collaterali segnano il fato. Bill Harry, giovane giornalista di Mersey-Beat, giornale musicale inizia ad occuparsi con interviste della band.

Tutto cresce, in una collettiva energia positiva che li acclama

I Quarrymen, studenti liceali, adesso sono la r’n’r più in voga. A questa trama manca il regista, colui che dietro la camera coordina il tutto. In una nota catena di dischi inglese, la NME, il direttore si chiama Brian Epstein. I giovani inglesi iniziano a chiedere copie dell’album in cui comparivano al fianco di Tony Sheridan.
Epstein, diligente, arguto ed anche visionario manager capisce che quella sarà la strada del successo. L’era che cambierà la storia della musica sta per iniziare è scolpita nel 1962.
George Martin produttore discografico della Parlophone li prende sotto la sua ala protettiva. I primi singoli P.S I Love You. Lo me Do entreranno a far parte del primo album della band “Please, please me”. Il cambiamento epocale e culturale è appena iniziato.

La British Invasion, l’India e i dieci anni di musica che cambiarono il mondo

I quattro ragazzi di Liverpool sono pronti a conquistare il mondo.
John, Paul, Ringo e George, volano alla conquista dell’America. Lì proprio dove nacque il r’n’r. Una prova del nove, con gli americani storicamente diffidenti, con la puzza sotto il naso, sempre orgogliosi e fieri di una nazionalità rockeggiante a stelle e strisce.
Mai il r’n’r aveva vissuto il processo contrario. Eddie Cochran, Buddy Holly, Elvis, Chuck Berry erano coloro che invasero l’U.K.
Con i Beatles accadde il contrario, si verificò il primo fenomeno di massa, musicale e culturale che dominò e spopolò anche in America.
Era la British Invasion. Pazza, folle, spasmodica, travolgente e senza freni. Il singolo I Want To Hold Your Hand, spaccò in due gli U.S.A. I ragazzi di Liverpool aveva sdoganato tutto, stili, masse, modi di intendere e interpretare la società. Capirono poi che niente e nulla gli era precluso. Erano un volano per influenzare la moda, lo spettacolo e la comunicazione. Intuirono che loro stessi erano la rivoluzione che la gente aspettava e immaginava. E lo fecero anticipando modelli e musica.
Da Revolver, con una iconica cover cambiarono il concetto di grafica, in Robber Soul fecero scoprire alla musica l’India, si trasformarono nella band dei cuori solitari in Sgt. Peppers, annunciatori e visionari in Abbey Road del loro scioglimento.

I Beatles furono il primo fenomeno di massa globale

Influenzando i modi di vivere delle persone cambiarono ogni forma di regola. La capacità sublime e inarrivabile del duo Lennon -McCartney di comporre uno dietro l’altro capolavori assoluti fu paragonata solo al geniale Beethoven. I favolosi quattro furono un miracolo assoluto di tecnica, genialità e composizione tutti racchiusi in un solo gruppo. Un allineamento astrale che li porta ad essere ancora oggi la più grande r’n’r band della cultura e storia musicale.

Beatles

I Beatles, l’amore per i Reds e la loro passione per il calcio

God save Sir Bakhramov. L’arbitro e guardalinee più amato dagli inventori del football, che spianò la strada verso una coppa Rimet (e unica nella storia English) dopo un goal fantasma nella finale di coppa del mondo del 1966, rivela l’iniziazione criptica e controversa dei Beatles come tifosi della nazionale inglese.
Lo sport è come la storia, uno spartito in cui ruotano misteri e decisioni, che cambiano talvolta il finale. Proprio come la vita dei Fab Four, ricca di leggende e punti oscuri a cui tutti piace credere. La vittoria dei leoni inglesi, il momento d’oro del calcio britannico avvicinarono l’universo dei Beatles al mondo del football che si incrocia incredibilmente con il momento esatto dello storico goal di Hurt e con nelle orecchie ancora oggi, la voce del telecronista inglese, nel momento del goal vittoria “It’s goal! Its’goal!”, inserito come campionamento nella Anthology 3 pubblicata nel 1996.

Ci aveva pensato però anche Sir Brian Epstein a tenere a bada i quattro giovanotti di Liverpool

In riva al Mersey negli anni 60′ o eri un Toffees o un Reds. Everton o Liverpool. Pur di non deludere i fans, gli fu imposto di non schierarsi apertamente. Ma le simpatie come i sentimenti si sa, sono difficili da nascondere. A testimoniarlo è lo sciarpone bianco rosso usato nel video di “Help”, ma anche la citazione “Dig it” usata dal calciatore del Liverpool Matt Busby, inserita poi nell’album “Let it Be” o addirittura l’immagine di Albert Stubbins nella cover del capolavoro “Stg. Pepper’s and Lonely Hearts Club”. Una qualcosa più di un indizio o di un semplice omaggio, che viene confermato poi anche dall’allenatore del Liverpool Bill Shankly che aveva conservato tra i suoi affetti personali un telegramma di buon augurio per la finale di Coppa di Inghilterra del1965. Un amore rosso confermato successivamente da Lennon, che si diceva desideroso sin da bambino di indossare la maglia del Liverpool. Il duello amore-odio con McCartney si scoprì divisorio anche sul terreno di gioco. Sebbene Sir “Macca” inizialmente dimostrò di non sbilanciarsi apertamente sull’argomento calcio, successivamente dichiarò di essere un tifoso Toffes (come tutta la famiglia) per poi tornare ritornare sui suoi passi (in molti videro il gesto una scelta strategica per non deludere i suoi fans) dichiarandosi simpatizzante di entrambe le squadre di Liverpool.

Twist and Shout

Al quintetto e all’appello mancano George Harrison e Ringo Starr.
I pettegolezzi e il chiacchiericcio inglese portavano Harrison sulla sponda dell’Everton mentre il buon Ringo si dichiarò tifoso di una fantomatica terza squadra di Liverpool. Il secondo tempo della partita è riservato però ai tifosi. E spesso è la parte più emozionante e veritiera del magico mondo calcistico.
Nella celebre curva KoP dei tifosi Reds, negli anni 60′ era solito sentire un inno, su cui tutti si immedesimavano e scatenavano.
Era l’ugola urlante di John Lennon in “Twist and Shout”.
L’arbitro ha fischiato, a voi le conclusioni.

 

Sergio Cimmino Nasce a Napoli nel 1982. Collabora in ambito comunicativo, radiofonico, musicale e culturale. Da freelance lavora per testate nazionali, web tv e ha contribuito alla realizzazione di musical ed eventi.

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