Il cuore batte più forte, le mani stringono salde l’impugnatura della mazza, la buca è lontana, bisogna calcolare bene l’intensità del colpo e la direzione, un ultimo respiro profondo e via: ace!
Ma è il momento di svegliarsi, tutto questo è un sogno.
Questo si deve essere ripetuto per anni Francis Ouimet, americano del Massachusetts, classe 1893, nato in una famiglia di immigrati di umili origini.
Ma quello che Francis non sapeva è che per lui il destino aveva altri piani e che lo avrebbe fatto diventare il padre del golf amatoriale americano.
Una casa, un destino
Francis è solo un bambino quando la famiglia Ouimet si trasferisce in una piccola città, Brooklyne nel Massachusetts, in una casa con una posizione invidiabile: proprio davanti la buca 17 del golf club cittadino.
È così che Francis cresce riempiendosi gli occhi di quegli sterminati campi verdi dove gentiluomini vestiti in maniera elegante fanno ondeggiare mazze di ferro che lanciano palline bianche. Accanto a loro ragazzi proprio come lui.
La suggestione è forte e Francis si innamora di quello che vede, ne comprende l’eleganza, ne subisce il fascino assoluto e si convince che in qualche modo riuscirà a trovare il suo spazio in quel mondo fatto di giacche di lana e guanti di pelle.
Il problema, però, non gli sfugge
Siamo a inizio Novecento e il golf è uno sport che possono permettersi solo gentleman aristocratici, impossibile anche solo immagnare che uno come lui , che vive in uno stato di semi povertà, possa avvicinarsi ai loro club esclusivi.
Ma Francis Ouimet non è uno che si arrende facilmente.
A soli 9 anni inizia a lavorare come caddie nel club davanti casa, ruba con gli occhi tutto ciò che vede per poi tornare a casa e replicare con oggetti domestici, come cucchiai di legno e pentole, quello che durante il giorno aveva visto fare dai gentleman suoi “datori di lavoro”.
Francis Ouimet è un autodidatta, anche se è difficile pensare che avesse chiaro il senso della parola; semplicemente, lui insegue la sua vocazione.
Harry Vardon
Negli stessi anni Francis Ouimet incontra ad una fiera cittadina Harry Vardon, golfista professionista inglese, campione di 6 U.S. Open, record ancora oggi imbattuto.
Francis riesce a scambiare qualche parola con lui ed è un’emozione.
Nessuno dei due può immaginare che da lì a qualche anno s’incontreranno di nuovo. Nessuno dei due può immaginare come.
Francis Ouimet e Harry Vardon tra l’altro avevano in comune più di quanto potessero pensare. Anche Vardon veniva da un contesto sfortunato e anche lui, considerato un outsider che non poteva permettersi di giocare, dovette combattere per entrare nel mondo del golf. Uomo malinconico, Vardon, che dovette sempre dimostrare più degli altri di meritarsi il posto sul green, perché il talento vale più del posto da cui veniamo.
Francis lascia il golf. Forse.
Francis Ouimet partecipò ai campionati scolastici statali, vincendoli praticamente tutti, ma durante il primo anno di liceo, il padre lo spinse ad abbandonare il sogno di diventare un golfista professionista perché, così sosteneva, doveva trovare un futuro più saldo su cui fare affidamento.
Con il cuore spezzato, per un po’ Francis lavorò come operario, poi si riavvicinò al golf lavorando come commesso in un negozio di articoli sportivi, ma ormai era convinto che la sua carriera fosse ormai finita e che fosse destinato ad una vita da mediano.
Elementare Watson!
Il destino, però, a volte mischia le sue carte.
Un certo giorno Robert Watson, il presidente della United States Golf Association, entra nel negozio dove lavora Francis. Per qualche caso misterioso Watson che si ricorda di lui, di quando faceva il caddie e anche delle sue vittorie scolastiche, lo invita a partecipare alla competizione più importante che ci sia nel mondo dei fairway, lo U.S. Open, che quell’anno si sarebbe disputato proprio nel golf club di Brooklyne.
Mr. Francis Ouimet, amateur
I campi che lo avevano visto bambino, ora lo accoglievano di nuovo come Mr. Ouimet, ultimo arrivato e amateur su cui nessuno avrebbe scommesso, ma che qualcuno tiene d’occhio, se non altro perché anche il ruolo dell’outsider ha un suo fascino sportivo.
In effetti Francis Ouimet, gareggiando contro campioni del calibro di Ted Ray, già vincitore di due US Open, e dello stesso Harry Vardon, anche lui cresciuto, ma con la stessa tristezza che Francis gli aveva letto negli occhi anni prima, si dimostra subito un avversario temibile.
Francis Ouimet riesce a battere tutti gli altri partecipanti al torneo, arriva a disputare la finale proprio contro il suo idolo Vardon, colpo dopo colpo riesce a batterlo e vince così il suo primo U.S. Open.
Francis Ouimet fu il primo amateur a vincere nella storia del golf, vittoria che segnò anche la reputazione dei due campioni inglesi che in quel momento erano considerati i più grandi giocatori al mondo.
Una storia esemplare
La carriera di Francis Ouimet continuò a lungo e lo vide diventare anche primo capitano americano del Royal and Ancient Golf Club di St. Andrews.
L’incredibile storia di un giovane sfortunato, ma con un grande sogno, è diventato anche un film Il più bel gioco della mia vita, pellicola di Bill Paxton del 2005, con Shia Labouf nei panni di Ouimet e Stephen Dillane nel ruolo di Vardon, tratto dal romanzo The greatest game ever played di Mark Frost.
C’è da dire che se è indiscutibilmente vero che il cinema sia la fabbrica dei sogni, a volte la realtà lo supera.
La storia esemplare di Francis Ouimet lo ricorda a tutti.