Roma. Quelli dell’altro calcio

Altro calcio, stessi colori. Un viaggio emozionale dove tutto è possibile, dove il calcio va oltre lo spettacolo e insegna a tutti noi qualcosa in più. ASD Roma Calcio Amputati e ASD Disabili Roma 2000, storie di vita e di calcio di cui essere orgogliosi.
 Stefano Trippetta
Roma

C’è un calcio che non ha un grande seguito. Un calcio con un vero e proprio campionato con tanto di arbitro federale dove si gioca per vincere e stare più in alto di tutti gli altri, ma di cui pochi seguono le partite. Gli spalti sono vuoti, non esistono curve o tribune, ma solo tavole fredde e gradinate scalcagnate dove si raccoglie la gente senza distinzione di tifo. Eppure anche questi calciatori hanno una grande passione, quella di sfidarsi sopra un rettangolo di gioco al fine di portare a casa i tre punti che smuovono la classifica.

L’altro calcio

Mi riferisco al calcio dei diversamente abili, quelli che in mente hanno un solo e unico sogno, correre sulla fascia accompagnando un pallone, che fatalmente è tale e quale a quello delle grandi occasioni, dove le squadre blasonate si battono per uno scudetto o per una coppa, meglio se con le orecchie, ma che sia un cimelio con tanto di nome scritto intorno all’ambito trofeo. A partecipare alla competizione nazionale non sono tante le squadre, c’è ancora molto da fare a da lavorare affinché il capitolo inclusione diventi una concreta realtà.
Prendiamo ad esempio la città di Roma che raccoglie sotto i colori giallorossi due diverse entità sportive composte da atleti dilettanti, due diverse compagini che sfidano tutto e tutti pur di cucirsi sul petto il tricolore. Sono l’ASD Roma Calcio Amputati e ASD Disabili Roma 2000.

Roma Calcio Amputati

ASD Roma Calcio Amputati

I primi, lo dice il nome che portano, indossano la maglia giallorossa dell’A.S. Roma. La squadra unisce giovani e adulti amputati o con malformazioni alle arti. Vederli giocare è uno spettacolo, non per il fatto che siano non uguali agli altri (odio usare il termine diversi!), ma quanto per la passione e la grinta che mettono durante tutta la partita. Già vederli effettuare esercizi di riscaldamento ti fa capire quanto sia importante la posta in palio di quello che per loro è un impegno non indifferente, poi osservarli schierati a centrocampo non rimane facile distinguerli dai grandi del calcio. Concentratissimi persino nel salutare il pubblico alzando il braccio, peccato che il pubblico altro non è composto da familiari e qualche curioso. Ma veniamo alla partita, mi è capitato di vedere alcuni incontri della compagine giallorossa e notare quanta grinta mettono per ottenere il tanto sospirato successo finale. Gli scontri tra calciatori ci sono, ci sono eccome, come per altro anche qualche alzata di voce o litigio per poi ritornare ad essere amici come di solito fanno fuori dal campo di gioco. Anche loro hanno il calcio nel sangue e come sosteneva il grande Vujadin Boskov: “il calcio è calcio”.

Roma Disabili 2000

ASD Disabili Roma 2000

Da un’altra parte della Capitale, su un campo diverso dal solito c’è invece la compagine dell’ASD Disabili Roma 2000, anch’essi con addosso i colori della Roma. Qui il calcio assume regole assai diverse dalle solite. Intanto si gioca in cinque: quattro diversamente calciatori e un portiere. Cosa c’è di tanto strano? I quattro che si addannano in mezzo al campo non sono altro che atleti privi di vista, non vedenti, ciechi, e non solo, portano una mascherina sugli occhi. Soltanto chi gioca in porta è un’atleta in questo caso diverso dagli altri…Ecco che per molti parte la solita domanda che dimostra poca conoscenza di questo calcio differente, ovvero “ma come fanno a giocare a calcio se non vedono?” La risposta è una e una soltanto, giocano e giocano pure bene! Non esistono ostacoli quando la forza di volontà supera ogni barriera. Il rituale è sempre lo stesso, schieramento a centrocampo, saluto ai tifosi, che in questo caso sono qualche decina in più rispetto alla compagine degli amputati, e poi si inizia, si corre alla ricerca del pallone, sonoro per necessità. Qui le regole sono ben altre ma la sostanzia letteralmente non cambia, si gioca e ci si scontra senza però nessun tipo di cattiveria, tutt’altro, il rispetto è il protagonista assoluto. Per un breve periodo ho frequentato la squadra dei non vedenti partecipando persino, come spettatore, e tifoso a partite di campionato della massima serie. Alcuni anni fa, si sono svolti i campionati europei proprio a Roma. Ho visto gente giocare alla grande, professionisti che hanno dato il meglio tanto da sembrare giocatori “normali”. Quello che ritengo opportuno ricordare è la tanta emozione che aleggiava sugli spalti da parte dei tifosi, venuti da ogni parte d’Europa a sostenere la propria nazionale tra parenti e amici, ma soprattutto tifosi. Sensazioni difficili da dimenticare.

Altro calcio, stessi colori

Stavolta sono uscito fuori dal calcio che “conta” per parlare di un calcio diverso dal solito. Non ci sono stadi gremiti, né bandiere, né tantomeno cori come non ci sono scontri tra tifosi, la violenza non è di casa, qui si gioca e basta, le maglie sono sudate. Il mio umile consiglio che posso rivolgere è quello di trovare, quando la squadra del cuore non gioca per la sosta del campionato, tempo per andare a vedere, e sostenere i colori giallorossi, anche qui… la Roma c’è!

 

 

 

Stefano Trippetta 66 anni, romano. Scrittore non per vocazione ma solo per passione rivolta alla città che fortunatamente mi ha voluto, scelto e cresciuto. Attraverso il filtro di una buona memoria sono riuscito a dividere questa grande madre: da una parte la Roma del cuore, la Lupa, tatuata con orgoglio; dall'altra quella razionale legata a ogni tipo di cambiamento, atteggiamento, costume.

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