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Ayrton Senna. Quel giorno a Imola

Ayrton Senna. Quel giorno a Imola Iolanda Pozzi era in tribuna. Ha letto il nostro articolo e ha voluto inviarci le sue emozioni del momento, vive ancora oggi. Una testimonianza che volentieri pubblichiamo.
Ayrton Senna

D’estate quando  andavo dalle zie vicino a Maranello, respiravo pane e Ferrari, oltre a prosciutto e un po’ di Lambrusco.
Imola. Tribuna della Acque Minerali…Un sogno che si avvera per me che ho sangue emiliano e cugini che lavoravano in Ferrari fin dalla sua fondazione. 
Il 1° Maggio del 1994 ci alziamo all’alba. Roma Imola attraverso la E45/ Orte Cesena.

Arrivati a Forlì –Faenza ci rendiamo conto che per arrivare ad Imola ci sarà una fila, rischiamo addirittura di non arrivare per l’inizio gara.
Prendiamo una strada laterale verso Faenza, vedo un contadino, lo fermo gli chiedo la strada per andare ad Imola senza passare per la superstrada. Mi guarda, lo guardo. Capisco che devo attingere al mio dialetto emiliano e a quel poco che ricordo. Funziona. Mi risponde dandomi indicazioni precise e preziose. Arriviamo anche in largo anticipo.

Vado a mille. Sono ad Imola per il Gran Premio di S. Marino, con la Ferrari c’è Berger e tifo per lui, Alesi sostituito da Larini, ma c’è anche il mio idolo che gareggia per la Williams-Renault: Ayrton Senna.
Le prove sono state difficili e listate a lutto per la morte di Roland Ratzenberger, il pilota austriaco della Simtek.

In tribuna tutto attorno a me è rosso Ferrari .
Io no, non ho comprato nulla di rosso mi basta e avanza essere lì.
Inizia la corsa, gli altoparlanti fanno la radiocronaca, si esulta, si sbuffa quando i sorpassi non sono favorevoli.

Improvviso un boato, terribile, vedo fumo o polvere non so, tutto rallenta il cronista parla di un incidente, un impatto forte e forse grave non si sa chi sia coinvolto. Entra la safety car. Un attimo ancora e il cronista abbassa la voce e dice un nome: Ayrton Senna.
I
l mio cuore in festa pazzo di gioia rallenta e sento scendere, lente, le lacrime.
Sono fatta così. Di quanto fosse grave l’incidente nessuno sapeva ancora nulla, ma lui era Ayrton.

Mentre io sto così male altri intorno a me si alzano in piedi festanti e si abbracciano.
Non mi piacciono quei tifosi, non si esulta quando c’è un incidente anche se questo favorisce la tua squadra, un tifo che non condivido e non capisco.

Non mi piace più l’autodromo, non mi piace la corsa.
Ci guardiamo mio marito ed io e ci alziamo, ci siamo capiti subito; la corsa per noi finisce lì, tra le mie lacrime e quegli abbracci fuori luogo.
Uscendo sentiamo che Ayrton Senna è già in elicottero in volo verso Bologna.
Siamo gli unici spettatori ad uscire.
Decidiamo di ritornare a Roma.
Volevamo restare a dormire per andare il giorno dopo a Ravenna, ma le brutte sensazioni fanno cambiare idea su tante cose e noi cambiamo il nostro programma.
Lungo la strada, tra le colline ci fermiamo in un bar di paese a bere qualcosa, è una giornata calda.
La radio dice che Ayrton Senna, ricoverato al S. Orsola, è grave.
Ci rimettiamo in auto e nessuno parla, ogni tanto accendo la radio e la notizia non tarda ad arrivare: Ayrton Senna è morto.
Una lama entrata sotto il casco ha spezzato il suo filo della vita.

I greci dicevano che gli Dei onorano gli Eroi chiamandoli ancora giovani accanto a loro. 
Non ho mai capito il loro egoismo.
E oggi, dopo 28 anni, parlo e scrivo di Ayrton Senna con la stessa emozione di allora.
Oggi, dopo 28 anni, Ayrton Senna
mi manca ancora

 

Iolanda Pozzi sugli spalti delle Olimpiadi giovani e romantiche di Roma 1960

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