Quella racchetta che spezzò l’incantesimo

Lo sport, i genitori e i figli. Le passioni degli uni sugli altri, i desideri degli uni per gli altri. Un percorso in equilibrio tra aspirazioni, sogni che cambiano e vite che crescono. Un percorso che può avere una sola regola, l'ascolto e il rispetto. Proprio come in questa storia minuta, una storia di vita personale che parla a tutti.
 Carola Luccarelli
tennis

Vorrei partire dalla fine, che in fondo è solo l’inizio perché, come dice Italo Calvino, in ogni storia che noi raccontiamo, c’è un seguito, ma specialmente un prima. Tutto inizia, anzi finisce con una racchetta da tennis rotta in campo, una ragazzina di 15 anni che piange di rabbia e una mamma che capisce di avere davanti a sé la donna che sarà tra poco, testa pensante, libera e forte, e che non può sottomettersi ad un impegno che non nasce da lei, ma da tutto quello che ha sempre sentito per anni. La mia bambina aveva pochi anni, con entusiasmo mi seguiva nei campi da tennis e trovava sempre il tempo per andare ad allenarsi. Spesso lo faceva rinunciando ad altre cose, ma ancora di più lo faceva per consuetudine. È vero, si trovava bene in un ambiente confortevole, per me, e non solo, il circolo più bello di Roma con tanta storia del tennis sulle spalle. Tutti la adoravano e vedevano in lei il carattere che ha sempre manifestato. Lo vedevano gli altri e lo vedevo anche io che, nel frattempo, guardavo però anche altro che mi accadeva sotto gli occhi.

Figli, nonni e nipoti

Mio figlio, suo fratello più grande, si liberava del tennis con la naturalezza del suo carattere e con la quale già allora guardava alla vita. Senza tanti scossoni o patemi d’animo. Era andato in Inghilterra per imparare l’inglese e perfezionare il suo tennis ed era tornato con qualcosa di più d’inglese, non tantissimo, ma anche portandosi dietro una nuova passione. Il football americano era entrato nella sua vita, messo fuori campo il resto e lo avrebbe portato per ben due volte al titolo nel campionato juniores. Poi c’era Matteo, amico d’infanzia dei miei figli, che con entusiasmo e passione si era avvicinato tardivamente al tennis, dopo un’infanzia giocata a calcio. Matteo con nonno al seguito. Uno di quei nonni mitologici, bocca chiusa per non soffrire davanti alla partita del nipote, braccia forti per abbracciare, patente e macchina per portarli ovunque, anche nell’impianto più sperduto, ad affrontare tornei che per loro sono come il Roland Garros. Ecco, il nonno di Matteo si trovava spesso accanto al campo di mia figlia, felice di stare là a soffrire.

Mia figlia invece no

Lei invece le partite le soffriva, non erano lo sfogo e il riconoscimento del suo impegno e quindi anche con i risultati migliori la sua felicità era velata.
Era la mia felicità che la illuminava? Si, forse era questo.
Quando ruppe quella racchetta da tennis, ecco quello fu il momento in cui capii, capimmo che il carattere si forma e si tempra su passioni proprie, su proprie convinzioni. Con il piglio di una ragazza e con ferma convinzione da donna, disse: “Basta, non voglio più vivere la mia vita intorno ad un campo da tennis”. Tornammo a casa tutte e due molto più serene, lei libera e forte, io per la prima di tante altre volte, dietro a questa bella figlia, che lotta e vince su molte cose per merito suo. Forse anche un po’ mio per aver capito.

Un grazie che vale tutto

Mia figlia mi ringrazia ancora per averle insegnato ad amare lo sport. Poco tempo fa, ormai studentessa universitaria, insieme sui campi da sci, vedendo una mamma che portava i suoi cuccioli piccolissimi sulle piste, mi disse quello che mi ha ripagato di tutto: “grazie mamma, per tutte le fatiche che hai fatto, scarrozzandoci e portandoci anche di peso. Grazie a te amiamo lo sport. Però quello che abbiamo scelto noi.”

 

Carola Luccarelli classe 1964, laurea in giurisprudenza e una boutique che ancora la diverte, appassionata di tennis da giocatrice e spettatrice, scrive con passione per ritrovare se stessa nei momenti di relax. Il suo sogno quasi realizzato è fare il Grande Slam da spettatrice di tutti e quattro i maggiori tornei tennistici.

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