Livorno. Fino all’ultimo minuto

Mare e porto, fatica, cuore e muscoli. Calcio dal basso, di lotta e di partecipazione, i miti di Igor Protti e Cristiano Lucarelli. E poi la musica con la struggente disillusione di Piero Ciampi e l'anima combattiva della Banda Bassotti. Livorno come insieme di anime e destini. Livorno colorata solo di amaranto.
 Sergio Cimmino
Livorno

Le città di mare, che fanno pensare. In quel pensiero, così libero, multietnico e multiforme, Livorno è l’ultimo minuto, come canterebbe il poeta e cantautore Piero Ciampi, un faro di luce, socialità e umanizzazione, che sin sua nascita, si è sempre discostata dalle divisioni, sociali, di potere e di razza. I quattro mori, simbolo della città portuale, guardano verso un orizzonte pregno, e da sempre figlio di autonomia, culturale e popolare. Come un’isola, ma fatta di piccoli canali, in cui geni come Modigliani, fanno rima con un’anima operaia, che si plasmò nella composizione del partito comunista italiano e che, incredibilmente, si mescolano ai ritmi ska-punk della Banda Bassotti. Un iconico pugno nell’occhio, come la distorsione ironica e geniale del suo Vernacoliere, e che incarna ancora oggi l’anima di un “calcio dal basso”, dove i miti sono Cristiano Lucarelli e l’indimenticabile Igor Protti.

Livorno Protti
(Igor Protti)

Amaranto, una città e un ideale

La fatica, nel cuore e nei muscoli. Quella stessa, che imbraccia le mani e la fronte di sudore, del mito Ercole Labrone. Un’impresa, terrena, contadina, operaia, di bonificare una “terra promessa”. Dalla fatica, secondo la leggenda, si formò l’agglomerato e borgo di Livorno. Compatta nel cuore, piccola e resiste, seppur ricca di dominazioni, riuscì sempre a definirsi autonoma. Un’indole, che la consegnò alla storia con le “leggi livornine”, e soprattutto la trasformò in un porto di mare di caratura internazionale. Nella sua anima, si mescolavano corpi e lingue, gestualità e popoli. Sempre e da sempre, multietnica, capitale per antonomasia della compartecipazione e della diversità. Una visceralità, che diventa unica anche nella sua architettura e conformazione, come l’incredibile perimetro pentagonale disegnato dal Buontalenti. Nella sua atavicità risiede il suo istinto ribelle e popolare, tratto distintivo che passò alla storia con la nascita del partito comunista nel 1921. Rossa nel sangue, o per meglio dire amaranto, come il legame con la sua squadra di calcio, dove il pallone rappresenta un ideale di lotta, ma soprattutto di partecipazione.

Livorno Piero Ciampi
(Piero Ciampi)

Da Piero Ciampi alla Banda Bassotti

Gli artisti a volte si incarnano come un tramite verso il cielo, sono fatti di passione, amore e illusioni. Due anime labroniche, seppur di carattere opposte, rappresentano due facce distinte dell’esser livornese. Una disillusa, che proviene dal mare, che ha nelle sue mani i versi del poeta e dal cuore girovago, l’altra combattiva, proletaria e che lotta a muso duro. Ciampi, poeta, scrittore, un viaggiatore della canzone, che paradossalmente si imbarca oltralpe, per avere un giusto riconoscimento. Nelle sue rime, si identificherà come Piero Litaliano, nome e gioiello recuperato cinquant’anni dopo, amato in modo non congeniale, a volte dimenticato, ha con la sua terra livornese un rapporto materno, ma crepuscolare, tra cadute e ripartenze. Nella sua profondità, a tratti oscura, malinconica, c’è una scrittura di pezzi riscoperti, come “Il Vino” o “L’amore è tutto qui”, in cui vivono molteplici sfaccettature. Come dirà il suo amico Gian Franco Reverberi “un poeta che si poteva amare e odiare”. Nei suoi modi e nel suo vivere, si ritrova una dolcezza amara, tagliente, che al contempo lo renderà artista amato da Milva, Paoli e anche Ornella Vanoni. È come se lo vedessimo ancora lì, nel porto della sua Livorno, solitario, anarcoide, a combattere con le sue avventure. Nella città operaia, pregna di sangue amaranto, la Banda Bassotti rappresenta il valore del contro potere. Una filosofia ska, che nasce nel 1987, e viaggia, tra autonomia e curva. Il calcio è sinonimo di identità, e si mescola ai cuori ultras, delle vecchie e indimenticabili BAL, Brigate Autonome Livornesi. Due esempi, iconici, in cui si mescola l’anima di una città sempre “combattiva”, dove le mescolanze sono ricchezze e le disuguaglianze vengono azzerate. Un avamposto solitario, che si distingue dalla globalizzazione post-moderna, sempre, fino all’ultimo minuto, come nella vita e nel calcio.

Sergio Cimmino Nasce a Napoli nel 1982. Collabora in ambito comunicativo, radiofonico, musicale e culturale. Da freelance lavora per testate nazionali, web tv e ha contribuito alla realizzazione di musical ed eventi.

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