Il 22 gennaio del 1926 in una pagina interna taglio basso del Corriere della Sera comparve un breve necrologio: «In una casa di salute di via Lamarmora è morto ieri sera Umberto Meazza, socio fondatore dell’Unione Sportiva Milanese e uno dei pionieri dello sport calcistico italiano». Niente di che. Ma quelle poche parole non rendono il giusto merito a un uomo scomparso a soli 46 anni, che in realtà fu una figura di grande rilievo nella protostoria del football nostrano e che in effetti merita di essere ricordato per più di un motivo.

Il primo CT della Nazionale
Originario di Casteggio in provincia di Pavia, laureato in legge ma avvocato solo part time, commerciante di vini, ex ginnasta alla Ginnastica Mediolanum, ex giocatore nell’Unione Sportiva Milanese, ex alpinista, Meazza (nessuna parentela con il grande Peppino) è passato alla storia calcistica per essere stato il primo CT della nazionale italiana. Fu infatti lui a organizzare due partite di preparazione tra “probabili” e “possibili”, al termine delle quali stilò la prima lista dei convocati fra i quali vennero scelti gli undici che scesero in campo nella prima partita ufficiale dell’Italia.
Italia-Francia 1910
Gli azzurri, che a dire la verità in quella prima uscita indossarono una maglia bianca, il 15 maggio 1910 all’Arena di Milano si imposero per 6-2 sulla Francia di fronte a 4.000 spettatori entusiasti. E non fu una presenza effimera quella di Meazza sulla panchina della Nazionale, dal momento che in totale, negli anni a cavallo tra il 1910 e il 1924, ricoprì il ruolo di CT per ben 32 volte.

L’arbitro
L’altro decisivo ruolo avuto da Umberto Meazza fu quello di arbitro. Intanto va detto che fu lui a dirigere il 24 aprile 1910 lo spareggio-scudetto Pro Vercelli – Inter che si concluse 10-3 per gli interisti, consegnando ai nerazzurri il primo scudetto della loro storia. Poi è importante mettere in evidenza che fino ad allora gli arbitri erano spesso persone non qualificate a svolgere quel ruolo, scelte quasi a caso tra i partecipanti agli eventi sportivi, il che rendeva difficile garantire il rispetto delle regole. In quegli anni il giovane movimento calcistico italiano era in crescita, aumentavano i praticanti in campo, gli appassionati sulle tribune e l’interesse della stampa. Non si poteva andare avanti così.
Il pioniere
A Umberto Meazza va riconosciuto il merito di essere stato tra i primi a capire che se il calcio italiano voleva essere preso sul serio era venuto il momento di codificare la figura dell’arbitro e così nel 1911 diede un contributo decisivo alla fondazione dell’Associazione Italiana Arbitri, della quale, non certo a caso, fu eletto primo presidente.