Raffaella Carrà, quando la libertà faceva rumore

Raffaella Carrà, artista completa, prima showgirl moderna che nessuna riuscirà ad eguagliare, ma soprattutto protagonista del costume italiano
raffaella carrà

È vero.
Noi raccontiamo storie di sport e si potrebbe dire che con lo sport non c’entra nulla, ma come fai a non parlarne.
Come fai a non parlare di Raffaella Carrà.

Raffaella Carrà debutta in televisione nel 1961 per non uscirne più e attraversare sessanta anni di vita, costume e spettacolo italiano.
Cosa più importante, valore che oggi a guardarsi intorno sembra disperso, lo ha fatto con garbo.
Negli anni in cui avrebbe potuto permettersi qualunque forma di divismo, non ne ha mai approfittato e si è tenuta lontana dall’eccentrico protagonismo che, a seguire, sarebbe diventato invece la firma pacchiana di tanti colti da improvviso, e spesso, meteorico successo.

Raffaella Carrà ha accompagnato l’adolescenza di noi boomer, ci ha fatto sognare un po’ tutti con ombelico scoperto, caschetto biondo e colpi di testa, ma quello che allora non sapevamo è che così facendo stava cambiando anche un po’ l’Italia.
Di fatto, la libertà è passata anche da lì.

Raffaella Carrà interpreta per prima la showgirl moderna, artista completa capace di cantare, ballare con coreografie complesse, condurre e recitare. A ben vedere, forse, nessuna dopo di lei è stata così artisticamente completa.
Una carriera straordinaria la sua; grande successo in Italia e in Spagna, dischi d’oro e di platino, affetto immenso da parte del pubblico e una vocazione a cantare di amore rompendo schemi e categorie con una semplicità maestra, capace com’era di cantare senza volgarità di amore libero, passione e desiderio.

E se poi vogliamo parlare di sport inteso come attività fisica, allora provate, provate a immaginare l’allenamento ginnico necessario per le sue coreografie acrobatiche.
Sono sicuro che se ci riuscirete, non avrete difficoltà a chiamarle arte.

Inutile dilungare raccontando oltremodo i suoi innumerevoli successi, le sue canzoni e i suoi programmi, facile trovarne in rete e ognuno potrà scegliere quello che preferisce.

Qui la ricordiamo con una canzone del 1974.
L’Italia era quella che aveva riscoperto la bicicletta, non per moda, ma per quell’austerity che tinse di grigio la prima metà degli anni settanta, quegli stessi anni che si andavano a macchiare di rosso per il sangue del terrorismo.
Nel 1974 la libertà era anche il caschetto biondo senza lacca di Raffaella Carrà.

Nel 1974 la libertà in Italia faceva Rumore.

Marco Panella, (Roma 1963) giornalista, direttore editoriale di Sportmemory, curatore di mostre e festival culturali, esperto di heritage communication. Ha pubblicato "Il Cibo Immaginario. Pubblicità e immagini dell'Italia a tavola"(Artix 2015), "Pranzo di famiglia. Una storia italiana" (Artix 2016), "Fantascienza. 1950-1970 L'iconografia degli anni d'oro" (Artix 2016) il thriller nero "Tutto in una notte" (Robin 2019) e la raccolta di racconti "Di sport e di storie" (Sportmemory Edizioni 2021)

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